Che l’economia mondiale stia attraversando un periodo di crisi non è una novità ed in questo scenario in continua evoluzione, all’orizzonte emergono le potenzialità di nuovi mercati quanto i limiti di altri, entrati in una fase calante dopo anni di euforia.

Se negli ultimi anni sono stati spesi fiumi di inchiostro per parlare dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) - ovvero di economie emergenti caratterizzate da popolazione numerosa, vasta estensione territoriale ed abbondanti risorse naturali strategiche ed elevati tassi di crescita del PIL - oggi fra analisti ed esperti di commercio internazionale ha cominciato a circolare l’utilizzo di un nuovo acronimo, TICKS che fa riferimento a quattro Paesi asiatici (Taiwan, India, Cina e Corea del Sud) caratterizzati da una forte propensione all’innovazione tecnologica.

Dalla lettura dei dati del commercio internazionale relativi all’Italia, si capisce immediatamente quanto l’imprenditoria del Belpaese abbia intuito con anticipo la tendenza e già nell’ultimo quinquennio (2010-2015), ha intensificato sensibilmente l’interscambio commerciale con i TICKS ed i risultati raggiunti ne sono la prova.

L’export di prodotti “Made in Italy” è cresciuto moltissimo - specialmente verso Corea del Sud (+80%) e Taiwan (+25%) - registrando ottime performance nel comparto manifatturiero (+26%) e nel tessile con tassi d’incremento incredibili in Corea del Sud (113%), Cina (110%) e Taiwan (53%).

Di seguito proviamo ad esporre brevemente i principali punti di forza dei quattro Paesi cosiddetti “TICKS”.

TAIWAN

La Repubblica di Cina ai più nota come Taiwan o Formosa è uno Stato de facto costituito dal gruppo di isole di Formosa, Pescadores, Quemoy e Matsu ma che, nella sua costituzione, rivendica anche la Cina continentale e la Mongolia Esterna. La capitale ufficiale è Nanchino che si trova però nel continente, mentre la capitale provvisoria è Taipei.

Le esportazioni sono la linfa vitale dell’economia di Taiwan e rappresentano lo sfogo di quasi 3/4 della sua produzione.

Il mercato del Paese presenta buoni dati generali (crescita PIL superiore al 2%; disoccupazione al 3,7% ed un elevato livello del PIL pro capite 47.500 dollari annui), un basso indice di rischio e con una politica accogliente nei confronti degli investitori stranieri, potendo contare inoltre su infrastrutture adeguate ed una burocrazia snella ed efficiente.

Tra i settori che potrebbero offrire interessanti opportunità alle nostre PMI certamente bisogna segnalare IT, biotech e farmaceutico.

Oggi le nostre esportazioni si concentrano su prodotti chimici, meccanica strumentale e moda ma gli investimenti a Taiwan restano ancora poco consistenti e comunque inferiori a quelli effettuati da molti nostri competitors.

Taiwan rappresenta quindi un mercato dove l’Italia dovrebbe e potrebbe intensificare le proprie relazioni economiche anche per il suo ruolo di porta d’accesso privilegiata al mercato cinese che rimane per dimensioni e potenziale bacino di consumatori, una miniera di opportunità per le nostre imprese e i nostri prodotti.

INDIA

La dinamica rinascita economica che l’India sta vivendo, deve grossi meriti al programma “Make in India”, lanciato dal Governo Modi nel 2014 con l’obiettivo di consolidare la competitività industriale del Paese attraverso un insieme di misure articolate e complesse che stanno investendo l’intera società indiana al fine di garantirne il rilancio della produzione e con l’obiettivo di elevare la quota del manifatturiero sul PIL dal 15% al 20% entro il 2022, creando così 100 milioni di posti di lavoro.

Il PIL indiano viaggia velocemente (+7,3% nel 2015) e recentemente il Fondo Monetario Internazionale ha confermato per l’anno fiscale 2016-2017 una crescita pari al 7,5%.

L’India dunque continua nel suo percorso di crescita così come crescono le opportunità in alcuni specifici settori altamente attrattivi per gli investitori stranieri quali IT, commercio, servizi e automobilistico e telecomunicazioni.

