Con Londra in ritirata si configurano nuove opportunità e sfide per le capitali economiche europee ed anche il capoluogo lombardo è in corsa per attrarre il business post-Brexit.
6/12/2016 - L’incertezza domina i mercati, e la relocation sarà determinante per molte imprese con sede nel Regno Unito: la fuga dei professionisti è già iniziata ed anche alcune istituzioni iniziano a pensare di abbandonare la capitale inglese.
Parigi e Francoforte si propongono come eredi legittimi del Vecchio Impero, dotati di infrastrutture, economie e l’esperienza necessaria per gestire i flussi economici in fuga da Londra.
Ma Milano non è da meno: 1/5 del PIL italiano viene prodotto in Lombardia e nel 2015 sette delle dieci aree più ricche d’Italia erano situate nella regione (fonte Il Sole 24 Ore).
L’area urbana conta circa 1,3 milioni di abitanti, vanta 3 aeroporti e dista 7h di treno da Parigi e Francoforte e 4h da Ginevra.
Il nuovo sindaco meneghino, Giuseppe Sala, ha interpretato l’esito del referendum britannico come un’opportunità unica da cogliere al volo. Lo stesso ha difatti proposto una tax-free-zone, per incentivare l’afflusso di investitori.
Il progetto del sindaco è sostenuto fortemente dal Primo Ministro dimissionario Matteo Renzi, che ha da tempo in programma di ospitare la sede dell’Autorità bancaria europea (EBA) e dell’Agenzia europea per i medicinali (MEA) attualmente posizionate a Londra.
Milano è già l’hub finanziario italiano ed è inoltre sede di Borsa Italiana e dell’Università Bocconi, riconosciuta fra le eccellenze universitarie europee, che garantisce la formazione di talenti nell’ambito economico-finanziario da cui attingono le imprese.
Appare ultroneo rammentare la storica presenza dei quartier generali dei luxury brands così come delle imprese italiane di maggior successo (Luxottica, Pirelli per citarne alcune). Ma la città non è solo finanza, con il salone del mobile e la crescente scena del design il comparto della creatività continua ad attrarre e generare profitti.
Milano è stata la terza città più visitata d’Italia nel 2015 con 21milioni di visitatori (grazie soprattutto all’Esposizione Universale). EXPO ha difatti spinto un potenziamento infrastrutturale culminato con l’apertura di una terza linea metropolitana.
In un’intervista al Financial Times, Davide Dattoli, cofondatore di Talent Garden ha dichiarato che in seguito all’esito del referendum britannico ha ricevuto dozzine di email di Italiani emigrati a Londra che intendono ritornare in patria e specificatamente a Milano. Inoltre, ha riportato l’interesse di numerose start-up, maggiormente asiatiche, che avevano pianificato un trasferimento a Londra, ma che adesso considererebbero Milano.
Ma non dimentichiamoci che siamo pur sempre in Italia: solo il 34% degli italiani è in grado di sostenere una conversazione in inglese (in Olanda la percentuale sale al 90%!). La giustizia è lenta, la pressione fiscale ed il costo del lavoro scoraggianti. Deterrenti notevoli per le imprese interessate ad investire.
Nonostante la forte propensione al business del capoluogo lombardo resta ancora molto da fare prima che gli investimenti inizino a piovere come auspicato.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Giuseppe Bellavia, partner RBM Studio Legale Associato, redazione@exportiamo.it
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