Il Regno Unito del nuovo primo ministro conservatore Theresa May non ha ancora avviato le procedure per la formalizzazione della Brexit ma, nel frattempo, sta già pensando a come evitare che l’abbandono del “Vecchio Continente” provochi una emorragia di capitali stranieri.

Per questa ragione l’ex segretario di Stato per gli affari interni ha recentemente dichiarato - in un discorso pronunciato dinanzi agli industriali britannici - di voler far scendere ulteriormente la corporation tax che, dall’attuale 20%, è già previsto scenda fino al 17% entro il 2020.

La corporation tax è l’imposta sulle società del Regno Unito applicata:

  • sugli utili realizzati da società e associazioni che sono residenti sul territorio britannico ai fini fiscali;
  • sugli utili delle stabili organizzazioni di società e associazioni non residenti nel Regno Unito ma che svolgono un’attività commerciale nell’UE.

Nelle intenzioni dell’esecutivo vi è dunque quello di trasformare il Paese in un vero e proprio paradiso per le imprese, diventando di fatto la nazione con la più bassa tassazione per le imprese all’interno del G20.

Attenzione però perchè se la May vorrà mantenere la promessa la corporation tax dovrà calare fino a sotto il 15% a cui il neo Presidente americano Trump ha promesso di far arrivare l’imposta sulle imprese a stelle e strisce. 

La May ci ha anche tenuto a sottolineare che vede “grandi possibilità per la Gran Bretagna fuori dall’Ue” o forse, più semplicemente, sta tentando di rassicurare gli investitori internazionali per rendere, quello che si preannuncia essere un lungo addio all’Europa, il meno traumatico possibile per i suoi connazionali.

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