Spiazzando molti addetti ai lavori, nel corso di un incontro con la stampa tenutosi a Palazzo Chigi, il Premier Renzi ha deciso: nel 2016 il Ministero delle Politiche Agricole cambierà nome e diverrà il Ministero dell’Agroalimentare.

La scelta del governo rivela in maniera chiara l’ambizione di fare del nostro Food&Beverage il fiore all’occhiello dell’export tricolore ed il simbolo dell’eccellenza italiana in giro per il mondo.

Il 2015 per il comparto agroalimentare italiano è stato un anno da ricordare con un giro d’affari pari a 135 miliardi di euro (circa l’8% del PIL) e ben 36 miliardi di euro di esportazioni: un record assoluto e una crescita del 7% rispetto al 2014.

I dati di una recente indagine Coldiretti su rilevazioni ISTAT relative ai primi 10 mesi dell’anno appena concluso, registrano come a primeggiare al di fuori dei confini nazionali siano ortofrutta (+11%), olio d’oliva (+10%), pasta (+9%) e vino (+6%) che accrescono sempre di più il loro peso e il loro appeal sui mercati esteri.

Non è una novità il fatto che il governo abbia intuito la centralità strategica del settore in grado di veicolare un messaggio di qualità ed efficienza dei nostri prodotti sui mercati esteri collaborando così al rilancio dell’immagine complessiva del Paese.

Si tratta di intervenire sui simboli per incidere sulla realtà con l’ambizione che non guasta e una scelta decisa per accrescere la competitività delle imprese del settore dal momento che, l’obiettivo è arrivare a toccare quota 50 miliardi di euro di export come ha illustrato lo stesso Renzi:

“Prendiamo un impegno ambizioso: l’export nell’agroalimentare è a 36 miliardi, è il record per l’Italia ma - anche se il ministro Martina mi odierà - è ancora poco, dobbiamo arrivare a 50 miliardi. Non è possibile che l’Italia con i numeri che ha non arrivi a quei livelli. Ci arriviamo, ci metteremo qualche anno ma ci arriviamo”.

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Oltre ai simboli bisogna però intervenire sulla realtà nel concreto e in questo contesto rientra perfettamente l’accordo triennale - per un valore totale di 6 miliardi di euro - appena firmato dall’esecutivo con Intesa San Paolo per finanziare e facilitare l’accesso al credito delle PMI del comparto Food&Bevarage ed incentivarne la nascita e la crescita, contribuendo a creare ricchezza ed occupazione.

Un messaggio positivo lo ha voluto lanciare anche Carlo Messina, Amministratore Delegato e CEO di Intesa Sanpaolo a dimostrazione dell’impegno del primo gruppo bancario italiano che darebbe piena disponibilità ad erogare l’intera somma se “ci fossero 6 miliardi di domanda da poter cogliere in un solo anno perché abbiamo la volontà di sostenere questo settore che può rappresentare il motore di crescita del Paese”.

Intanto le misure del “Piano straordinario per la promozione del Made in Italy e l’attrazione degli investimenti in Italia” iniziano a produrre i loro risultati come l’efficace contrasto al fenomeno dell’Italian Sounding che, grazie ai fondi stanziati, ha reso possibili 107.000 controlli. Gli accertamenti hanno portato a sequestri di prodotti per un valore complessivo di 81 milioni di euro fra cui spiccano 15.100 tonnellate di falso gorgonzola, 2 milioni di litri di falso aceto balsamico di Modena, 13 milioni di bottiglie di falso Prosecco e 5 mila tonnellate al mese di Parmigiano.

Si tratta solo dell’inizio e moltissimo ancora c’è da fare considerando che è stato stimato che il fenomeno dell’Italian Sounding ogni anno valga circa 60 miliardi di euro.

Una mossa intelligente potrebbe essere quella di studiare dei meccanismi premianti per tutti i cittadini che decidono di segnalare attività sospette, anche perché i numeri diffusi parlano di “appena” 400 segnalazioni nel 2015. Estremamente importante per stringere collaborazioni di contrasto al fenomeno della contraffazione alimentare più solide ed efficaci, sarebbe la firma di specifici accordi con i principali mercati esteri di destinazione dell’export italiano del comparto agroalimentare, Stati Uniti in primis.

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La nascita del Ministero dell’Agroalimentare è un effetto diretto della riforma Madia sulla semplificazione della Pubblica Amministrazione e vuole essere l’emblema di un impegno serio e concreto del governo come sottolineato sempre da Renzi:

“Il messaggio simbolico è che in Italia l’agricoltura e l’agroalimentare non sono il passato del paese ma la pagina più bella che scriveremo. In questi anni abbiamo perduto la sfida della filiera del valore del prezzo, perché non è stato fatto abbastanza. Dobbiamo far tornare di moda tutto ciò che è agricoltura ed agroalimentare”.

Come sempre è bene ricordare che lo storytelling positivo può solo in alcuni casi ed in una certa misura, essere d’aiuto nel raggiungimento dei target ma non può essere l’unico strumento messo in campo e sarà dunque onore ed onere del governo continuare a percorrere il brillante sentiero tracciato nel 2015 senza dimenticare che lo stesso record delle esportazioni nel settore è stato agevolato da un contesto internazionale in ripresa e da tassi di cambio favorevoli, condizioni che non è detto che si ripetano negli anni a venire. L’invito e il monito è sempre quello di non adagiarsi sui primi fasti perchè sarebbe un vero peccato.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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