Il territorio cinese racchiude differenti culture suddivise per le aree geografiche Nord, Sud, Est e Ovest e per poter capire il rapporto con il vino del popolo cinese, bisogna partire dall’analisi dei differenti contesti nello specifico.
Mentre al Nord troviamo uno stile più pesante con un aroma forte e con ricette più ricercate, al Sud invece troviamo sapori più dolci e il “dim sum”, una vasta gamma di piatti leggeri da servire insieme al tè cinese, tipico appunto della Cina Meridionale.
Ad Est, scorrendo le coste di Shanghai, la dieta locale è composta da piatti leggeri, freschi e dolci, mentre sul versante opposto, ad Ovest, si preferiscono i piatti piccanti com’è tipico della cucina del Sichuan e dell’Hunan.
Andando invece ai consumi di vino in Cina nel 2014 si sono consumati ben 151 milioni di casse da 9 litri, di cui, 119 milioni di vino domestico e i restanti 32 di vino d’importazione, che in 4 anni ha duplicato il suo giro di affari, partendo dai 16 milioni di casse da 9 litri.
Artefice di questo incremento di domanda è stata la crescita della classe media cinese che adesso conta 38 milioni di abitanti capaci di apprezzare la cultura del vino e sempre più sensibili a sapori e odori sempre più ricercati e conseguentemente costosi.
Con l’avvento della nuova classe media si aggiunge anche un nuovo target di consumatori, rappresentato dai giovani compresi nella fascia d’età dai 18 ai 29 anni in quanto, se la domanda di vino a dicembre 2012, per questo target era del 31%, a marzo 2015 i consumi di vino erano rappresentati al 45% dai cosiddetti “younger”.
Nell’analisi dei consumi di vino in Cina, un altro fattore degno di nota è rappresentato certamente dall’incremento delle donne tra i consumatori, ormai quasi al 47% nel 2015, mentre ancora nel 2012 gli uomini contavano per il 68%.
Interessante è comprendere la divisione dei consumer in base ai differenti segmenti e così al primo posto si collocano i “Social”(23%) seguiti da “Prestige Traditionalist” (19%), “Health Slippers” (16%) e “Bevitori Occasionali” (15%), con gli “Avventurosi” (7%) a rappresentare la minoranza mentre dal 2014, per completare la domanda di mercato, è emerso un nuovo segmento chiamato “Developing Drinkers”(19%), ovvero i nuovi consumatori che hanno sviluppato l’interesse e l’abitudine al bere vino, perché attratti dal sapore e dal gusto ed individuano nell’inebriante bevanda, un elemento importante nella loro vita.
Leader indiscusso del mercato vinicolo cinese è la Francia con volumi di importazione che sfiorano i 60 Milioni di litri per un valore di 259 milioni di dollari, l’Italia si trova invece solo al quinto posto con 9,4 milioni di litri di vino esportato per un totale di appena 35 milioni di dollari, preceduta da Australia, Cile e Spagna.
Certamente tra le motivazioni per l’acquisto del vino intervengono non solo le scelte razionali, come il considerare i benefici per la salute o l’avere un’alternativa a bevande con più alte gradazioni alcoliche; ma anche pulsioni emotive rappresentate dalla capacità di creare un’atmosfera capace di migliorare la socializzazione, tutto ciò naturalmente accade anche al consumatore cinese, ma vengono percepite alcune “barriere” negative quali la mancanza di credibilità o la fiducia nel proprio rivenditore, oppure il mancato riconoscimento di un brand piuttosto che della mancanza di informazioni sull’etichetta.
Per diminuire e limare la parte diffidente del consumatore cinese, è importante prendere allora alcuni accorgimenti che interessano innanzitutto il marchio, che dovrà essere capace di infondere credibilità e trasmettere la qualità del prodotto, mentre l’etichetta, questa dev’essere particolare, ben visibile e non banale tra gli scaffali, con un brand invece dal nome cinese, mentre l’etichetta posteriore, dovrà contenere numerose informazioni, per dare e garantire credibilità al brand e al prodotto e riuscire a convincere il diffidente consumatore cinese, della bontà del proprio nettare.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Fabio Traversa, redazione@exportiamo.it
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