Avere una buona definizione del proprio business è un punto di partenza importante perché permette di identificare la tipologia della clientela che si vuole servire, di monitorare i concorrenti e di identificare i fattori critici di successo per l’azienda.

Nell’individuazione dei propri mercati target non si può prescindere da un’analisi attenta e dettagliata sulla presenza di barriere tariffarie e non tariffarie sul mercato.

Tali barriere nascono da scelte politiche precise, volte a proteggere determinati prodotti e/o settori e la stessa Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) è nata con lo scopo di regolare e gestire le negoziazioni multilaterali e favorire l’armonizzazione dei confini e delle barriere presenti, guidata da principi fissati e condivisi dai suoi membri.

- Consolidazione tariffaria: ogni Paese membro deposita una lista di prodotti e servizi indicando un dazio doganale massimo ed una volta consolidato, i Paesi non potranno imporre dazi più elevati. I Paesi sviluppati hanno consolidato i dazi doganali su circa il 99% dei prodotti. Tale percentuale scende al 73% per i Paesi in via di sviluppo.

- Restrizioni quantitative alle importazioni/esportazioni: divieto espresso all’uso delle restrizioni quantitative e proprio per evitare comportamenti del genere sono state fissate regole precise per l’uso delle licenze d’importazione.

- Nazione più favorita: ovvero se un Paese accorda ad un altro un dazio più vantaggioso dovrà poi estenderlo anche a tutti gli altri membri dell’organizzazione.

- Trattamento nazionale: divieto di discriminazione tra prodotti simili ma provenienti da Paesi diversi.

Sono ancora molti i passi da compiere affinché il commercio diventi davvero libero e in molti Paesi persistono dazi elevatissimi all’entrata che ostacolano enormemente l’ingresso di nuovi operatori sul mercato.

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In cosa differiscono le barriere tariffarie da quelle non tariffarie?

Mentre le prime sono tutte quelle che impongono una tariffa, un dazio o un tributo da pagare obbligatoriamente, ponendo da subito uno svantaggio e una minore competitività rispetto alla concorrenza locale, le barriere non tariffarie risultano più difficili da categorizzare ma producono ugualmente costi per l’impresa e spesso vengono anche definite occulte proprio in ragione della difficoltà nell’individuarle.

In generale si può distinguere tra limitazioni quantitative e regole tecniche e standard di prodotto.

Tra le limitazioni quantitative si individua il contingentamento che viene emanato da un’apposita autorità, stabilendo limitazioni quantitative di determinati prodotti provenienti dall’estero. In questa situazione chi volesse comunque esportare il prodotto oggetto di contingentamento dovrà ottenere l’assegnazione della relativa quota. Il limite può essere fissato sia in termini di valore che di volume, ma oggi si tende a ricorrere poco a tale tipo di limitazione.

Diverso è il caso delle limitazioni volontarie alle esportazioni dove è lo stato esportatore a controllare i prodotti da esportare, sottoponendoli al regime delle licenze. Tali licenze vengono rilasciate dalle autorità competenti entro limiti quantitativi prestabiliti.

Infine l’embargo che può avvenire sia per motivi economici che per ragioni di sicurezza nazionale o più propriamente politici. Si tratta di decisioni prese o dal singolo Stato o da un’organizzazione internazionale che le impone a un determinato Paese, un esempio pratico ci viene offerto da Mosca che ha adottato l’embargo nei confronti dell’Europa su gran parte dei prodotti agroalimentari come risposta alle sanzioni europee. Questa decisione incide in maniera profonda sulle nostre relazioni commerciali e solo lo scorso anno le esportazioni italiane sono scese dell’11.6% e per il 2015 la tendenza non mostra segni positivi. Secondo il Ministro dello sviluppo economico italiano Calenda: “Stiamo parlando di un rischio di perdite di esportazioni totali di 3 miliardi di euro su un totale di esportazioni di beni italiani nel mondo di 400 miliardi”.

Per quanto riguarda regole tecniche e standard di prodotto, col passare del tempo quasi tutti i Paesi si sono accordati nell’elencare una serie di caratteristiche tecniche proprie dei prodotti o determinati modi di produzione da seguire affinché vengano considerati sicuri. Così l’impresa estera che decide di vendere il suo prodotto in un determinato Paese dovrà assicurarsi di possedere determinati requisiti comprovati da appositi certificatori. Tutto ciò equivale naturalmente ad un costo ulteriore per l’impresa che incide anche sui tempi di penetrazione commerciale e comporta analisi più accurate e approfondite per ogni Paese e per ogni prodotto. L’impresa si trova quindi nella condizione obbligata di dover differenziare i propri prodotti in base alle esigenze del mercato di destinazione.

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Un ultimo accenno va ai calendari di importazione, misura che interessa soprattutto determinati prodotti agricoli, la cui importazione non è effettuabile in qualsiasi momento dell’anno ma solo in determinati periodi che molto spesso coincidono con la bassa stagione agricola.

Negli ultimi anni le barriere tariffarie sono state adottate in misura sempre minore, mentre è cresciuto l’utilizzo di barriere non tariffarie e le imprese si trovano costrette ad adottare misure quali l’applicazione di un prezzo minimo con il rischio di innescare una guerra tra prezzi e alimentare il fenomeno del dumping.

Il dumping consiste nella vendita all’estero a prezzi inferiori rispetto a quelli applicati sul mercato nazionale o addirittura sotto costo. Per questo motivo sono state tracciate una serie di misure antidumping volte ad evitare che sussista una concorrenza sleale tra imprese e così il prezzo d’esportazione considerato è quello FOB, ovvero senza i costi di assicurazione e di trasporto.

Questo è solo un piccolo contributo che vuole far capire quanto sia complessa la dimensione internazionale e quanto molteplici siano gli elementi da prendere in considerazione nelle proprie scelte e nelle proprie azioni.

Un’adeguata e attenta analisi per valutare la migliore strategia d’ingresso nei potenziali mercati target deve essere sempre il punto di partenza.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Francesca D’Agostino, redazione@exportiamo.it

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