Nel primo semestre del 2015 i dati UNCTAD pubblicati nell’ultimo Global Investment Trends Monitor, periodico aggiornamento sull’andamento globale degli investimenti diretti esteri (IDE), registrano un rinnovato vigore nei processi di fusione e acquisizione transfrontaliera (M&A).
I processi di M&A rientrano a pieno titolo tra gli indicatori inequivocabili sull’andamento dei flussi di IDE in uscita e, nel periodo in esame, il dato è in decisa crescita, la più alta dal 2007 con un valore pari a 441 miliardi di dollari più che raddoppiato rispetto al primo semestre 2014 (+136%).
Rispetto al primo semestre 2014, quando il dato relativo alle multinazionali europee era negativo (-46 miliardi di dollari), nel periodo in essame tornano ad essere protagoniste di questa tendenza insieme alle imprese del Nord America (+110%), registrando l’incremento maggiore in valore (+179 miliardi di dollari).
Al contrario, dopo essere emersa come la più importante regione capace di investire in tutto il mondo, l’Asia per la prima volta nel 2014 ha registrato un calo nei processi di M&A (-27%). A livello geografico calano anche le attività delle multinazionali dell’America Latina e dei Caraibi e dell’Africa, riflettendo le conseguenze della svalutazione delle valute nazionali e la caduta dei prezzi delle materie prime.
Più in generale le attività delle multinazionali provenienti dalle economie in sviluppo e in transizione appaiono ridimensionate (73 miliardi di dollari) rispetto al primo semestre 2014 (110 miliardi di dollari) e in particolare si è più che dimezzato il valore delle operazioni sud-sud passate da 74 miliardi di dollari a 35 miliardi di dollari, mentre crescono anche se di poco le operazioni realizzate nelle economie sviluppate passate da 36 a 39 miliardi di euro.
In conclusione e proiettandosi un po’ più in là, anche se dal dato storico emerge come negli ultimi dieci anni - con la sola eccezione del 2009 - il valore dei processi transfrontalieri di M&A sia sempre stato maggiore a fine anno, l’UNCTAD sottolinea come l’exploit registrato nel primo semestre potrebbe non confermarsi con la stessa portata a fine anno anche se sarà certamente migliore rispetto al 2014.
Le ragioni di questo sostanziale e realistico ottimismo, vanno cercate nella presenza di una serie di fattori economici, finanziari e strutturali che suggeriscono per questo tipo di investimenti una crescita costante in valore nei prossimi anni, anche se a un ritmo più lento rispetto all’exploit attuale.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it
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