Nel 1997 gli stati membri (Laos, Vietnam, Cambogia, Myanmar, Thailandia, Malesia, Singapore, Indonesia, Filippine e Brunei) dell’Associazione degli Stati del Sudest asiatico (ASEAN) adottarono una road map che prevedeva entro il 2020 l’istituzione della Comunità Economica dell’ASEAN (AEC).
Nel tempo la concretezza dell’impegno politico assunto, ha trovato un riscontro concreto, nella velocità con cui le tariffe commerciali sono state tagliate negli anni successivi (in media dal 2,7% del 2007 allo 0,5% del 2014), favorendo un anticipo sui tempi per il lancio dell’AEC.
Quel giorno è arrivato domenica 22 novembre, a Kuala Lumpur, dove è stato siglato lo storico accordo che rende una realtà - a partire dal prossimo 31 dicembre - l’AEC, una nuova dimensione per la cooperazione regionale nell’area, che guarda con favore all’esperienza e alla parabola dell’Ue come traccia da seguire.
E’ indubbio come l’ASEAN rappresenti oggi uno dei più promettenti raggruppamenti regionali dei Paesi in via di sviluppo e la creazione dell’AEC per molti rappresenta, a giusta ragione, “l’evoluzione più importante nella storia Asean”.
Si tratta al contempo dell’ultima tappa e dell’inizio di una nuova sfida, per quel percorso complesso iniziato l’8 agosto del 1967 con la firma della Dichiarazione di Bangkok da parte dei ministri degli Esteri di Indonesia, Malaysia, Filippine, Singapore e Thailandia per sancirne la costituzione.
Con una popolazione di oltre 625 milioni, e una crescita economica a tassi annuali del 4-5% negli ultimi dieci anni, secondo una studio di McKinsey & Co nel 2014 - considerata come un solo Paese - l’ASEAN ha rappresentato l’ VII^ economia al mondo, con un PIL complessivo di circa 2.600 miliardi di dollari.
L’obiettivo di creare uno spazio economico comune finalizzato al libero movimento di merci, capitali e lavoratori specializzati in una regione con profonde diversità politiche e culturali, comincia dunque a prendere forma.
La Comunità è ancora in una fase embrionale e il recente accordo siglato non è ancora perfetto, infatti varie misure di effettiva liberalizzazione economica devono ancora essere realizzate, specialmente in alcuni settori considerati “sensibili” da singoli Paesi membri e una maggiore integrazione politica è ancora un obiettivo di lunga gittata.
Il 31 dicembre sarà il giorno ufficiale di istituzione dell’AEC e il nuovo anno inizia dunque con un nuovo attore pronto a scendere in campo sullo schacchiere internazionale, da protagonista.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Annarita Summo, redazione@exportiamo.it
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