Il Myanmar, membro dell’ASEAN, oggi può essere considerato la prossima stella nascente dell’Asia con una popolazione di 51 milioni di abitanti, di cui il 60% con un’età media inferiore ai 54 anni. La Repubblica è strategicamente posizionata tra India, Cina e Thailandia, ha un PIL in forte crescita dal 2011 (oltre 8% annuo) ed è ricco di risorse naturali tra cui, petrolio, gas naturale, minerali industriali e gemme.

Le maggiori città del Paese sono: Yangon, Mandalay e Nay Pyi Taw la nuova capitale, caratterizzata da un impetuoso sviluppo tanto da essere inserita nell’ottobre del 2011 tra le prime 10 città al mondo per crescita demografica. Nelle 3 maggiori realtà urbane, vive il 20% della popolazione totale mentre il resto è frazionato in aree rurali e piccole città e villaggi.

Sul territorio del Myanmar ci sono 3 zone speciali di sviluppo economico, all’interno delle quali le imprese beneficiano di agevolazioni fiscali: Thilawa, Dawei,Kyaukpyu.
Il flusso d’investimenti stranieri diretti è stimato in crescita di circa il 10% nel biennio 2015/2016, e dovrebbe raggiungere circa 9 miliardi di dollari americani. Questo risultato è stato ottenuto anche con l’introduzione della nuova Legge sugli investimenti stranieri, in vigore dal 2012. I principali investitori stranieri sono: Cina, Thailandia, Hong Kong e Singapore.

I maggiori settori ad investimento diretto sono:

1. Oil & Gas
2. Energia
3. Industria
4. Trasporti e comunicazioni
5. Immobiliare
6. Minerario
7. Turismo

Le stime economiche relative al prossimo triennio, collocano il Paese al primo posto in Asia in termini di crescita percentuale del PIL anche perché, negli ultimi anni, il governo ha posto le basi a livello normativo per far emergere tutto il potenziale (ancora inespresso) del Paese. La strada per favorire lo sviluppo economico del Myanmar sembra dunque cominciare a delinearsi e per i prossimi anni si prevedono i seguenti trend:

1. Crescita demografica della classe media ed aumento del livello d’istruzione;
2. Spinta all’urbanizzazione, grazie ad investimenti ed incentivi per le infrastrutture;
3. Liberalizzazione del settore finanziario, sviluppo del mercato azionario, nuove regole a favore degli investimenti;
4. Sviluppo delle telecomunicazioni, di processi innovativi e dell’imprenditoria privata;
5. Incremento dell’export (in particolare di riso e prodotti agricoli).

L’Italia si colloca tra i primi 15 partner commerciali del Myanmar con una discreta presenza nel settore energetico, automotive e lusso. A livello di importazioni il Belpaese acquista dallo stato asiatico principalmente pesce, riso e indumenti. L’interscambio commerciale Italia-Myanmar è di oltre 100 milioni di dollari, una cifra destinata ad aumentare visti i progetti italiani in programma nel prossimo futuro. Data la recente apertura del Paese all’economia globale, i settori primari d’investimento sono:

1. Infrastrutture;
2. Telecomunicazioni;
3. Energia;
4. Sanità;
5. Trasporti.

Nello specifico una rete efficiente di trasporti sarebbe importantissima per lo sviluppo economico del Paese anche considerando la sua posizione strategica ed il suo potenziale unico che potrebbe trasformare il Myanmar in un importante hub a livello continentale. Tuttavia il settore dei trasporti è ancora poco sviluppato e pertanto, per colmare questo gap il più velocemente possibile, il governo intende procedere con una ondata di privatizzazioni. Nelle intenzioni dell’esecutivo si vogliono affidare a privati:

• 30 aeroporti su un totale di 69;
• 5000 km di strade;
• la gestione dei 9 porti del Paese;

Per il momento, questo tipo di opportunità sono prevalentemente destinate alle grandi imprese, che decidono di investire sulla base di accordi governativi. Tuttavia anche per le piccole e medie imprese è arrivato il momento d’investire sul territorio, fare scouting, missioni e studi preliminari al fine di cogliere le opportunità future. Infine è comunque bene ricordare che è sempre una buona idea affidarsi ad istituzioni e referenti locali, in quanto la normativa locale appare in continua evoluzione.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Domenico Balassi, redazione@exportiamo.it

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