La Bulgaria, posizionata nel cuore dei Balcani, rappresenta da tempo un importante hub per operare nell’Europa dell’Est ed oggi l’outlook economico-politico del Paese sembra finalmente esser tornato positivo dopo le numerose problematiche sorte in seguito alla crisi economica globale.
Il governo guidato da Boiko Borisov si è impegnato ad implementare una serie di riforme di cui Sofia ha un grande bisogno ma nonostante ciò la maggioranza di governo non appare solidissima in ragione della non semplice gestione della coalizione che sostiene l’esecutivo.
Borisov, leader del partito conservatore “Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria”, deve infatti riuscire a tenere a bada le evidenti divergenze ideologiche fra i due principali alleati di governo, i nazionalisti del “Fronte Patriottico” ed il partito di centro-sinistra “Alternativa per la Rinascita Bulgara”. Ad oggi comunque il rischio che il governo non concluda il suo mandato risulta essere piuttosto ridotto anche perché le previsioni economiche sono abbastanza favorevoli.
L’economia bulgara nel 2015 ha fatto registrare una crescita pari al 3% e la Banca Mondiale ha stimato – nel triennio 2017-2019 - una crescita media pari al 2,6%. Il settore che produce maggiore ricchezza nel Paese è quello dei servizi (circa i 2/3) seguito da industria (meno del 30%) ed agricoltura (intorno 5%).
La Bulgaria può contare su uno dei regimi fiscali più favorevoli d’Europa: l’aliquota fiscale per le imprese e le persone fisiche è al 10% mentre le imprese che decidono di operare in aree con alti tassi di disoccupazione beneficiano di un’esenzione totale. Per i progetti di investimento di valore superiore ai 5.000 euro e che creano almeno 50 posti di lavoro è prevista l’esenzione dall’IVA su tutte le attrezzature necessarie.
Sofia possiede poi uno dei più competitivi costi del lavoro in Europa Centrale e dell’Est potendo disporre di una manodopera reperibile a buon mercato (il valore del salario medio lordo è di appena 430 euro) ma di qualità piuttosto elevata.
Infine i costi per l’affitto di uffici e delle utenze sono bassi, il costo dell’elettricità è inferiore di circa il 30% rispetto alla media europea e la velocità di accesso alla rete internet è tra le prime in Europa.
Anche infrastrutture del Paese sono di buon livello e fra queste spiccano 4 aeroporti principali e 2 porti di rilevo, Varna e Bourga (entrambi dispongono di collegamenti diretti con rete ferroviaria e stradale), che servono il 60% dei carichi nazionali. Il porto di Varna dispone di terminal e container specifici per grano e petrolio.
Una svolta dal punto di vista economico potrebbe venire dall’utilizzo a fini commerciali del Danubio - il più lungo fiume navigabile dell’UE che attraversa ben 10 Stati e sfocia nel Mar Nero – che potrebbe così diventare un collegamento altamente strategico con Mosca ed Istanbul.
Il Paese, dal punto di vista energetico, è dipendente dalla Russia e per questo uno dei principali obiettivi del governo è la diversificazione delle fonti energetiche (il 90% proviene da Mosca).
Rimangono obiettivi centrali anche il rilancio degli investimenti, la riforma della giustizia, la lotta al crimine organizzato ed alla corruzione.
Il quadro macroeconomico presenta poi un altro dato molto interessante: il debito pubblico bulgaro è stabile e si attesta ad un livello molto basso (intorno al 30% del PIL). Sofia potrebbe quindi pensare di adottare una politica economica meno prudente che stimoli crescita ed investimenti attraverso una crescita del debito.
In termini di politiche di sviluppo economico non bisogna dimenticare poi che la Bulgaria, in quanto membro dell’UE, ha accesso ai programmi di finanziamento comunitari (pian piano sta anche migliorando i suoi fin qui modesti livelli di assorbimento dei fondi). Nel giugno 2014, la Commissione Europea ha approvato un ingente stanziamento di fondi pari a 7,6 miliardi di euro fino al 2020 che i bulgari stanno impiegando anche per l’acquisto di know-how e tecnologie, di cui il Paese è carente.
Il nostro Paese è uno dei principali partner commerciali della Bulgaria con un interscambio complessivo che ha si aggira intorno ad i 4 miliardi di euro. Sul fronte delle vendite italiane verso la Bulgaria, il tessile occupa la prima posizione, seguito dal settore meccanico, che presenta una ripresa tendenziale seppure con un andamento variegato nelle singole voci. Ulteriori settori in cui si concentrano le maggiori opportunità di investimento sono: lavorazione del legno, calzaturiero, energetico e agroindustriale.
Quello energetico in particolare è forse il settore più complesso data l’incertezza dal punto di vista normativo che continua a frenare gli investitori.
Più semplice appare invece puntare sull’agroindustria per la quale ci sono grandi spazi (il Paese è scarsamente antropizzato) ed il terreno si presta ad una grande varietà di colture. A mancare in questo settore sono le infrastrutture, i sistemi d’irrigazione e, più in generale, una corretta gestione degli aspetti logistici.
Per approfondimenti si consiglia di visitare il sito web del Ministero dell’Economia Bulgaro.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
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