Le vicende di questi giorni legate alla tragica scomparsa di Giulio Regeni e le tensioni createsi per la ricerca della verità che dobbiamo pretendere e deve esserci garantita, non mettono almeno per ora in discussione i rapporti con l’Egitto di al-Sisi.
L’Italia è uno dei principali partner commerciali dell’Egitto e sempre nei giorni scorsi, il Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi ha guidato una missione del Business Council con 60 imprese italiane, nella terra dei faraoni, sapientemente interrotta alla notizia del ritrovamento del cadavere del giovane studente italiano.
La priorità è data al settore della raffineria, in particolare quella di Assiut e Midor la cui realizzazione è stata affidata a Techint , che complessivamente hanno un valore di 3 Miliardi di euro e all’inserimento nel territorio di Ferrovie Italiane e Finmeccanica, nonché sviluppare il “Triangolo d’Oro”.
Il “Triangolo d’Oro” è il progetto che il Governo egiziano ha lanciato recentemente a sostegno della ripresa economica del Paese. Il progetto interessa un’area di 6.000 kmq situata nell’Alto Egitto compresa tra la città di Qena nell’entroterra e quelle di Safaga ed El-Quseir sulla costa, che sarà bonificata da interventi volti a migliorare il territorio fornendo le risorse minerarie, agricole, industriali o paesaggistiche che favoriscano lo sviluppo di quest’area.
Dal punto di vista politico-economico al-Sisi ha dato priorità alle grandi opere infrastrutturali tra cui lo sviluppo del corridoio del Canale di Suez, da poco raddoppiato, ma risulta carente invece il portafoglio di riforme strutturali - imprese private, fisco, burocrazia, quadro legislativo - e sull’occupazione, lontane da trovare una soluzione.
L’Egitto è una nazione con quasi 90 milioni di abitanti, con un peso demografico simile a Turchia e Iran, e rappresenta uno dei governi più stabili dell’area Mediterranea dopo anni di tensioni con l’avvento delle Primavere Arabe, fiorita e sfiorita in Egitto però, bisogna ammetterlo ed è sotto gli occhi di tutti, con un sostanziale ritorno ad una “democrazia” dal pugno duro.
I rapporti tra Italia ed Egitto sono stati costantemente in crescita dal 2004 al 2014 con saldi positivi per quanto riguarda la bilancia commerciale ad eccezione del 2006 dove l’Italia ha importato di più di quanto abbia esportato in Egitto.
Fatto cento il totale delle esportazioni italiane in Egitto, il 34 % è rappresentato dal settore della meccanica strumentale e, a seguire, in percentuali minori troviamo prodotti energetici raffinati, prodotti derivanti dal settore metallurgico, prodotti chimici, apparecchi elettrici, materiali da costruzione e moda.
Per quanto riguarda le prospettive future, SACE prevede una crescita dell’export italiano di più di mezzo miliardo entro il 2018 e in particolare ne beneficeranno maggiormente il settore della meccanica industriale, chimico, metallurgico con incrementi fino al 10%.
La partnership con il nuovo Egitto è forte e non può che diventare più intensa probabilmente, non solo a livello commerciale ma anche strategico, avendo investito molto il governo Renzi sul futuro egiziano e sul ruolo fondamentale per il Medio Oriente.
Le vicende di questi giorni impongono però una riflessione forse sulla troppa indulgenza nei confronti di un regime che non nasconde la sua vena autoritaria e in attesa della verità questa volta, il dolore ci tocca da vicino.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Fabio Traversa, redazione@exportiamo.it
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