Ad inizio anno è il momento giusto e opportuno per tirare le somme sull’anno appena concluso e, per la Banca Europea per gli Investimenti (BEI), è stato certamente un anno da record.
Nel 2015 la BEI - assieme al Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) - ha chiuso complessivamente operazioni per 84,5 miliardi di euro, una cifra da record senza precedenti.
Nota ancora più positiva “dalla prospettiva dello Stivale” è il fatto che il volume dei finanziamenti del gruppo all’Italia ha toccato gli 11,7 miliardi, un record assoluto e una crescita del 2,7% rispetto al 2014, in pratica “un euro su sei” dei finanziamenti BEI e oltre un terzo delle operazioni del nuovo piano Juncker, con 29 miliardi di nuovi progetti finanziati per un totale degli impieghi che è arrivato a 68,3 miliardi e un valore complessivo pari a circa lo 0,7% del PIL.
Nel 2015 la Banca della Ue ha anche finanziato programmi governativi innovativi in collaborazione con il ministero dell’Economia e così sono stati stanziati 950 milioni di euro a Rete ferroviaria italiana “per l’ammodernamento delle linee nazionali e locali, in buona parte nel mezzogiorno”, un prestito di 300 milioni all’interno del piano Juncker a Trenitalia per l’acquisto di nuovi treni, poi 905 milioni per il piano di edilizia scolastica del governo e 300 milioni all’Anas per l’ammodernamento della rete stradale.
L’Italia mantiene la sua tradizione nel rapporto virtuoso ed efficiente con l’isituzione europea dal momento che dal 1958, anno di costituzione della BEI, il nostro Paese rappresenta il principale beneficiario dei finanziamenti con un totale di 190 miliardi.
La BEI conclude il trienno 2013-2015, caratterizzato dal potenziamento delle attività in ragione dell’aumento di capitale del 2012, raggiungendo il massimo storico anche per i prestiti alle Pmi, all’innovazione e per le erogazioni per il cambiamento climatico.
Nel triennio appena iniziato (2016-2018) invece, con il Piano Juncker e le speciali garanzie erogate dal FEIS (circa 21 miliardi di euro), si punta al potenziamento delle attività in ragione di una capacità maggiore di assunzione del rischio e in un momento in cui, finanziare PMI, innovazione, R&S, infrastrutture, istruzione, energia e trasporti, appare una necessità, a livello locale, regionale e globale, a maggior ragione alle nostre latitudini dove la ripresa economica stenta a decollare e i livelli di crescita pre-crisi appaiono molto lontani.
Proprio in merito al Piano Juncker - nelle intenzioni una delle discontinuità maggiori da parte della Commissione Europea in carica oltre che una risposta alla tristezza dell’austerità fine a se stessa che ha alimentato la crisi invece di combatterla - il gruppo BEI ha approvato per controparti italiane 7,5 miliardi di operazioni per 50 miliardi di investimenti attivati grazie al moltiplicatore. Oltre 3 miliardi totali sono stati già firmati e sono quindi pronti all’erogazione, e di questi 1,33 miliardi vanno in Italia, prima in classifica con 16 operazioni che mobiliteranno oltre 7 miliardi di finanziamenti.
È lo stesso Vicepresidente BEI e Presidente FEI, il nostro connazionale Dario Scannapieco a rimarcare la performance e la proattività del nostro paese:
“È una buona partenza, quella dell’Italia nel Piano Juncker, siamo partiti con una forte accelerazione. Il 2016 sarà un anno interessante. Lanceremo il primo project bond in Italia sul Passante di Mestre”.
L’operazione rappresenterà un’innovazione metodologica e operativa, possibile apripista per un maggiore utilizzo di questo strumento dalle grandi potenzialità, per attrarre nuove classi di investitori istituzionali al finanziamento delle infrastrutture e alimentare la creazione di un mercato dei capitali unico europeo, disintermediando le banche.
Nel 2016 anche per le PMI italiane si vuole fare di più e dopo che nel 2015 ne sono state finanziare oltre 7.200 e 84.200 nel periodo 2008-2015 per 25 miliardi di euro in totale.
Le piccole e medie imprese e le start-up potranno essere aiutate sempre più a rafforzarsi patrimonialmente con operazioni di private equity e venture capital e così BEI e FEI lavorano a pieno ritmo con le banche italiane e soprattutto con Cassa Depositi e Prestiti che come abbiamo visto è sempre di più al centro del sistema.
Tra le priorità ci sarà lo sviluppo del Mezzogiorno, della banda larga e dell’utilizzo dei fondi strutturali europei, senza dimenticare l’impegno a sostenere le banche nazionali e a contribuire al rischio dei finanziamenti, con un occhio alla creazione della cosiddetta “bad bank”, argomento al centro delle discussioni tra Roma e Bruxelles, uno dei dossier più spinosi che si ritroverà in mano l’ormai Ex Vice Ministro Calenda prossimo Capo della Delegazione Italiana a Bruxelles.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it
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