In un mondo sempre più digital ormai viene quasi naturale dare per scontate molte innovazioni che - sebbene imponderabili fino a pochi anni fa - sono entrate di diritto a far parte della nostra quotidianità, nella maggior parte dei casi migliorandola e semplificandola.
Innovare non è semplice e non è un “lavoro” che può essere realizzato con successo da chiunque, sfidare le abitudini consolidate dei consumatori - lanciando ad esempio un nuovo prodotto o una nuova tecnologia - richiede visione, talento e coraggio oltre che, ma questo è evidente, una certa disponibilità di capitale d’investimento.
Le più grandi innovazioni spesso nascono proprio da un’attenta e scientifica osservazione della realtà a partire dall’analisi delle esigenze dei consumatori: cosa causa stress, confusione o perdite di tempo al nostro target?
La risposta a questi quesiti non sempre è però univoca e chiara e proprio per questa ragione, in questa prima fase di studio, grande rilevanza dovrebbe essere affidata a sondaggi che esprimano il feedback ed i pareri dei consumatori rispetto alla traduzione in prodotto/servizio concreto dell’idea innovativa.
Questo non significa non dare fiducia al proprio intuito, ma piuttosto che è fondamentale assicurarsi che l’innovazione che si ha in mente possa essere effettivamente percepita come portatrice di un valore aggiunto ovvero un beneficio tangibile per il consumatore.
Nel Breakthrough Innovation Report 2015 recentemente pubblicato da Nielsen, le innovazioni rivoluzionarie sono da considerarsi merce rarissima perché, ad esempio, su 8650 lanci di prodotto nell’Europa Occidentale nel 2013, meno di 20 sono stati riconosciuti come “innovatori radicali”.
I criteri che rendono un prodotto assimilabile ad un’innovazione rivoluzionaria essenzialmente sono tre:
• alto grado di innovazione;
• fatturato minimo di 10 milioni di euro nel primo anno di vita del prodotto (che deve continuare a crescere – almeno mantenendo il 90% delle vendite - anche l’anno successivo);
• capacità di attrarre nuove categorie di consumatori e/o di incrementare sensibilmente l’uso di quel prodotto tra chi lo acquista abitualmente;
Italia e Spagna, due realtà spesso meno considerate nel “Vecchio Continente”, si sono distinte secondo il Report Nilsen per il maggior numero di nuovi prodotti lanciati rispetto agli altri Paesi Occidentali.
A “livello produttivo” però, Roma e Madrid sono riuscite ad ottenere il riconoscimento solo per due prodotti - uno spagnolo e uno italiano - sui 17 premiati, sintomo che nonostante la buona volontà, ancora c’è molto lavoro da fare e tanta strada da percorrere.
Dompé, una delle principali aziende biofarmaceutiche in Italia focalizzata sullo sviluppo di soluzioni terapeutiche innovative è stata premiata per aver sviluppato un efficace rimedio per il mal di testa, grazie ad una soluzione orosolubile, che non richiede l’utilizzo dell’acqua.
Tra le aziende spagnole invece ad essere premiata è stata Gallina Blanca, multinazionale con sede a Barcellona presente in 70 Paesi ed in 4 Continenti, specializzata nella commercializzazione di prodotti precotti, che con il suo nuovo prodotto Yatekomo disponibile in 12 versioni - dal pollo ai gamberi passando per il cous cous e la pasta alla carbonara - ha riscosso un grande successo.
Nel report il successo dei nuovi prodotti è spiegato facendo riferimento ad una teoria specifica chiamata “Jobs Theory” secondo la quale le decisioni di acquisto individuale prescindono da caratteristiche sociali o demografiche ma vengono guidate essenzialmente dai bisogni e dalle esigenze che un determinato prodotto riesce a soddisfare.
Il report osservato invece dalla nostra prospettiva, prefigura uno scenario ricco di speranza per un Paese che da sempre ha dimostrato di poter vantare nel proprio patrimonio genetico, creatività e saper fare e anche grazie alla ricchezza della nostra terra sa offrire al mondo prodotti unici nel loro genere e, senza dubbio, altamente competitivi sui mercati di tutto il mondo.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
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