Secondo i dati forniti dalla Banca Europea di Ricostruzione e Sviluppo, la Romania registrerà nel 2016 un tasso di crescita fra i più alti dell’Europa Orientale e Centrale. Si stima infatti una crescita di circa il 4%, spinta soprattutto dalla domanda interna, grazie anche alle modifiche legislative introdotte quest’anno, che hanno portato alla riduzione dell’IVA dal 24% al 20% e all’aumento del salario minimo a 1.250 lei.
Per il 2017 la BERS stima una crescita del PIL della Romania del 3,5%, sempre trainata dalla crescita della domanda interna. Anche l’inflazione dovrebbe rimanere allo 0,3%, tornando al 2,3% nel 2017. Il debito pubblico dovrebbe salire al 40,9% nel 2016 e al 42,8% del PIL nel 2017. Il disavanzo di bilancio raggiunge il 2,8% quest’ anno, e il 3,7% nel 2017, secondo le stime della Commissione Europea.
Anche gli investimenti privati continueranno a crescere, grazie ad un basso tasso di interesse sui prestiti, soprattutto nel settore edile, che beneficia dell’annullamento della tassa sulle costruzioni, a partire dal 2017. A questo si aggiunge inoltre una maggiore sicurezza degli investimenti e, di conseguenza, una più grande fiducia degli imprenditori stranieri, che guardano al paese sempre più favorevolmente.
Le stime di crescita analizzate dalla BERD, vengono confermata anche dalla Banca Mondiale. Le stime del Fondo Monetario Internazionale, sembrano ancora più ottimiste, con una previsione di crescita del 4,2% nel 2016 e del 3,7% nel 2017.
Meno positiva Unicredit, che stima, per il prossimo anno, un lieve rallentamento dovuto a una serie di ragioni fra cui aumento delle importazioni per coprire la domanda interna e calo delle esportazioni e degli investimenti stranieri prodotto da Brexit. Ci si aspetta che la Banca Nazionale Romena provveda aumentando la liquidità nel mercato monetario, anche se secondo uno studio condotto dalla società di consulenza Ernst & Young, i più influenti CEO in Romania si mostrano fiduciosi sullo sviluppo economico futuro del Paese.
Gli investitori continuano ad apprezzare la Romania il cui Pil cresce più della media europea e del resto, anche il giudizio degli analisti su Bucarest è da “investment grade”, al pari dell’Italia.
Certamente, per assicurarsi la stabilità economica, il governo dovrà continuare ad attuare riforme strutturali, tra cui migliorare il basso tasso di assorbimento dei fondi europei, aumentare gli investimenti a livello centrale e locale, ridurre le spese budgetarie e la burocrazia. In aggiunta sarebbe importante effettuare la riforma e la professionalizzazione dell’amministrazione e dell’ANAF che dovrebbe portare all’aumento della raccolta fiscale, oltre a garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche e la crescita economica nel breve e medio termine attraverso una politica fiscale responsabile.
Rapporti con l’Italia
Il favorevole contesto economico e le opportunità che il Paese offre rendono la Romania una delle mete più attrattive per gli investitori stranieri. Tra questi l’Italia, che:
• da oltre dieci anni si conferma il principale Paese estero per numero di investitori in Romania, con 41.759 imprese (oltre 16.000 quelle attive);
• rappresenta il secondo partner di Bucarest a livello di interscambio commerciale;
• si colloca al settimo posto - con 1,54 miliardi di dollari – nella classifica guidata da Olanda (8,2 mld), Austria (4,7 mld) e Germania (4,6 mld) relativa alla quantità di capitale investito nel Paese realizzando il 3,99% del volume totale degli investimenti diretti esteri in Romania.
La presenza imprenditoriale italiana è ormai diffusa in tutto il Paese, anche se i dati mostrano ancora una certa concentrazione nelle zone che per prime sono state interessate dagli investimenti italiani. Tra queste, è rilevante la tradizionale presenza dei nostri imprenditori nel Nord-Ovest, in particolare nella provincia di Timis, dove si è riprodotto un vero e proprio modello distrettuale italiano (2.864 aziende italiane e miste attive). In tale area geografica e nelle province limitrofe (Arad, Bihor, Cluj) è ancora concentrato quasi un terzo delle presenze imprenditoriali italiane in Romania (il 34,3%), mentre un quinto delle nostre aziende ha investito nella municipalità di Bucarest (il 21,8%).
Fonte: a cura di Exportiamo, di Carlotta Loi, redazione@exportiamo.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA