Nonostante l’attuale fase di ripresa dell’economia sia vista dai cittadini con il loro proverbiale scetticismo, i numeri del Portogallo sono incoraggianti. In effetti, dopo tre anni di profonda recessione economica – la più grave nella seppur giovane storia della Repubblica Portoghese – e il piano di salvataggio da 78 miliardi di euro stipulato con Unione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale, il Paese ha terminato nel 2014 il Programma triennale di assistenza finanziaria senza dover ricorrere ad ulteriori crediti di sostegno.

E così oggi il Portogallo può festeggiare il suo terzo anno consecutivo di crescita. Quest’anno l’incremento del PIL dovrebbe attestarsi a +1,6% (+1,4% nel 2015) per poi crescere lievemente fino a +1,8% nel 2017. Anche la domanda interna appare vivace ed il tasso di disoccupazione dal 16% del 2013 è sceso al 12,3% del 2015.

Nelle relazioni economiche e commerciali con l’Italia si registra una moderata crescita: nel 2015 si è verificato un aumento dell’export Made in Italy verso il Portogallo pari al +5,2% ed il Belpaese si posiziona al quarto posto dopo Spagna, Germania e Francia tra i principali Paesi fornitori del Portogallo con una quota di mercato del 5,4%, pari a 3,2 miliardi di euro.

Secondo i dati rilasciati dalla BCP, la bilancia commerciale italo/portoghese del 2015 ha registrato un saldo positivo pari a circa 1,2 miliardi di euro. In particolare, nei settori a maggiore specializzazione produttiva – come il meccanico, chimico, farmaceutico, automobilistico e tessile – l’Italia può definirsi un partner commerciale di riferimento.
Secondo i dati del MAE, infatti, operano in Portogallo circa 150 imprese, in larga parte PMI con filiali, centri di distribuzione o punti vendita sul posto. Sono presenti anche gruppi di dimensioni maggiori e le principali multinazionali italiane (ENI, Agusta Westland, FCA, Generali, Ferrero, Benetton, GiGroup, Gruppo Calzedonia).

Tra gli aspetti più interessanti del Portogallo c’è sicuramente il suo ruolo di piattaforma privilegiata per la penetrazione nei numerosi e interessanti mercati lusofoni. I costi di avviamento d’impresa sono, inoltre, piuttosto bassi: secondo il Doing Business Ranking, il Paese è il Paese in Europa in cui è più facile avviare un’attività e il 13esimo nel mondo (a fronte del 50esimo posto dell’Italia). Programmi di privatizzazioni economiche e i numerosi strumenti pubblici istituiti per stimolare l’economia e attrarre gli investimenti sono ulteriori fattori degni di menzione.

Le migliori opportunità di business in Portogallo si trovano nei settori concernenti la vendita di:

- Macchinari e apparecchiature: in particolare, macchine enologiche, per la lavorazione del legno e per conceria, calzature e pelletteria;

- Prodotti tessili: l’Italia figura come secondo paese fornitore, in grande crescita rispetto alla Spagna (attualmente al primo posto) con un tasso di crescita che doppia quello del Paese iberico.

- Prodotti alimentari: in questo settore il ruolo dell’Italia tra i fornitori di prodotti agroalimentari e bevande nel mercato portoghese è ancora piuttosto ridotto. Nonostante i dati macroeconomici suggeriscano per il prossimo biennio margini di crescita ancora limitati, l’appeal dei prodotti italiani ha delle potenzialità ancora non sfruttate pienamente a Lisbona e dintorni;

- Prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici: negli ultimi anni la quota complessiva di prodotti della farmaceutica italiana nell’import portoghese è andata costantemente crescendo (nel 2011 il tasso di crescita era pari al 20%) ed oggi ha raggiunto il 5%. A conferma di quanto l’ambiente sia favorevole ad investimenti in questo settore, si registra la presenza di numerose imprese farmaceutiche italiane in territorio lusitano (tra cui Angelini, Zambon, Menarini, Italfarmaco, Rottapharm).

I settori più interessanti in cui investire sono:

- Energia elettrica, gas, e fonti rinnovabili: il settore dell’energia riveste un’importanza capitale nella determinazione del futuro del Portogallo e vedrà nei prossimi anni sempre più opportunità di sviluppo. Questo perché il Portogallo è privo di risorse energetiche di origine fossile ed è sempre stata fortemente dipendente dall’importazione di energia dall’estero (nel 2011 addirittura l’80% del totale). Questa scarsa diversificazione delle fonti di approvvigionamento ha sempre lasciato il Paese esposto alle fluttuazioni dei prezzi delle materie prime. Per queste ragioni negli ultimi anni il Governo ha puntato con decisione sulla diversificazione delle fonti di produzione di energia, con un particolare accento su quelle rinnovabili. Grazie a questo lavoro e all’adeguamento alle Direttive Comunitarie adottate in materia, il livello delle energie rinnovabili nel Paese è aumentato sensibilmente: nel 2011 il 43,5% dell’energia elettrica proveniva da fonti rinnovabili e, lo scorso maggio, il Portogallo è salito agli onori della cronaca internazionale per aver consumato, per quattro giorni di fila, solo energia prodotta da fonti rinnovabili;

- Servizi di informazione e comunicazione: lo stesso settore relativo ai servizi di informazione e comunicazione è reso interessante dall’ottimo livello di infrastrutturazione tecnologica dei principali centri del Paese e dal buon livello delle Università tecniche portoghesi. Un numero crescente di PMI portoghesi ad alta specializzazione si stanno rivelando particolarmente competitive sui mercati internazionali, grazie anche agli incentivi economici presenti per la creazione di imprese ad alta componente tecnologica sul territorio portoghese;

- Prodotti tessili: in Portogallo ci sono più di 7000 imprese – composte in gran parte da PMI – che operano direttamente o indirettamente nella lavorazione del tessile e nella produzione di abbigliamento. Nel periodo 2005-2011 il Portogallo ha rafforzato il proprio ruolo di produttore di calzature di qualità, con un tasso di crescita accumulata delle esportazioni superiore al 10%;

- Articoli in gomma e materie plastiche: il Portogallo è tra i Paesi più specializzati nella fabbricazione di stampi per materie plastiche al mondo, con il 90% della sua produzione destinato all’esportazione;

- Prodotti delle miniere e delle cave: in seguito alle liberalizzazioni avviate durante gli anni Novanta è stata introdotta una legislazione favorevole all’espansione del settore minerario, con un boom delle esplorazioni e degli interventi realizzati da imprese europee, canadesi e australiane. In particolare, nel settore delle cave, la regione dell’Alentejo rimane ad oggi il maggior centro di produzione delle rocce ornamentali (marmo, granito).

Tra gli aspetti più preoccupanti per chi vuole investire in Portogallo ci sono le aliquote fiscali non particolarmente vantaggiose e una macchina burocratica statale inefficiente. Va infine rilevato che agitazioni sindacali e manifestazioni sono, in questo periodo, piuttosto frequenti: attualmente la principale materia di discussione da parte dei sindacati è l’istituzione delle 35 ore settimanali di lavoro in luogo delle 40 attualmente esistenti.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Rinaldi, redazione@exportiamo.it

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