Il periodico Report Info Camere sulle startup innovative relativo al III^ trimestre 2015, recentemente pubblicato, offre interessanti spunti di riflessione.
Innanzitutto salta subito all’occhio come il numero di startup in Italia sia cresciuto del 10,8% rispetto al II^ trimestre, arrivando a contare oggi 4.704 realtà e naturalmente generando anche ricadute positive a livello occupazionale.
Secondo i dati trimestrali dell’INPS (che scontano un gap temporale di tre mesi sulla rilevazione reale), sono circa 1.000 i nuovi posti di lavoro creati dalle startup innovative (+25%).
Rimane costante però il dato che caratterizza le giovani imprese italiane, ovvero il numero ridotto di dipendenti, in media 2,9 ad impresa e con la metà delle giovani realtà innovative italiane che ne impiega al massimo due.
In poco meno di due anni il numero di persone coinvolte è quasi raddoppiato passando dalle 13.000 unità del settembre 2014 alle quasi 22.000 unità censite a giugno 2015, un aumento trainato oltre che dal sopracitato incremento dei dipendenti anche dall’incremento del numero di soci.
A livello regionale emerge come la Lombardia sia la regione più virtuosa in quanto ospita quasi il 22% del totale di startup innovative, seguita da Emilia Romagna (11,5%) e Lazio (9,7%), mentre a livello provinciale, non si registrano grandi sorprese, essendo il maggior numero di startup localizzato nelle province delle città più popolose del paese: Milano (14,5%), Roma (8,3%), Torino (5,2%), Napoli e Bologna (3%).
Da rilevare che circa il 75% delle giovani imprese italiane fornisce servizi alle imprese (dall’ informatica, alla R&S fino ai servizi di informazione), il 18,8% opera nel settore industriale e solo il 4,2% nel commercio.
Non bisogna dimenticare però come in generale - sebbene in aumento - in Italia il numero di startup rimane modesto e pari solo allo 0,31% su un totale di oltre un milione e mezzo di società di capitali.
Il prototipo di startup che emerge è quella che oltre ad avere un numero di dipendenti esiguo, dispone anche di un capitale sociale limitato (circa 50.000 euro ad impresa) e registra una presenza femminile e straniera minoritaria (solo il 13% dispongono di una compagine societaria a prevalenza femminile e solo il 2,1% a prevalenza straniera) mentre è migliore il dato relativo agli under 35 che si trovano in maggioranza in quasi una startup su quattro.
Mediamente i due principali indicatori di redditività, il ROI ed il ROE, risultano essere negativi però è interessante rilevare che per le startup in utile, gli indicatori sono sensibilmente più elevati se confrontati con altre società di capitali.
Ad emergere è una ritrovata volontà degli italiani ad impegnarsi nel provare a fare impresa anche perché, in numerosi casi “mettersi in proprio” costituisce un’opportunità a livello occupazionale che in molti e soprattutto i più giovani - basta guardare i dati relativi alla disoccupazione giovanile (40,5%) per comprenderlo - oggi faticano ad ottenere.
Serve dunque un impegno concreto da parte del Governo per cercare di fare di più per favorire la nascita di nuove imprese per essere capaci di cogliere in prospettiva e appieno i benefici della ripresa economica che nel 2016 dovrebbe iniziare a dispiegare i suoi effetti definitivamente.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Marco Sabatini, redazione@exportiamo.it
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