L’interscambio commerciale italo-indiano nell’intero anno 2015 risulta pari a 7,3 miliardi di euro (+ 2,2% sul 2014), con un valore dell’export italiano in crescita pari a 3,3 miliardi di euro (+10,4%). A guidare le esportazioni italiane troviamo macchinari e beni strumentali che rappresentano il 40% delle nostre vendite in India, mentre il tessile-abbigliamento/accessori pelle pesano per il 25%.

Le prospettive di crescita e collaborazione per le nostre imprese però non sono esclusivamente limitate ai prodotti finiti ma riguardano anche il know-how del Belpaese, ampiamente apprezzato nel Subcontinente e dove si riscontra anche un sincero affetto e apprezzamento nei confronti del popolo italiano tutto e del nostro stile di vita.

CINA

Pechino conosce da anni una crescita vertiginosa a tal punto che la seppur consistente crescita registrata nel 2015 (+6,9%) è stata la più debole degli ultimi 25 anni.

Attualmente comunque il Paese non sembra ancora intenzionato a compiere quel cambio di passo a livello di politica economica che in molti auspicano e che suggerirebbe di puntare, finalmente, sulla “costruzione” di un mercato interno florido, anziché insistere con pervicacia nelle svalutazioni competitive per favorire le esportazioni.

Nonostante la situazione incerta sul futuro e sulla direzione che l’economia prenderà nel prossimo futuro devono essere riconosciuti dei punti di forza incontrovertibili a partire dalla vastità del mercato (popolazione di 1,36 miliardi di persone), l’evoluzione dei gusti dei consumatori cinesi più abbienti sempre più orientati nei confronti di prodotti “occidentali” e la presenza di numerosi settori industriali con elevati tassi di crescita.

Le opportunità per le aziende italiane a Pechino sono molteplici ed in particolare di grande appeal godono specifici settori (tecnologie “green”, agroalimentare, urbanizzazione sostenibile, servizi sanitari ed aerospaziale) per la notevole complementarità tra le capacità tecnologiche ed industriali italiane e la necessità di sviluppo e le nuove sensibilità cinesi.

In effetti i flussi di investimenti diretti esteri (IDE) italiani in Cina sono consistenti (10-15 miliardi di euro) e le imprese italiane presenti sul territorio cinese sono circa 2.000 ed impiegano 60.000 persone, generando un giro d’affari pari a 5 miliardi di euro.

Infine c’è da dire che nel periodo 2014-2015 le esportazioni italiane verso la Cina - trainate dal positivo andamento di meccanica strumentale, moda ed automotive - sono cresciute ad un ritmo superiore al 6% e ciò ha certamente aiutato il sistema economico italiano a riportare la crescita in territorio positivo nell’anno appena concluso.

COREA DEL SUD

La Corea del Sud rappresenta la quarta potenza economica dell’Asia e la sesta potenza manifatturiera mondiale - avendo superato proprio l’Italia nel 2010 - ma soprattutto offre oggi prospettive ancora più interessanti di crescita e sviluppo.

La crescita del PIL prevista nel 2016 ben oltre i livelli europei (+3,2%), conferma la dinamicità del Paese che si colloca al 4^ posto nel Ranking Internazionale “Doing business” della World Bank e si caratterizza per una fede incondizionata nell’innovazione: Seoul rappresenta il primo paese al mondo per spesa in R&S in relazione al PIL (4%) per oltre i 3/4 (76%) proveniente da privati.

L’Italia nella visione della Presidente Park, rappresenta un partner privilegiato per far decollare quella che definisce “Creative Economy Partnership”.

Negli ultimi cinque anni l’interscambio fra i due Paesi è cresciuto costantemente raggiungendo quota 7,7 miliardi di euro con le esportazioni italiane che hanno toccato i 4,5 miliardi di euro.

Molti sono i progetti di sviluppo in cui l’Italia può dare il suo contributo andando incontro anche alle esigenze di trasformazione dello stesso sistema produttivo coreano, dominato oggi dai grandi gruppi conglomerati (i cosiddetti “chaebols”).

Il percorso tracciato fino a qui, come si è visto, è disseminato di numerose opportunità. Ora la palla passa alla classe imprenditoriale italiana che – se vorrà – potrà continuare a giocare un ruolo fondamentale nel processo di incremento delle relazioni commerciali fra Italia e Ticks, i nuovi emergenti.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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