30 miliardi di euro: questo sarebbe l’enorme costo che ogni anno le PMI italiane devono sostenere a causa del malfunzionamento della macchina amministrativa secondo uno studio recentemente condotto dal Centro Europa Ricerche (CER) in collaborazione con Info Camere Italia.
Una cifra davvero enorme, basta pensare che equivale, più o meno, al valore della legge di stabilità che il governo sta discutendo proprio in questi giorni per l’anno 2016.
Dallo studio emerge che oltre un quarto di questa cifra è attribuibile alle materie del lavoro e del fisco. Il governo si sta muovendo in questo senso ed ha preparato un piano triennale, l’Agenda per la semplificazione 2015-2017, la cui attuazione però tarda ancora ad essere completata. A regime questo vasto piano di sburocratizzazione dovrebbe portare ingenti risparmi non solo per le casse dello Stato ma anche per le stesse PMI che a regime potrebbero risparmiare quasi 10 miliardi di euro.
In effetti a partire dalla grande crisi economica che ha avuto inizio nel 2007 è peggiorata la percezione delle imprese nei confronti degli oneri burocratici da sostenere. Questa percezione è corroborata da dati inequivocabili.
In media una PMI deve dedicare oltre un mese del suo lavoro (34 giornate di un lavoratore a tempo pieno, il 52% in più della media Ocse) per adempiere le varie pratiche burocratiche e sono ben 70 le scadenze fiscali annuali da rispettare e ricordare.
Secondo lo studio CER-Rete Imprese Italia, se venissero attuate semplificazioni efficaci, fra quattro anni gli effettivi benefici sarebbero consistenti con un aumento del rapporto fra investimenti e PIL di 0,4 punti, un calo dello 0,5% della disoccupazione mentre il PIL crescerebbe di un punto percentuale. Circa la metà di questi effetti sarebbe di natura permanente portando ad un deciso incremento della competitività italiana.
Il Ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia ha recentemente commentato l’azione dell’esecutivo spiegando che il fine del piano è “fare dell’Italia un Paese semplice. Un Paese dove è semplice lavorare, investire e fare impresa”.
La riforma della PA dovrebbe rappresentare una grande riforma per sbloccare gli investimenti di cui il paese ha impellente bisogno per cogliere il volano della ripartenza economica che sembra dovrebbe consolidarsi nel 2016.
“Non è più accettabile lasciare gli imprenditori ostaggio di incertezze di tempi e di regole” ha dichiarato il ministro, annunciando che il 21 novembre a Torino saranno presentate tutte le innovazioni della PA legate al digitale.
C’è dunque grande curiosità attorno alle misure che il governo ha in cantiere ed in particolare l’attenzione è concentrata sull’avvio dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente (la Anpr che sostituirà le ottomila esistenti) e sul cosiddetto pin unico ovvero il Sistema pubblico di identità digitale.
La speranza è che le parole e gli annunci si possano al più presto concretizzare in interventi pratici.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
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