A fine anno abbiamo già provato ad individuare alcuni Paesi che si candidano ad essere i protagonisti in questo 2016 e si spera capaci di offrire interessanti opportunità per dare un respiro più ampio ai profitti delle nostre PMI che fanno ancora i conti con un mercato interno che continua ad arrancare.

Il recente Rapporto “Club Consumo Prometeia” segnala come l’Italia fa fatica ad agganciare una solida ripartenza e si ipotizza un ritorno alla soglia di spesa pre-crisi delle famiglie italiane (circa 1000 miliardi di euro) solo nel 2020.

Se questi sono i dati e le previsioni, è innegabile come per il “Made in Italy” ottenere risultati sui mercati internazionali sia una necessità, ancor prima che un’opportunità.

Allora proviamo di nuovo a porre la lente di ingrandimento su realtà, tra loro distanti, ma accomunate da prospettive di crescita che meritano attenzioni particolari da parte delle nostre PMI e del Sistema Italia in generale.

In India le ambizioni e gli obiettivi di Narendra Modi con il programma “Make in India” puntano a rendere il Paese uno dei centri principali per la produzione a livello globale, promuovendo un deciso processo di liberalizzazione.

I vantaggi più rilevanti offerti dal Paese oltre all’immensità del mercato (1 miliardo e 250 mila persone) caratterizzato da una domanda in crescita costante, vanno cercate innanzitutto in una manodopera qualificata e specializzata a basso costo e nella ricchezza di materie prime.

Abbiamo già approfondito come Nuova Delhi strizzi l’occhio agli investitori stranieri cercando di rendere più snella la normativa che disciplina gli investimenti internazionali in molti settori: difesa, costruzioni, televisione, aviazione, banche, assicurazioni, e-commerce, ferrovie, tecnologie elettroniche.

Tra i focus principali nella nuova politica sugli IDE vi è la difesa, un campo delicato e strategico nel quale l’obiettivo è consentire gli investimenti stranieri fino al 49% (ben oltre il limite attuale del 24%) ed eliminando contestualmente la necessaria autorizzazione governativa prevista fino ad oggi.

L’apertura sarebbe ancora maggiore nel settore delle costruzioni, dove sarebbe consentito il 100% per realizzare centri commerciali e d’affari, senza particolari restrizioni o soglie minime di capitalizzazione.

Gli esperti sono convinti che le riforme in atto sosterranno la crescita del PIL indiano (+7,5%) nel 2016 mantenendola su livelli sostenuti ed in leggero rialzo rispetto agli ultimi due anni (rispettivamente 6,9% e 7,3%).

Il lavoro da fare non manca anche perché oggi l’India occupa un poco lusinghiero 130° posto nella classifica Doing Business della Banca Mondiale ed il nostro Paese non è ricompreso nella top ten degli investitori internazionali a Delhi. L’auspicio è che nel 2016 le nostre imprese siano capaci di cogliere l’occasione per rafforzare le relazioni bilaterali con quella che ormai è la principale destinazione globale degli investimenti internazionali (circa 30 miliardi di euro nel 2014-15 e una crescita del 27%).

Sulla sponda africana dell’Oceano Indiano, un player fondamentale per gli stessi equilibri regionali è il Kenya. Nairobi rappresenta un partner importante per l’Italia e gli italiani rappresentano, preceduti solo dagli inglesi, la seconda minoranza etnica del Paese perfettamente integrata e pienamente partecipe dello sviluppo economico dello stesso.

Le esportazioni “Made in Italy” valgono circa 200 milioni di euro ogni anno e si concentrano in macchinari industriali, prodotti chimici, elettrodomestici e prodotti alimentari che registrano un crescente apprezzamento pur dovendo confrontarsi con competitors ostici come Cina e Turchia.

La recente scoperta di giacimenti di idrocarburi nell’area Nord-Ovest del Paese, rende il settore energetico uno dei più fertili per chi è intenzionato a fare business in Kenya e per questo motivo per lo stato africano - che è sempre stato un importatore netto di fonti energetiche fossili - dovrebbero schiudersi prospettive interessanti.

Da monitorare anche il settore delle costruzioni ormai in costante crescita da diversi anni che potrebbe ulteriormente far impennare la richiesta di macchinari e complementi d’arredo, comparti in cui il “Made in Italy” vanta numerose ed indiscusse eccellenze.

Il Kenya è inoltre tra le mete turistiche più ambite a livello globale e, a testimoniarlo, c’è l’espansione dei flussi che ora provengono anche dallo stesso Continente africano oltre che da Stati Uniti, Europa ed Asia.

Infine è da segnalare anche l’enorme sviluppo sta avendo M-Pesa, un sistema di Mobile Payment che permette il pagamento e/o il trasferimento di denaro tramite smartphone e quindi bypassando l’utilizzo di contante e/o carte di credito. Oggi otto kenioti su dieci oggi effettuano così trasferimenti di denaro ed il costo di attivazione del servizio è di un solo euro.

Guardando all’America Latina ci piace segnalare ancora una volta l’importanza crescente dell’Uruguay, soprattutto per i grossi investimenti effettuati nelle energie rinnovabili arrivati a raggiungere 7 miliardi di dollari, circa il 15% del PIL nazionale, una cifra cinque volte superiore alla media latinoamericana e tre volte la quota raccomandata dagli esperti a livello globale.

Il segreto? Tariffe fisse per 20 anni, bassi costi per la manutenzione degli impianti e la presenza di aziende pubbliche forti e proattive.

