Il “Made in Italy” è indubbiamente sinonimo di qualità, bellezza e sapienza artigiana capace di consolidarsi con rispetto della tradizione e rimanendo al passo con l’innovazione. Tra i settori nei quali queste caratteristiche si estrinsecano con tutta evidenza troviamo certamente l’agroalimentare, il fashion e l’arredo-design.

Passata da poco la sbornia del Vinitaly a Verona ed ancora in corso di svolgimento il Salone del Mobile a Milano, cogliamo l’occasione di fare il punto della situazione sul settore dell’arredo in occasione della pubblicazione della recente analisi di Fondazione Symbola e FederlegnoArredo “Il Made in Italy abita il futuro. Il legno-arredo verso l’economia circolare”.

Il comparto italiano del legno-arredo torna a crescere nel 2015 per la prima volta dopo sette anni con un aumento della produzione del 2,6% supportato non solo grazie alla domanda estera che si conferma molto dinamica con una crescita attorno al 6%, ma anche a quella domestica, che in un solo anno ha recuperato circa l’1%.

Il punto di vista delle ricerca è quello di fotografare la transizione che sta attraversando il comparto legno-arredo.

É in atto un abbandono dei vecchi modelli di produzione legati al concetto business as usual e ad un’economia lineare, per virare verso un’economia circolare basata su sostenibilità ed efficienza.

Il settore del mobile - oltre a ricoprire la seconda posizione dietro la Cina per surplus commerciale e primo in Europa per investimenti in Ricerca e Sviluppo per un giro d’affari pari a 56,4 milioni di euro - vanta ottime performance ambientali da primato in Europa.

L’industria italiana risulta al di sotto della media europea per consumi di energia elettrica con un utilizzo pari a 30 tonnellate equivalenti di petrolio ogni milione di euro prodotto rispetto ai 39 del Regno Unito, ai 56 della Francia, ai 63 della Germania e ai 101 della Spagna.

Sempre sotto il profilo green vantiamo la migliore sostenibilità per quanto riguarda le emissioni climalteranti e una buona posizione nella classifica sulla efficienza nello smaltimento dei rifiuti: sono 15,5 le tonnelate di rifiuti generate per milione di euro prodotto, meglio delle imprese tedesche (15,8), peggio di quelle spagnole (7), francesi (10), britanniche (13).

Il legno arredo mostra quindi di essere il settore più sensibile al tema della sostenibilità ambientale, basta pensare che il 31% delle imprese del comparto - tra il 2008 e il 2015 - ha investito in prodotti e tecnologie capaci di assicurare risparmio energetico e minor impatto ambientale, superiore al dato complessivo delle imprese italiane (24,5%).

La scelta di investire in ricerca e sviluppo nel medio-lungo termine paga, non solo dal punto di vista dell’etica ambientale e della sostenibilità energetica, ma anche dal lato della redditività.

Quasi un’impresa su quattro nel legno arredo (23,4%) tra quelle che hanno investito nel green hanno registrato un aumento del fatturato a fronte del 17,6% delle imprese non eco-investitrici così come cresce la competitività insieme alla capacità di competere sui mercati internazionali se consideriamo che il 37,2% delle imprese ha esportato i propri prodotti contro il 22,4% del totale.

Il comparto considerato è composto da una filiera integrata che comprende al suo interno le aziende d’arredamento in senso stretto, le aziende del legno le aziende che operano nell’importazione e commercio della materia prima.

Le aziende d’arredamento da sole valgono 24,9 miliardi di euro e nel 2015 sono cresciute del 3,5% e grazie anche alla loro capacità dimensionale hanno potuto supportare una maggiore presenza all’estero con ottimi risultati per una crescita complessiva del 5,8% rispetto al 2014 e per un valore di 12,4 miliardi di euro.

Il valore delle imprese italiane nel settore arredamento è espressione inoltre di una ricerca continua nella cura e valorizzazione del prodotto che si traducono in un rinnovato approccio culturale alla produzione in chiave green.

Nella ricerca della Fondazione Symbola sono descritte 30 esperienze di impresa relative a dieci punti chiave legati alla economia circolare: eco-design, durabilità, disassemblabilità, biomateriali e materiali innovativi, materiali rinnovabili e certificati, materiali riciclati, riduzione sostanze inquinati, efficienza energetica, riuso e upcycling, certificazione ambientali.

Dunque investire nel green dà valore aggiunto ai prodotti italiani e come fa notare il presidente di FederlegnoArredo Roberto Snaidero:

“Il valore delle imprese italiane del Legno Arredo è riconosciuto globalmente grazie a un insieme di fattori assolutamente inimitabili. Un mix vincente di tradizione, ricerca e innovazione che da decenni rendono unici i nostri prodotti, come dimostra il crescente successo sui mercati di tutto il mondo e gli oltre 13 miliardi di euro di export. Per le nostre imprese l’economia circolare è già una realtà, ma dobbiamo fare di più puntando a diventare il settore di riferimento per l’Italia e il resto del mondo”.

Non bisogna dimenticare, infine, che la strada è stata appena segnata e bisogna continuare ad incentivare maggiormente l’uso di pratiche ecosostenibili, perchè come ha sottolineato il presidente della Fondazione Symbola Ermete Realacci:

“È questo il campo della nuova sfida che attende il made in Italy, la chiave che potrebbe garantire un rinnovamento all’altezza dei tempi. Bisogna portare in questo cammino, che è nei nostri cromosomi antichi di Paese povero di materie prime, cultura e legame con il territorio, capacità di sintesi tra valori d’uso, bellezza e sostenibilità. L’Italia deve fare l’Italia anche quando percorre la via dell’economia circolare”.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Annarita Summo, redazione@exportiamo.it

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