I processi di internazionalizzazione per le nostre PMI non sono tutti uguali e per questa ragione possono essere svolti con intensità e tempistiche differenti, ma indubbiamente le fiere internazionali possono essere considerate - almeno parzialmente - uno strumento utile per tutti quegli imprenditori che vogliono provare a spostare il loro orizzonte aziendale oltreconfine.
Oggi è molto semplice individuare - per qualsiasi categoria di prodotti/servizi - più di una fiera di riferimento e possibilmente di “respiro internazionale”, nei Paesi target prescelti per la propria espansione commerciale.
Queste manifestazioni sono indubbiamente una vetrina per esporre e promuovere il “Made in Italy” in giro per il mondo e rappresentano “spazi” molto fertili, non solo per venire in contatto con i principali buyer del settore, ma anche per capire chi sono i competitor, quali le loro caratteristiche vincenti e quali le loro debolezze.
Il quesito allora è: in un mondo sempre più digitale, mediato ed impersonale, lo strumento fieristico - un’occasione di business face to face - non rischia di venire soppiantato dalla continua avanzata delle nuove tecnologie?
La risposta sembra essere negativa e si deduce da un sondaggio condotto dall’Associazione mondiale dell’industria fieristica (UFI) in 58 Paesi che evidenzia come ben 6 società su 10, abbiano aumentato il proprio fatturato derivante dalle esportazioni nel 2015, anche grazie alla partecipazione alle oltre 31.000 fiere che ogni anno si svolgono praticamente in ogni parte del globo.
I saloni internazionali sono in effetti un canale privilegiato per tutte quelle imprese che vogliono provare a “mettersi in vetrina” e richiedono investimenti tutto sommato limitati rispetto ai potenziali guadagni che ne potrebbero scaturire.
La tecnologia digitale sta rivoluzionando molti settori ma, se la paura che il web possa sostituire e/o ridurre all’obsolescenza gli incontri vis-à-vis, appare almeno per il momento ingiustificata, molti organizzatori hanno cominciato a fiutare invece le opportunità offerte dalle numerose nuove applicazioni che nascono quasi quotidianamente e che sono dedicate al business digitale.
In particolare oggi le app vengono utilizzate per:
• Rendere più efficiente la vendita degli spazi;
• Gestire più semplicemente il “parco espositori”;
• Rendere fruibili virtualmente molti eventi fieristici specialmente attraverso il crescente uso dei social network.
Un ulteriore servizio offerto dalle app che si sta sviluppando nell’ultimo periodo, riguarda il miglioramento dell’esperienza fieristica dei visitatori che si realizza attraverso una serie di accorgimenti che completano ed integrano il tradizionale rapporto con visitatori-espositori attraverso l’utilizzo - ad esempio - di sistemi di navigazione che, non solo guidano i visitatori attraverso la fiera, ma che gli consentono anche di avere un “filo diretto”, una comunicazione veloce ed immediata con gli espositori.
Ciò che si rileva comunque è che la necessità di adeguamento delle tecnologie comincia a diventare sempre più urgente e le imprese clienti - espositori e buyer - sono in molti casi già più avanti degli organizzatori fieristici nei loro processi di digitalizzazione, sia riguardo alle attività di marketing che a quelle di distribuzione.
Il Belpaese dal canto suo, continua a puntare molto sullo strumento fieristico per riuscire a valorizzare il “Made in Italy” ed i dati del 2015 ne sono la testimonianza palpabile l’incremento del numero di visitatori (+3,47%) ed espositori (+1,84%) per le 59 manifestazioni internazionali monitorate sul territorio italiano.
Il consolidamento del sistema fieristico della Penisola sta avvenendo anche attraverso una cospicua crescita degli investimenti statali nel settore contenuti nel “Piano straordinario per il Made in Italy”, che ha già stanziato ben 75 milioni a tal fine: 45 già a utilizzati nel 2015 ed ulteriori 30 a disposizione per il 2016 a fronte dei circa 5 milioni destinati - in media - nei cinque anni precedenti.
Sicuramente è presto per giudicare i risultati prodotti da questa rinnovata attenzione delle istituzioni nei confronti del sistema fieristico italiano ma, come sottolinea il presidente ICE Agenzia, Riccardo Monti, la direzione tracciata potrà dare soddisfazioni all’intero sistema Paese:
“Abbiamo lavorato per individuare i segmenti di operatori più interessanti da attrarre. Il principio che ci ha guidati non è stata la nazionalità, ma la ricerca di interlocutori con grandi potenzialità che, senza il supporto che abbiamo offerto, non avrebbero puntato sui nostri eventi. Tutto questo senza ragionare su una singola stagione, ma con un’impostazione finalmente pluriennale”.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
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