Continua il nostro approfondimento sul piccolo, prospero e dinamico emirato del Golfo che negli ultimi anni si è imposto - come abbiamo visto - come un player importante sullo scacchiere internazionale anche in ragione di una gestione oculata dell’immenso patrimonio finanziario accumulato dai proventi della vendita di petrolio e gas.
Per un quadro completo sul Paese è dunque utile approfondire quelle che sono le condizioni operative per chi decide di investire nel piccolo emirato, focalizzando l’attenzione anche sugli importanti incentivi presenti.
Nel Paese si accoglie con favore la partecipazione delle aziende straniere pronte a sottoscrivere joint ventures con società locali. Tutti i settori dell’economia qatarina, sono aperti agli investimenti stranieri a condizione che nella società, i soci locali detengano una quota non inferiore al 51%. Bisogna segnalare in realtà come esistano anche patti parasociali che prevedono diverse ripartizioni degli utili nonché accordi speciali per l’amministrazione e la gestione operativa della società.
Il Governo di Doha ha negli anni previsto anche una serie di incentivi per favorire la costituzione di joint ventures a partecipazione mista, tra le quali agevolazioni sul prezzo del gas, dell’elettricità e dell’affitto annuo dei terreni industriali.
Non è prevista invece alcuna tariffa doganale sull’importazione di macchinari, impiantistica e parti di ricambio e nessuna tassa sulle esportazioni, mentre esistono esenzioni fiscali sui profitti societari per periodi pre-determinati e nessuna restrizione quantitativa sulle importazioni.
Anche i redditi da lavoro dei cittadini stranieri non sono tassati e vi è un’immigrazione libera a condizione di poter contare su un contratto di lavoro e sono anche previste facilitazioni per l’impiego di manodopera straniera, specializzata e non.
Il regime impositivo sulle società è “leggero” e dopo le ultime modifiche intervenute per incentivare gli investimenti stranieri, il livello di imposte sulle società è pari al 10%, indipendentemente dai profitti generati dalle aziende, con la previsione di una tassazione aggiuntiva del 2,5% per le imprese quotate in Qatar.
I rapporti commerciali del Qatar si concentrano essenzialmente nell’area asiatica, soprattutto per ciò che riguarda le esportazioni (in gran parte, petrolio e gas naturale) e prevalentemente sono dirette verso Giappone e Corea del Sud seguiti da India e Cina.
Le importazioni risultano più differenziate dal punto di vista dei mercati di approvvigionamento, con gli Emirati Arabi Uniti e gli Stati Uniti in testa seguiti da Arabia Saudita e Regno Unito.
La bilancia commerciale di Doha, per effetto delle esportazioni di idrocarburi, è costantemente in positivo e ciò permette al piccolo emirato di accumulare notevoli riserve da utilizzare - come abbiamo visto - nell’acquisto di asset internazionali.
Dando invece uno sguardo alle relazioni commerciali bilaterali Italia – Qatar e ai dati ICE-ISTAT, vediamo come nel 2013 l’export italiano verso il Paese del Golfo è cresciuto del 4,9% arrivando a quota 1,07 miliardi di euro.
Nell’ultimo anno si è registrata una flessione (-3,3%), mentre in linea con la crisi nell’ultimo biennio si è assistito a un crollo delle importazioni italiane composte essenzialmente da GNL (-22,3% nel 2013 e -36,4% nel 2014). Nel primo semestre dell’anno in corso invece, le esportazioni crescono (+2,6%) e le importazioni pur se ancora in negativo, invertono la tendenza (-4,5%).
Tra i principali beni esportati dall’Italia troviamo meccanica strumentale, autoveicoli e arredamento; mentre tra le principali società italiane operanti nel Paese ci sono Finmeccanica (attraverso le controllate Fata, Selex Sistemi Integrati ed AgustaWestland), Saipem, Salini-Impregilo, Rizzani De Eccher, Prysmian, Trevi, Astaldi, Maire Tecnimont, Anas, Marcegaglia e altri importanti player.
Dando uno sguardo al futuro invece, secondo le previsioni SACE l’export italiano nel 2016 crescerà del 9,7%.
La percezione del “Made in Italy” è ottima ed è associata al lusso, all’altissima qualità e al valore creato del design. Anche nel food and beverage nell’ultimo periodo si è assistito localmente alla nascita di ristoranti, gelaterie appartenenti a brand italiani come Antica Pesa (storico ristorante romano da poco presente anche a Doha) e Flor (catena di gelaterie tutta italiana molto attiva nel Paese).
Ingenti riserve di gas, investimenti esteri e privati fanno del Qatar un partner privilegiato per i player mondiali che - a differenza dei suoi vicini del Golfo, Bahrain e Oman - non nasconde un pericolo imminente di impoverimento delle risorse e soprattutto i ricavi non devono essere distribuiti su una vasta popolazione nazionale come in Arabia Saudita.
Con le opportunità si annidano e convivono anche le difficoltà.
Oltre alla differente cultura del mercato, alla quale non sempre si riescono ad adattare prodotti e servizi concepiti altrove, la scelta del partner o del progetto più appropriato può di per sè rappresentare il primo vero scoglio per entrare.
Le opportunità per le imprese italiane non mancano, almeno sulla carta, ma per intercettare davvero quelle migliori e realmente generatrici di valore aggiunto occorre naturalmente studiare approfonditamente il mercato e valutare in modo completo il proprio partner. Le condizioni locali rendono come abbiamo visto profittevole investire localmente nei fattori produttivi.
Il raccolto come sempre, è frutto di una corretta strategia e di una ancor più efficace azione operativa sul campo, ma occorre pazientare e perseverare nel tempo.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Alessio Gambino, redazione@exportiamo.it
Articolo tratto da Newsmercati n.201
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