In Uruguay la sobrietà attrae, non solo perché il Paese è capace di produrre il 94,5% del proprio fabbisogno di elettricità da fonti rinnovabili.

L’Uruguay è anche territorio fertile per manifattura, servizi e zootecnia e ciò ha scatenato un picco di interesse da parte degli investitori locali e internazionali e anche le nostre aziende dimostrano un interesse crescente in settori come infrastrutture e telecomunicazioni.

L’agricoltura rimane un settore strategico per il piccolo Paese sudamericano così come l’allevamento di bestiame e la produzione di latticini, settore in cui l’Italia è ricca di know-how di livello e potrebbe fornire non solo macchinari ma anche assistenza a Montevideo.

La presenza di zone franche, parchi industriali e la disponibilità di manodopera locale completano l’offerta insieme alle particolari agevolazioni ed esenzioni fiscali offerte dallo stato uruguaiano agli investitori internazionali.

Infine, anche sul fronte dell’istruzione, il programma uruguaiano appare ambizioso ed all’avanguardia prevedendo di dotare ogni studente di un PC per abbattere ogni barriera economica all’educazione e favorire un accesso universale ai nuovi strumenti di comunicazione.

Meno sorprendente è il profilo dell’Indonesia, potenza regionale importante per la sua collocazione geostrategica nonché per la ricchezza di risorse naturali (gas, petrolio, minerali, ecc.) e che suscita l’interesse di turisti di tutto il mondo per la sua straordinaria biodiversità.

Jakarta costituisce il quarto mercato più esteso sul globo terrestre, caratterizzato da un’economia in costante e rapida espansione (con una crescita media del PIL superiore al 5% nell’ultimo decennio) che punta, entro il 2020, ad entrare finalmente nella fascia dei Paesi medio reddito.

Il Paese corre con tasso di espansione più rapido di quello di Pechino anche grazie ad un sistema politico stabile e a prudenti politiche fiscali e monetarie che hanno portato il Paese ad essere destinatario di ben 37 miliardi di dollari di IDE nel 2014.

A livello settoriale i principali investimenti stranieri riguardano elettronica e settore minerario (18 miliardi), seguiti da costruzioni (8 miliardi) e dal settore alimentare (6 miliardi).

L’Indonesia rappresenta il primo partner commerciale dell’Italia tra i Paesi ASEAN e l’immagine dell’Italia è particolarmente buona nel Paese con diffuso riconoscimento dei nostri marchi storici e delle nostre eccellenze mentre è meno ampia la conoscenza delle capacità tecnologiche del nostro Paese, soprattutto nei settori più avanzati (meccatronica, aerospazio, servizi, IT, soluzioni ambientali e energie rinnovabili).

Le opportunità di investimento e commerciali che appaiono più promettenti sono varie e attraversano i diversi settori dall’agroalimentare alle calzature, dal tessile alle costruzioni ma c’è soprattutto grande attesa per “MP3EI”, il grande piano di sviluppo infrastrutturale (per un valore complessivo di 420 miliardi di dollari) pensato dal governo per attrarre investimenti stranieri che si propone di rendere l’Indonesia la decima economia mondiale entro il 2025.

Chiudiamo questo approfondimento con l’Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, questa la denominazione ufficiale del piccolo Paese situato nel sud dei Balcani abitato da poco più di 2 milioni di abitanti, con dei piani di sviluppo ambiziosi ed un’economia in fase di decollo (+3,7% quest’anno e un rialzo previsto del 4,5% per il 2016).

Favorevole normativa in materia investimenti, forza lavoro qualificata a costi competitivi e stabilità economica sono i principali punti di forza della Macedonia come dimostra la dodicesima posizione nel Doing Business 2016 redatto dalla Banca Mondiale.

Il Governo macedone sta facendo la sua parte ed ha annunciato un piano ambizioso di investimenti pubblici, soprattutto nei settori infrastrutture, energia, ambiente ed agricoltura.

Nel settore energia, nel 2014 sono stati avviati due importanti progetti “Boskov Most” e “Lukovo Pole”, rispettivamente una grande centrale idroelettrica e la rete primaria del gasdotto nazionale.

Si punta però anche sulla green economy con l’ammodernamento della rete fognaria della capitale del Paese, Skopje, oltre a voler reimpostare una gestione integrata dei rifiuti solidi urbani nelle principali regioni del paese.

Le imprese italiane dimostrano invece un crescente interesse per il settore agricolo anche in ragione della concessione a lungo termine dei terreni agricoli destinati alla coltivazione ed alla trasformazione di prodotti agricoli voluta dalle autorità locali e alla possibilità di sfruttare finanziamenti europei a fondo perduto fino al 50% dell’investimento.

La presenza dei prodotti italiani è discretamente strutturata per quanto concerne i beni di consumo, mentre nel comparto dei beni strumentali, in particolare l’industria del legno, edile, della plastica, metal-meccanica ed il settore automotive, le nostre aziende possono e devono ancor di più farsi largo nel mercato macedone.

In conclusione, come abbiamo visto, seppur in un periodo non florido per le economie nazionali, la realtà globale attuale offre opportunità che bisogna non solo comprendere ma anche avere il coraggio e la creatività di cavalcare. Mettersi in gioco non è semplice ma certamente le nostre PMI hanno tutte le carte in regola per competere ed avere successo anche sui mercati internazionali.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it

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