Anche in questo 2016 con la pubblicazione dei risultati della XIX^ edizione dell’Annual Global CEO Survey, PricewaterhouseCoopers (PwC) ha sondato gli umori e le prospettive presenti e future di circa 1.400 Chief Executive Officer (CEO) provenienti da 83 Paesi diversi.
Lo scopo dell’indagine è quello di riuscire a misurare il livello di fiducia degli amministratori delegati a livello globale per trarre preziose indicazioni sul futuro dell’economia mondiale.
Il quadro descritto da PwC non è roseo ed il dato che salta subito all’occhio è che i CEO intervistati appaiono meno ottimisti rispetto ad un anno fa sia per quanto concerne la crescita globale sia per i destini della propria azienda.
Ma da cosa deriva questo deterioramento della fiducia?
Una variabile fondamentale è l’incertezza a livello geopolitico - notevolmente incrementata negli ultimi dodici mesi - con ben il 74% degli intervistati che si dichiara preoccupato, specialmente a causa del proliferare di minacce terroristiche sempre più imprevedibili e capaci ormai di modificare abitudini e gesti quotidiani dei cittadini più spaventati.
La minaccia maggiormente avvertita si conferma essere la cosiddetta “over-regulation” (79%), ovvero l’eccesso di regolamentazione storicamente avversato da chi fa impresa. Sul gradino più basso del podio troviamo invece la volatilità del tasso di cambio che appare essere negli ultimi tempi particolarmente elevata con il recente deprezzamento dello yuan e la decisione della Federal Reserve di aumentare i tassi di interesse per la prima volta negli ultimi nove anni.
L’addensarsi di alcune nubi grigie sulle prospettive di sviluppo globali non significa tuttavia che non vi siano opportunità da cogliere sui mercati internazionali nel prossimo futuro.
In effetti alla domanda “Quali tre Paesi considera più importanti per la crescita della sua azienda nei prossimi dodici mesi?” i primi posti - occupati dai quattro Paesi più citati (USA, Cina, Germania ed Inghilterra) - non riservano grosse sorprese, ma nella Top Ten trovano spazio anche Brasile, Russia e Messico.
Brasile e Russia, nonostante la profonda crisi economica e la complicata situazione in cui attualmente si trovano, rimangono due mercati da tenere sotto controllo e che possono regalare opportunità commerciali ancora ampie ed interessanti. La citazione del Messico dimostra invece che il programma di riforme e il processo di liberalizzazione portato dal Presidente Enrique Peña Nieto sta portando i suoi frutti.
Ad emergere inoltre è la consapevolezza dei CEO sulla progressiva trasformazione dei consumatori che ormai giudicano le imprese non solo dal valore aggiunto del prodotto o dal servizio che esse commercializzano, ma anche dal punto di vista dell’impatto generale che esse hanno sulla società in termini di effetti benefici generali prodotti.
Il tentativo dei CEO di adeguarsi alle richieste dei propri clienti si rileva dal fatto che quasi un quarto (24%) tra quelli intervistati si sia spinto a dichiarare che la propria società ha addirittura modificato la propria “mission” negli ultimi tre anni.
Modificare la missione aziendale di un’impresa, la ragione stessa della sua esistenza non è una cosa da poco e la grande disponibilità dei CEO è probabilmente indice di un’insicurezza di fondo nei confronti del futuro: il 27% crede che nel 2016 le prospettive di crescita globale miglioreranno (in calo rispetto al 37% di appena 12 mesi fa) mentre il 23% pensa che invece la situazione peggiorerà (rispetto al 17% di inizio 2015).
I dati relativi all’Italia sembrano però andare in controtendenza rispetto al quadro globale in quanto i CEO del Belpaese si dichiarano piuttosto fiduciosi sia per quanto riguarda la crescita dell’economia globale sia per quanto riguarda l’allargamento del proprio giro d’affari.
I dati che emergono dal report di PwC - elaborati sulla base delle risposte dei CEO italiani - sono molto chiari e dimostrano un livello di fiducia elevato e diffuso, che riguarda tanto il presente quanto il futuro:
• 55% prevede un miglioramento della crescita economica mondiale nel 2016;
• 92% crede nell’aumento dei ricavi nel 2016;
• 97% è convinto che le prospettive economiche miglioreranno in un orizzonte temporale triennale.
Questa visione positiva è supportata da due convincimenti:
• una solida fiducia nella tecnologia che può rappresentare il fattore chiave per l’innovazione ed il successo aziendale;
• la convinzione che il successo aziendale vada oltre il profitto. I CEO nostrani ritengono che adottare questo mindset sia molto importante per attirare le risorse più qualificate che preferiscono lavorare in aziende che rispecchiano i loro valori sociali.
Un ultimo dato che fa ben sperare per il futuro è che il 37% degli intervistati ha dichiarato che intende aumentare l’organico nel 2016.
Infine occorre dire che un livello di fiducia così diffuso non può essere casuale e sarebbe sbagliato non prendere in considerazione quanto emerge dal report per il nostro Paese specialmente se confrontato con il trend emergente a livello mondiale.
D’altra parte occorre però tenere ben saldi i piedi per terra ed evitare voli pindarici, perché la strada da percorrere per recuperare la ricchezza ed i posti di lavoro distrutti dagli anni di crisi è ancora lunga e tortuosa ed i sondaggi – in questo caso purtroppo – rimangono pur sempre sondaggi.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
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