Se lo dice l’Onu c’è da crederci: la Danimarca - lo Stato posto più a sud della Scandinavia - è il Paese più felice del mondo. Questo è quanto è emerso nell’ ultima edizione del Rapporto Mondiale della Felicità redatto da Sustainable Development Solutions Network (Sdsn) lo scorso marzo 2016. Lo speciale ranking vede ben 7 Paesi europei nelle prime dieci posizioni (Svizzera, Islanda, Norvegia, Finlandia, Paesi Bassi e Svezia) mentre l’Italia si conferma in forte affanno posizionandosi solo al 50° posto.

Nonostante il rapporto però l’economia danese, sebbene solida, non sta vivendo un periodo particolarmente brillante tanto che la crescita media del PIL nel triennio 2013-2015 è stata leggermente inferiore allo 0,8%.

Il Paese, comunque, può contare su:

• un salario medio pro capite molto elevato pari a 45.700 dollari, calcolato presupponendo la parità del potere d’acquisto (PPP);
un basso tasso di disoccupazione (alla fine del 2015 era al 4,7%);
un saldo commerciale import-export positivo per oltre 10 miliardi di euro nel 2015.

Attenzione però perché il modello di welfare danese, considerato la culla della cosiddetta flexsecurity, è molto esoso ed ha il pregio di concedere – a differenza di molti altri sistemi come quello italiano – grosse opportunità anche alle fasce più giovani della popolazione (fino a 700 euro per chi sceglie di lasciare il nucleo familiare per ragioni di studio o di lavoro), alle persone meno abbienti e alle famiglie con figli a carico.

Oggi però questo virtuoso modello è messo in discussione da un tasso di natalità troppo basso che nonostante i numerosi sussidi e le recenti campagne mediatiche messe in campo dall’esecutivo stenta a decollare. Il problema è facilmente individuabile: l’aspettativa di vita media aumenta, la popolazione invecchia mentre diminuisce il numero dei giovani che dovrebbe compensare e finanziare le generose prestazioni assistenziali e previdenziali erogate dalla monarchia parlamentare nordeuropea.

Un altro elemento da non trascurare riguarda l’atteggiamento molto restio delle istituzioni danesi nei confronti dell’accoglienza dei migranti che vorrebbero poter avere una chance di restare nel Paese, che di certo non aiuta la delicata situazione demografica.

Le istituzioni del Paese sono già al lavoro per tentare di trovare quanto prima una soluzione al problema e, da quanto si dice, la Confindustria danese ed alcuni importanti economisti starebbero pensando ad un vasto piano di robotizzazione industriale per rilanciare la competitività, aumentare il gettito fiscale e favorire le esportazioni.

Rapporti con l’Italia

In effetti l’export danese è diminuito, fra il 2014 ed il 2015, di oltre il 15% passando da 111.4 a 94.1 miliardi di dollari ed ha bisogno di nuovi input per essere ravvivato. Le relazioni commerciali con l’Italia sono buone e la Danimarca è 12° Paese fornitore ed il 6° cliente del Belpaese. Da Copenhagen acquistiamo prevalentemente prodotti alimentari, farmaceutici, prodotti dell´agricoltura, pesca e silvicoltura e vendiamo macchinari, apparecchiature, abbigliamento, autoveicoli e bevande.

Il contesto danese, oltre all’elevato potere d’acquisto della popolazione, presenta numerosi vantaggi per le nostre PMI fra cui:

• vicinanza con altri mercati alto spendenti come Svezia, Norvegia e Finlandia;
• bassa corruzione;
• equa distribuzione della ricchezza.


I danesi inoltre guardano ai prodotti del Made in Italy con estremo interesse vista la loro spiccata sensibilità nei confronti di beni di consumo e beni strumentali di settori come alimentare, moda e design in cui il saper fare italiano è ampiamente riconosciuto a livello internazionale.

Le previsioni sul futuro dell’economia danese dunque, nonostante le problematiche di sostenibilità del sistema di welfare sopra evidenziate, sono buone. Il Paese dovrebbe crescere dello 0,9% quest’anno riuscendo a tornare, dopo ben nove anni, allo stesso livello di ricchezza prodotta prima dello scoppio della crisi economica globale. Per il 2017 le previsioni sono ancora più rosee (+1,8%), un motivo in più per non snobbare un mercato sì piccolo (5,6 milioni di abitanti) ma che può regalare grosse soddisfazioni alle PMI nostrane.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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