Dal 16 al 18 giugno San Pietroburgo ha ospitato il Forum Economico Internazionale, evento dedicato agli sviluppi economici mondiali. Questo anno, grazie alla partecipazione del Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Junker, particolare attenzione è stata data alle sanzioni economiche che oppongono la Federazione Russa all’Unione Europea e che di fatto rappresentano uno ostacolo per gli scambi commerciali.
L’Italia ha avuto un ruolo di primo piano essendo stata l’ospite d’onore e avendo partecipato con una delegazione composta da esponenti del mondo politico ed imprenditoriale guidata dal Primo Ministro Matteo Renzi che ha discusso insieme a Putin, presidente della Federazione Russa, e Nazarbayev, presidente del Kazakhstan, l’attuale situazione economica e geopolitica continentale.
Dalle parole espresse da Renzi, la linea italiana sarà quella di favorire l’interscambio commerciale con la Russia, rispettando ovviamente i limiti imposti attualmente da Bruxelles, e lavorare per il riavvicinamento tra la Federazione e l’Unione Europea. Il Ministro dello Sviluppo Economico italiano Carlo Calenda ha ribadito la volontà di cooperare con la Russia sfruttando i forti legami storici e commerciali che legano Roma con Mosca il cui retaggio storico di lunga data fonda le proprie radici nel periodo sovietico.
Con la presenza delle principali compagnie italiane sul territorio russo, per il ministro Calenda l’obiettivo nazionale sarà quello di comprendere in che modo lavorare per permettere alla piccola e media imprenditoria di passare dall’export verso la Russia al mondo degli investimenti il quale, grazie alle Zone Economiche Speciali o di libero scambio ed alla fiscalità agevolata presente in alcuni territori, non può essere trascurato e tralasciato dalle imprese italiane.
Infatti, secondo i dati presentati dalla Banca Centrale di Mosca, il volume degli investimenti diretti italiani nella Federazione è stato di appena 73 milioni di dollari, valore molto basso superato di gran lunga da altri Paesi europei tra cui spicca la Francia che nel 2015 ha investito più di 1,6 miliardi. A fronte di questi dati ed in difesa delle aziende italiane è intervenuto l’Ambasciatore italiano in Russia Cesare Maria Ragaglini secondo cui il business nazionale sta gradualmente aumentando il volume degli investimenti nel mercato russo in settori strategici come quello della chimica, dell’industria alimentare, della moda e degli accessori.
Venerdì 17 giugno si è anche svolta la Tavola Rotonda “Russia-Italy: Made with Italy, new pillar for a streghtening bilateral cooperation” vista come un passo importante per migliorare i rapporti a livello economico-commerciale tra l’Italia e la Russia che durante il Forum hanno siglato accordi dal valore superiore al miliardo di euro.
Parlando dello scambio commerciale, l’Italia nel 2013 era il secondo esportatore verso la Russia fra i Paesi dell’Unione Europea con 10,8 miliardi di euro di export, un interscambio di 40 miliardi di euro e un tasso di crescita nell’ordine dell’8,4 per cento. Le sanzioni economiche imposte a partire dal 2014 a seguito della Crisi Ucraina hanno notevolmente ridotto il valore delle esportazioni italiane verso il mercato russo sceso di 3,7 miliardi di euro rispetto al 2013 attestandosi a 7,1 miliardi.
Questi dati potrebbero subire un ulteriore ridimensionamento qualora le sanzioni continuassero a persistere: proprio venerdì scorso l’Unione Europea ha prolungato le sanzioni alla Russia fino al 23 giugno 2017 per gli eventi in Crimea e Sebastopoli ed in questa settimana è stata presa in considerazione la possibilità di ampliare ed inasprire tali misure economiche restrittive.
L’Italia, qualora le sanzioni fossero mantenute, potrebbe essere uno dei Paesi europei che subirà maggiormente le conseguenze economiche e commerciali. L’Istituto di Studi Economici Internazionali di Vienna (WIFO) ha di recente redatto un report in cui, prendendo in considerazione gli effetti delle sanzioni sull’intera Europa, ha sottolineato come l’Italia sia il Paese che ha subito maggiori perdite rappresentate da 80 mila posti di lavoro in meno nel 2015 e lo 0,1 per cento del PIL. Dati preoccupanti che potrebbero aggravarsi nel breve futuro e, sempre secondo il WIFO, arrivare alla perdita di 215 mila posti di lavoro e 7 miliardi di PIL.
Stime negative che però contrastano con il clima positivo che si è andato a creare a San Pietroburgo e con la volontà del mondo imprenditoriale italiano di rafforzare i rapporti con quello russo e sfruttare seriamente i vantaggi offerti dalle circa settanta Zone Economiche Speciali, area geografiche che dispongono delle infrastrutture necessarie per avviare un intero ciclo produttivo industriale e che garantiscono agevolazioni fiscali.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Giuliano Bifolchi, redazione@exportiamo.it
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