Che il mercato iraniano sia uno dei mercati più promettenti in cui investire nei prossimi anni non è certamente più un segreto e la recente visita del premier Renzi a Tehran è la dimostrazione plastica della volontà dell’esecutivo italiano di spingere sul piede dell’acceleratore per stimolare una maggiore cooperazione fra le nostre PMI ed il tessuto industriale iraniano.
La svolta, come è noto, c’è stata quasi un anno fa ed esattamente il 14 luglio 2015 quando è stata riconosciuta l’esclusiva finalità civile del programma nucleare iraniano ed è così venuta meno la ragion d’essere delle sanzioni imposte all’Iran da ONU, USA e UE a partire dal 2006. A dicembre 2015 è arrivata una ulteriore conferma anche da un’altra importante istituzione, l’International Atomic Energy Agency (IAEA) che ha certificato come l’Iran stia rispettando gli impegni assunti dando il via libera al cosiddetto “Implementation Day” tenutosi lo scorso 16 gennaio, giornata che ha definitivamente celebrato l’atteso ritorno di Tehran nella “arena” del commercio internazionale.
Quello che non tutti sanno è però che permangono ancora delle categorie merceologiche specifiche che non è ancora possibile esportare in Iran proprio perché – ad oggi – ONU,UE ed USA hanno dato il via libera alla commercializzazione della grande maggioranza (ma non di tutte) le categorie merceologiche.
Nello specifico dal 2016 è nuovamente possibile fare business con l’Iran nei seguenti comparti:
• Oil&gas e petrolchimico;
• Shipping, cantieristica navale e trasporti
• Settore bancario, finanziario ed assicurativo;
• Meccatronica;
• Metalli, oro ed altri metalli preziosi;
• Software ed IT.
Dunque nonostante l’innegabile processo di riapertura a livello doganale in corso rimane tuttavia vietata l’esportazione verso l’Iran di:
• Beni, software e tecnologie che rientrano nel settore “armi e tecnologia balistica”;
• Beni e software destinati all’industria nucleare;
• Alcuni beni a duplice uso (dual use);
• Beni e tecnologie che potrebbero contribuire ad attività connesse con il ritrattamento o l’arricchimento o l’acqua pesante o ad altre attività non conformi al Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA);
• Grafite e alcuni metalli grezzi o semilavorati.
A parte i settori specifici sopraelencati, che sono fondamentalmente tutti collegati al settore dell’industria nucleare, vi sono delle sanzioni che rimangono in vigore sia negli Usa che in UE e che sono legate a varie tematiche fra cui: violazione dei diritti umani ed attività di supporto al terrorismo.
Un altro elemento molto importante da tenere in considerazione per chi oggi guarda all’Iran con occhio interessato è quello relativo alla condizione giuridica dei potenziali operatori iraniani con i quali si vogliono avviare dei rapporti commerciali. E’ in effetti viva la possibilità che essi facciano parte di una black list di soggetti che, per determinati motivi, continueranno ad essere sanzionati.
Infine un altro fattore che va tenuto sotto osservazione riguarda la normativa doganale iraniana che potrebbe presto subire degli aggiustamenti e delle modifiche al fine di renderla maggiormente adattabile al contesto internazionale. In questo senso è assai utile predisporre un’ attività di costante ed attento monitoraggio delle possibili evoluzioni in termini di legislazione doganale.
Più in generale come suggerito dalla Guida Iran realizzata da SACE “nell’approcciare il mercato iraniano, l’esportatore straniero dovrà comunque verificare in via preventiva se la merce che vuole esportare rientri nelle categorie proibite dall’ordinamento interno o dalle normative internazionali, partendo da una corretta classificazione doganale dei beni da esportare”.
Nella prospettiva italiana le stime per il commercio bilaterale con l’Iran appaiono incoraggianti in quanto SACE parla di un possibile incremento dell’export Made in Italy pari a 3 miliardi di euro da qui al 2020 mentre - in occasione della recente visita del Presidente Iraniano Rohani - a Roma sono già stati stipulati accordi tra imprese e istituzioni italiane e iraniane per ben 17 miliardi di euro.
Per concludere è bene avvisare le aziende italiane che operano nella cosiddetta “industria del vizio” che in Iran è proibito l’import di bevande alcoliche, beni destinati al gioco d’azzardo e, più in generale, beni che possano contrastare con la moralità pubblica e che dunque è meglio orientare le proprie mire commerciali lontano da Tehran.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
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