In molti, fra esperti ed analisti politici sostenevano che passare dal primo Presidente nero ad un Presidente intollerante, sessista e che nutre una sincera ammirazione nei confronti di personaggi del calibro di Mussolini, Saddam e Gheddafi sarebbe stato probabilmente troppo anche per quello che è da molti considerato come uno dei Paesi più razzisti ed imprevedibili al mondo.
Ma, come si dice, never say never perchè in fondo this is America, il Paese dove tutto è possibile. Non è infatti un segreto che negli States convivano tendenze opposte e contradditorie in cui progressismo e conservatorismo si mescolano in un’eterna lotta in cui è sempre arduo stabilire il (temporaneo) vincitore.
Trump, dopo una lunghissima notte in attesa dei risultati, è dunque ufficialmente il 45esimo Presidente degli Stati Uniti d’America e, nonostante non siano stati conteggiati ancora tutti i voti la vittoria appare netta ed insindacabile. Una vittoria che si trasforma in un’enorme debacle sia per tutti i media occidentali che si erano schierati quasi unanimemente a sostegno della candidata democratica sia per tutti i sondaggisti che fino a solo poche ore fa davano per certo il ritorno di un Clinton alla White House.
La lunga campagna elettorale
In realtà ad un certo punto della lunga ed estenuante campagna elettorale, iniziata ufficialmente lo scorso 1 febbraio con i caucus tenutisi in Iowa, tutti i sondaggi davano come favorito l’imprenditore repubblicano che però da quel momento in avanti è incappato in una serie di clamorose gaffe.
Quella decisiva sembrava però averla commessa quando, con tutta probabilità, l’idea di candidarsi alla Presidenza degli States non aveva ancora mai sfiorato i suoi pensieri. Nel lontano 2005 aveva infatti usato frasi irripetibili ed altamente offensive nei confronti delle donne in un video che il Washington Post ha reso pubblico all’inizio di ottobre scatenando una vera e propria bufera a tal punto che, per qualche ora, è sembrato addirittura plausibile un ritiro del tycoon dalla corsa presidenziale.
E’ pur vero che ad aumentare le possibilità di vittoria di Trump è stata la stessa Hillary Clinton, una candidata identificata da molti cittadini americani come espressione dei poteri forti e che, per questa ragione, si è dovuta scontrare con la diffidenza di una larga fetta di popolazione, un’America profonda che in lei non ha visto alcun segnale di cambiamento o potenziale novità.
Il voto americano è dunque da leggersi anche (ma non solamente) come l’espressione della volontà dei cittadini americani di dare un calcio, di spazzare tutto ciò che è percepito come estabilishment. A nulla è quindi servito il forte sostegno del Presidente uscente Obama, delle star e del mondo dell’informazione incapaci di parlare alla pancia degli elettori a stelle e strisce.
Le reazioni dal mondo
I mercati, che hanno vissuto questi lunghi mesi di campagna elettorale sulle montagne russe, hanno già iniziato a brontolare, con i maggiori listini che in queste ore stanno segnando cali significativi.
A livello europeo uno dei parametri che sembra soffrire maggiormente è lo spread tra Btp italiani e Bund tedeschi, in crescita oltre i 165 punti base.
E’ interessante rilevare che, per quanto riguarda il Belpaese, gli italiani, se interpellati (secondo un sondaggio condotto da Demos & Pi), avrebbero in larga maggioranza (77%) accordato il loro consenso alla ex First Lady piuttosto che al controverso candidato repubblicano (11%).
La classe politica del Belpaese era invece molto più divisa rispetto alla società civile e mentre il premier Matteo Renzi non poteva non schierarsi apertamente con l’erede naturale di Obama (anche in ragione del recente sostegno incassato sulla battaglia referendaria), il leader della Lega Matteo Salvini si era apertamente pronunciato a favore di Trump mentre il M5S, smentendo la sua fama di forza politica inesperta, ha mantenuto fino alla fine una posizione di estrema prudenza e neutralità.
Quali conseguenze per il Made in Italy?
La redazione di Exportiamo.it, in questi mesi, ha voluto seguire a modo suo le elezioni negli Stati Uniti compiendo un lungo viaggio di approfondimento fra i 50 Stati a stelle e strisce – dal Texas all’Alaska, dalla California fino a New York – al fine di coglierne le caratteristiche peculiari ed evidenziare le principali opportunità di business che ciascuno di essi offre al mondo delle imprese.
Gli Stati Uniti rappresentano infatti il principale partner commerciale dell’Italia al di fuori dell’Ue ed il terzo Paese di destinazione delle esportazioni italiane: è quindi di assoluta importanza per le nostre imprese guardare allo “stato di salute” dell’economia statunitense.
I prodotti Made in Italy possono infatti vantare un elevato appeal nei confronti dei consumatori americani, soprattutto quelli di fascia medio-alta, che si dimostrano sempre più esigenti in termini di qualità, gusto ed innovazione, caratteristiche che di certo non mancano alle produzioni nostrane.
Certamente il trionfo di Trump potrebbe portare qualche turbamento nelle relazioni commerciali fra i due Paesi in ragione della volontà più volte ribadita del tycoon americano di mettere in campo politiche isolazioniste sia a livello economico che militare.
Le prime parole di Trump sono state tuttavia molto più placide dei toni incendiari usati nei comizi: “Voglio dire alla comunità internazionale che metteremo sempre gli interessi dell’America dinanzi e ci comporteremo in maniera giusta con le altre nazioni. Lavoreremo con tutte le nazioni che saranno disponibili a lavorare con noi: l’America non si accontenterà più di nulla che non sia il meglio. Dobbiamo rilanciare il destino del nostro Paese, il suo grande sogno, con coraggio e audacia”.
La speranza per le nostre produzioni è che il trend di crescita del nostro export verso gli Stati Uniti (+25% nel 2015) prosegua anche durante la Presidenza Trump senza essere influenzato dal (probabile) allontanamento fra Europa e USA che potrebbe materializzarsi nei prossimi anni.
Qualcosa, comunque, sta già cominciando a muoversi nello scacchiere internazionale. A confermarlo è il nuovo corso che potrebbe aprirsi con Vladimir Putin, l’altro grande vincitore di queste elezioni, che si è affrettato ad inviare le proprie congratulazioni al neo Presidente americano.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
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