La rinascita dell’Ucraina dagli effetti economici devastanti causati dalla crisi di Crimea è solo una chimera o una concreta possibilità?

Questa è la domanda che molti degli imprenditori che guardano a Kiev con interesse si pongono in questo 2016 che dovrebbe finalmente segnare un’inversione di tendenza nei dati macroeconomici ucraini dopo un biennio (2014-2015) da vero incubo.

Se nel 2013 l’economia ucraina era in stagnazione (+0% del PIL) fra il 2014 ed il 2015 il crollo è stato fragoroso con una perdita di ricchezza pari rispettivamente al 6,8% e all’11%. Ad impoverire ulteriormente la popolazione ucraina - che ha dovuto far fronte alla completa rottura dei rapporti commerciali con il principale e storico partner economico ovvero Mosca - si è aggiunta anche una super inflazione, superiore al 45% nel 2015, ed anche l’export ha accusato il colpo (-69,7%) passando da 53,9 a 37,6 miliardi di dollari.

La situazione è in continua evoluzione a tal punto che Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale hanno diffuso previsioni discordanti sulla crescita del PIL ucraino nell’anno in corso: le previsioni FMI intravedono una crescita intorno al 2%, mentre la Banca Mondiale ritiene che l’aumento non potrà superare l’unità.

L’unico dato certo è che il Paese si appresta a ripartire anche se rimane da capire con quale slancio ed attraverso quali strumenti sarà possibile il rilancio di Kiev dopo una crisi così profonda.

La Redazione di Exportiamo ha recentemente partecipato ad un seminario di informazione organizzato da Lazio Innova ed Unioncamere Lazio in cui l’Ambasciatore ucraino in Italia, Yevhen Perelygin, è intervenuto per presentare i tratti caratteristici del sistema economico ucraino sottolineando alle imprese presenti come:

“L’Ucraina si trova in una posizione vantaggiosa essendo il punto di incontro di alcune fra le principali assi del commercio globale Europa-Asia-Medio Oriente.”

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La rinascita del Paese comunque dovrà sicuramente passare dalla conferma e dalla valorizzazione dei punti di forza dell’economia ucraina, forse ai più neanche noti.

Innanzitutto il capitale umano dal momento che l’Ucraina può vantare il maggior numero di laureati in ingegneria a livello comunitario (128 ogni 1000 abitanti) e negli ultimi anni ha coltivato e offerto al mercato menti eccellenti come Jan Koum, co-founder di Whatsapp e Max Levchin, Chief Technology Officer di PayPal, entrambi nati e cresciuti a Kiev.

L’IT in particolare ha sperimentato una crescita esponenziale, assumendo una grandezza venti volte superiore allo stato di partenza negli ultimi dieci anni senza dimenticare la strategicità di altri due settori tradizionali ovvero il siderurgico e quello agricolo.

Nonostante il potere d’acquisto degli ucraini sia notevolmente calato nell’ultimo disastroso biennio, con lo stipendio medio netto sceso da quasi 500 euro/mese a poco più di 150, il costo della vita nel Paese è rimasto relativamente basso se si considera che con un solo euro è possibile comprare alternativamente 10 uova, 15 cm quadri di un appartamento, 10 corse per la metro ed un ingresso al cinema.

Il commercio estero rimane tra le note più dolenti con il Paese oggi impegnato - come ha confermato sempre l’Ambasciatore - a “sostituire il mercato russo con quello europeo. Dal 1° gennaio 2016 è entrato in vigore un importante accordo sulla costituzione di una FTA (Free Trade Area) che prevede la commercializzazione esentasse del 75% degli articoli europei. L’obiettivo è quello di arrivare, nel giro dei prossimi sette anni, al 100%.”

Fra i principali prodotti esportati oggi dall’Ucraina ci sono i metalli ferrosi (23,9%), grano e cereali (12,1%), prodotti minerari (11,3%), macchinari (10,5%) e grassi ed oli (7,1%) ed a tal proposito l’Ambasciatore Perelygin ha voluto dare un consiglio agli imprenditori italiani spiegando quanto “è difficile pensare di vendere a Kiev l’olio d’oliva Made in Italy in quanto la popolazione ucraina è largamente abituata a consumare olio di girasole: l’Ucraina è infatti il 1° produttore mondiale di questo alimento. Tuttavia una tendenza ed una curiosità nei confronti di questo prodotto si comincia lentamente a riscontrare nelle generazioni più giovani, e questo è un primo segnale di un possibile cambiamento culturale nelle abitudini alimentari ucraine”.

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L’interscambio commerciale fra Italia ed Ucraina nel 2015 è stato pari a 3 miliardi di euro, in netto calo rispetto ai 5 miliardi di euro del 2013 ed il calo dell’export italiano in Ucraina nell’ultimo biennio è evidente: da 1,9 miliardi del 2013 si è passati a poco più di 900 milioni nel 2015.

Moltissime PMI hanno perso contratti per la fornitura dei propri prodotti nelle regioni interessate dagli scontri e queste perdite riguardano principalmente realtà appartenenti alle specializzazioni tradizionali del Made in Italy, quelle celebri 4A che ovunque nel mondo dimostrano l’eccellenza della nostra manifattura (abbigliamento/calzature, arredo, automazione/meccanica, agroalimentare/vini).

In ogni caso la presenza di moltissime imprese di grande rilievo sul mercato ucraino (Ferrero, Eni, Todini, Mapei e Saipem per citare le maggiori) lascia intuire come Kiev offra vantaggi interessanti a chi decide di investire nel territorio, a partire dal basso costo dell’energia industriale, circa 5 volte inferiore a quello sostenuto dalle imprese in Italia.

Oggi certamente investire in Ucraina non è semplice come qualche tempo fa, ma non per questo meno profittevole. Il segreto per il successo, come sempre, è rappresentato dal saper agire con competenza, determinazione e coraggio, tutte qualità che di sicuro non mancano alle migliori espressioni del tessuto imprenditoriale italiano.

Infine si consiglia la visione del video promozionale dal titolo “Invest Ukraine!”

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Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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