Dopo lunghe discussioni all’interno dell’Unione Europea il “Pacchetto Marchi” è finalmente realtà, un regalo di Natale - è stato pubblicato in GU UE il 23 e il 24 dicembre - ormai inaspettato che include una serie di misure a favore in particolare delle PMI.
Quali sono i cambiamenti effettivi e soprattutto da quando avranno inizio?
I cambiamenti hanno riguardato sia il Regolamento che la Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio le cui novità vanno considerate nell’insieme.
Il Regolamento UE n. 2015/2424 modificato entrerà in vigore il 23 marzo 2016 e a partire da tale data l’Ufficio per l’armonizzazione nel mercato interno assumerà la nuova denominazione Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale (EUIPO).
Il marchio comunitario si chiamerà marchio dell’Unione Europea e tutti i marchi esistenti assumeranno automaticamente la nuova dicitura e il regolamento prevede anche una riduzione sulle tasse da pagare all’ufficio, sia quelle relative alla registrazione dei marchi commerciali della Ue sia ai rinnovi, fino ad un massimo del 37%.
L’altra grande modifica riguarda la direttiva 2015/2436, entrata in vigore lo scorso 12 gennaio e che riguarda il deposito dei marchi industriali per le imprese.
L’obiettivo è semplificare tale processo e armonizzare le procedure tra gli Stati, nonché rafforzare la certezza giuridica in caso di contenziosi, garantendo un coordinamento anche a livello europeo per una più efficace lotta alla contraffazione. Ad esempio è possibile che il titolare di un marchio UE impedisca a terzi di introdurre merci nel territorio doganale dell’Unione Europea che provengano da Paesi terzi (anche solo per il transito) e che riportino un marchio identico a quello europeo senza autorizzazione.
Si prevede l’accentramento in un unico ufficio - l’Ufficio per l’Armonizzazione nel Mercato Interno (UAMI) con sede ad Alicante - delle competenze per la tutela della proprietà industriale. È stata introdotta la possibilità di accesso online alle decisioni dell’ufficio, una banca dati elettronica, in sostanza procedure più snelle che garantiscano meccanismi di controllo e verifiche altrettanto celeri.
Per quanto riguarda invece la definizione di marchio, si legge nel testo:
“Possono costituire marchi UE tutti i segni, come le parole, compresi i nomi di persone o i disegni, le lettere, le cifre, i colori, la forma dei prodotti o del loro imballaggio e i suoni, a condizione che tali segni siano adatti a:
a) Distinguere i prodotti o i servizi di un’impresa da quelli di altre imprese;
b) Essere rappresentati nel registro dei marchi dell’Unione europea (“registro”) in modo da consentire alle autorità competenti e al pubblico di determinare in modo chiaro e preciso l’oggetto della protezione garantita al loro titolare”.
Interessante notare da un lato l’eliminazione dell’obbligatorietà della rappresentazione grafica del marchio, il che darà ampio spazio alla tutela dei marchi non convenzionali e dall’altro la sincronizzazione con il sistema di tutela delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche, a dimostrazione di quanto detto sul maggior controllo alla lotta contro la contraffazione.
Va inoltre segnalata l’apertura al mercato digitale e parliamo in questo caso della tutela dei domini, ad esempio, che possono creare - come già accaduto - non pochi contenziosi.
In conclusione proprio per tutelare le piccole realtà italiane che tendono molto spesso a sottovalutare l’importanza della protezione del proprio marchio vogliamo evidenziare che dal 1° febbraio sarà possibile presentare domande di agevolazione per favorire la registrazione di marchi comunitari e internazionali con il Programma “Marchi+2” attraverso due linee di intervento per un finanziamento complessivo di 2,8 milioni di euro:
• Agevolazioni per favorire la registrazione di marchi comunitari presso l’Ufficio per l’Armonizzazione nel Mercato Interno (UAMI) attraverso l’acquisto di servizi specialistici;
• Agevolazioni per favorire la registrazione di marchi internazionali presso l’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale (OMPI) attraverso l’acquisto di servizi specialistici.
Sarà prematuro offrire ai lettori un giudizio sulla nuova disciplina, tuttavia ci preme sottolineare quanto queste modifiche introdotte siano in linea con un piano ben preciso di protezione del “Made in Italy” e di rafforzamento dello stesso sui mercati internazionali.
Misure che grazie alla riduzione dei costi, delle lungaggini burocratiche e dei tempi di attesa favoriranno maggiormente le PMI che desiderano competere all’estero.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Francesca D’Agostino, redazione@exportiamo.it
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