E’ un’opportunità reale per le aziende che costituiscono la vera ossatura del paese?
Siamo ormai entrati nell’epoca dell’internet delle cose ed anche in Italia - che generalmente arriva (purtroppo) con leggero ritardo rispetto all’innovazione tecnologica degli altri Paesi, comunitari e non – si è cominciato ad affrontare il tema in modo strutturato.
Il Belpaese infatti mira a recuperare terreno col Piano Nazionale Industria 4.0 che favorisce le PMI (e soprattutto le startup) che desiderino innovare o favorire il processo di modernizzazione delle aziende italiane.
Ma entriamo nello specifico del piano: cosa prevede?
La proposta del premier Matteo Renzi e del Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda prevede l’implementazione, fra il 2017 ed il 2020, di un piano da 13 miliardi di euro per sostenere le aziende italiane nel processo di digitalizzazione e robotizzazione dei sistemi produttivi. Il piano ribattezzato “Industria 4.0”, dal nome del processo figlio della quarta rivoluzione industriale che porterà ad una produzione completamente automatizzata e interconnessa, stanzia una consistente quantità di risorse pubbliche allo scopo di “attivare investimenti innovativi con incentivi fiscali”, spiega Calenda.
Il contributo delle casse pubbliche sarà spalmato nell’arco di otto anni. Di questi 13 miliardi, 0,9 saranno stanziati già nella legge di Stabilità 2017 per il rifinanziamento del Fondo Statale di Garanzia.
Le principali misure a partire dal 2017
Le principali misure che saranno attivate a partire dal 2017 sono le seguenti:
• proroga del superammortamento al 140%, già contenuto nella finanziaria 2016;
• introduzione di un iperammortamento al 250% per gli investimenti nell’industria 4.0;
• innalzamento del credito d’imposta dal 25% al 50% su spese in ricerca e sviluppo superiori alla media dell’ultimo triennio;
• detrazioni fiscali al 30% per investimenti in piccole/medie imprese innovative fino a un milione di euro.
Attesi 24 mld di investimenti privati aggiuntivi
Con il piano Industria 4.0 il governo spera di mobilitare investimenti privati aggiuntivi per 24 miliardi di euro in quattro anni, di cui:
• 10 miliardi per incentivare gli investimenti privati su tecnologie e beni Industria 4.0;
• 11,3 miliardi per aumentare la spesa dei privati in ricerca, sviluppo e innovazione;
• 2,6 miliardi per potenziare la finanza a supporto di Industria 4.0, start-up e venture capital.
Le università utilizzate come centri di ricerca
Il piano Industria 4.0 coinvolge inoltre diverse università italiane, le quali fungeranno da centri di ricerca a supporto delle imprese.
Gli istituti in questione sono: Politecnico di Torino, Politecnico di Milano, Politecnico di Bari, le Università del Veneto (aggregate in un polo unico), la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, l’ateneo di Bologna e la Federico II di Napoli.
Vantaggi e svantaggi del Piano Industria 4.0
In sintesi i vantaggi del piano, saranno di incentivazione all’innovazione per le PMI (consideriamo il fatto che i macchinari per la produzione nella maggior parte delle aziende italiane sono obsoleti e non allineati con il cosiddetto “internet of things”), finanziamenti a tassi bassissimi, sgravi fiscali per PMI e startup che agevolino il processo di digitalizzazione e creazione di nuovi posti di lavoro specializzati.
Certo non sarà facile, ad esempio, formare personale qualificato ma ormai adulto ad utilizzare nuovi macchinari di produzione altamente tecnologici così come non sarà semplice garantire un adeguato accesso al digitale senza una efficiente struttura di banda larga che, in molte parti del Paese, è ancora inesistente o ancora insufficiente.
“Il piano prevede ogni cosa necessaria alla diffusione della digitalizzazione, compreso quello che dovrebbe essere scontato. Il piano infrastrutturale sconta un ritardo che va colmato ed è stato miope averlo accumulato. La banda larga è una preoccupazione rilevante: se non c’è è anche inutile parlare del resto. Ma ci sono anche elementi paralleli da considerare, non dico sostitutivi ma di sostegno, laddove la banda larga non sarà immediatamente sufficiente. Mi riferisco al passaggio dalla rete 4g alla 5g nel mobile: anche le connessioni via cellulare aumenteranno la connettività”. Queste le considerazioni di Alberto Baban, Presidente di Piccola industria di Confindustria.
Come accedere ai fondi?
Il piano, seguendo una logica di mercato, scommette sulle capacità dell’industria: non esisteranno dunque tecnologie specifiche nelle quali dover investire per poter accedere ai fondi, ma saranno le imprese stesse a decidere su cosa puntare.
Se si investirà in tecnologie “non vincenti” sarà l’impresa a pagarne il prezzo nel futuro in termini di perdita di competitività. In questo senso sono stati modificati i criteri applicati fino ad oggi per l’accesso ai fondi pubblici e privati di ogni tipo, per i quali bisognava sottostare a regole rigide o bandi molto restrittivi.
Bisogna dunque avere fiducia che le opportunità di accesso ai finanziamenti diventino 4.0 come il piano!
Nell’attesa dell’attuazione, vigileremo per dare notizie aggiornate ed in tempo reale ai nostri lettori.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Diva Bartaletti, redazione@exportiamo.it
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