“Lavorare per se stessi, ma non da soli”, con questa breve frase ben si riesce a condensare il senso di una particolare forma di affiliazione commerciale, il franchising, che sta crescendo esponenzialmente sul mercato statunitense e, seppure in misura più contenuta, anche in Italia.

In effetti oggi inventarsi un business è cosa sempre più difficile e rischiosa ma la formula del franchising - se di successo - può aiutare ad attutire proprio il rischio legato all’investimento. In questo approfondimento, dopo aver descritto tecnicamente il franchising, si analizzeranno i dati dell’ascesa del fenomeno negli Stati Uniti e le eventuali opportunità da cogliere per i protagonisti del Made in Italy.

Che cos’è il Franchising?

La IFA (International Franchise Association) definisce il franchising come un accordo o licenza tra due parti legalmente indipendenti che consiste, una volta siglato, in una serie di diritti e doveri:

⦁ La cessione ad una persona o un gruppo di persone (i franchisee) del diritto di vendere un prodotto o servizio usando il marchio o il nome dell’azienda di un’altra persona (il franchisor);
⦁ Il diritto da parte del franchisee di vendere il prodotto o i servizi usando i metodi operativi del franchisor;
⦁ L’obbligo del franchisee di pagare al franchisor tali diritti (franchisor fees);
⦁ L’obbligo da parte del franchisor di fornire tali diritti e di supportare il franchisee.

I modelli di franchising sono:

⦁ Franchising industriale;
⦁ Franchising di distribuzione;
⦁ Franchising di servizi.

I numeri del Franchising negli Stati Uniti

Bastano alcuni dati per rendersi conto dell’ascesa del fenomeno negli USA: 800.000 franchising operativi, 9 milioni le persone impegnate per un giro d’affari di 944 miliardi di dollari che costituiscono il 40% del totale delle vendite retail negli Stati Uniti. In effetti sono circa 1500 i diversi franchisors tra cui ispirarsi per scegliere il modello vincente: ad oggi, negli USA, un business su dodici è un franchising ed è molto semplice aprirne uno nuovo, servono circa 8 minuti. La durata media di un contratto è di 10 anni, mentre le soglie d’investimento sono molto variabili, ma mediamente si attestano attorno ai 250.000$ (esclusi i costi relativi all’ immobile).
Il settore con il maggior numero di franchising è quello alimentare, con 261.923 attività aperte che fanno del food il proprio core business (33% circa del totale) ed il marchio Subway è il più presente, con circa 26.880 punti vendita. Per quanto riguarda invece gli Stati con più franchising troviamo al primo posto la California (37.238) seguita dal Texas (28.094).

Insomma un business in netta crescita sotto tutti i punti di vista: numero di nuovi franchising, occupazione, ricavi e valore di mercato. Ma occhio a scegliere quello giusto: il brand è come un ombrello, capace di proteggere l’investitore dai rischi!

I vantaggi del Franchising

Come già sottolineato in precedenza occorre scegliere nel migliore dei modi il franchisor sul quale puntare, proprio per i rischi connessi all’investimento che spesso dipendono dagli obiettivi e dalle ambizioni di crescita e successo dello stesso franchisor. Quest’ultimo infatti, oltre a dover accrescere la brand identity del proprio marchio, ha il compito di supportare a 360° il franchisee: dall’arredamento del punto vendita, all’istruzione dei dipendenti e del management fino agli aspetti legati a produzione, distribuzione e servizi post vendita. 

Un vantaggio non indifferente per il franchisee è la possibilità di ottenere un visto E2 (Investor VISA) se si investe una certa somma di denaro negli USA (100.000$) e si assumono almeno 2 persone nel corso di vita del progetto. In tal caso è importante avere un business plan articolato e ben strutturato per essere accettati dalle autorità americane.

Le forme di franchising sono tantissime e permettono di investire nei settori più disparati. I dati degli ultimi anni sono molto confortanti, segno che il franchising può essere tra gli strumenti migliori per entrare nell’importante (e vastissimo) mercato degli Stati Uniti.
Proprio su questa formula potrebbero avere successo nuovi concept legati al Made in Italy. Grandi nomi come Eataly, Camicissima, Illy, Chicco, Kiko Milano hanno già iniziato il percorso, tutti accomunati dai fattori critici di successo tipici del Belpaese: qualità, tradizione, autenticità nel gusto e nello stile. 

Segnaliamo infine che, a Milano, dal 3 al 5 novembre 2016 si terrà il Salone del Franchising, il posto migliore per parlare, imparare, incontrare e approfondire il tema del franchising. Venerdì 4 novembre il Salone ospiterà l’interessante convegno con Focus sul mercato americano dal titolo “Franchising e Made in Italy: binomio perfetto per entrare negli USA”, il cui relatore sarà il dott. Alessio Gambino (founder di Exportiamo.it). Per visualizzare l’elenco completo dei convegni che si terranno nella tre giorni milanese clicca qui.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Anthony Pascarella, redazione@exportiamo.it

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