Interbrand, gigante a stelle e strisce in brand consultancy, ha recentemente presentato la XVI^ edizione della classifica “Best Global Brands” che identifica i 100 brand globali a più alto valore economico.

Per il terzo anno consecutivo Apple e Google si confermano ai vertici della classifica, al primo e al secondo posto ed un valore per la Mela di Cupertino di 170,276 miliardi di dollari e una crescita di valore del brand rispetto al 2014 del 43%, “inferiore” solo a quella di Facebook (23°) che guadagna sei posizioni in classifica e ha visto crescere nell’ultimo anno il proprio brand di ben il 54% e oggi ha un valore di 22,029 miliardi di dollari. Google, valutato 120,314 miliardi di dollari, incrementa il proprio valore del 12% mentre Coca-Cola si mantiene al terzo posto pur essendo l’unico brand “a medaglia” che vede diminuire anche se leggermente il valore del proprio brand.

Ai piedi del podio troviamo altri due colossi hi-tech con la Microsoft (4°) a quota 67,7 miliardi di dollari (+11%) e IBM (5°) a 65,1 miliardi di dollari (-10%).

Seguono Toyota (6°) con un valore in crescita (+16%) di 49 miliardi di dollari, Samsung (7°) stabile a 45,3 miliardi di dollari, General Electric (9°) con un valore in calo (-7%) che si attesta a 42,3 miliardi di dollari e McDonald’s (10°) con un valore di 38,8 miliardi di dollari in calo (-6%) rispetto all’ultima edizione.

Anche Amazon (10°) segna un gran balzo in avanti, entrando per la prima volta nella top ten con un valore del marchio pari a 37,948 miliardi di dollari, in netta crescita (+29%) e ben 5 posizioni guadagnate.

Più in generale a dominare la classifica quest’anno sono i brand dei settori IT ed automotive con un totale di 28 posizioni su 100 e un valore aggregato delle aziende della tecnologia corrispondente a circa un terzo (33,6%) del valore totale dei 100 brand dello studio. Tutto ciò dimostra come il trend vincente vada di pari passo con l’affermazione digitale e basta guardare l’attico e il superattico della classifica, occupati da Apple e Google, due brand che stanno prendendo il largo rispetto a tutti gli altri, senza dimenticare il trend di crescita del “giocattolo” di Mark Zuckerberg, sempre più proiettato verso posizioni di testa.

Cinque le matricole di quest’anno nella speciale classifica e sono in ordine di apparizione Lego (82°), PayPal (97°), MINI (98°), Moët & Chandon (99°) e Lenovo (100°).

I mattoncini danesi della Lego si differenziano rispetto alle altre matricole perché capaci di essere aggregati nella classifica con un valore già importante di 5,362 miliardi di dollari. Sono i risultati di una strategia aziendale che ha visto la trasformazione e l’evoluzione dell’impresa, attraverso la saggia combinazione di storia e rilevanza del brand, oggi ancora protagonista, ma attraverso la promozione di nuove esperienze, espressioni e modi di interazione, capace così di attraversare le generazioni e di conquistare anche i “nativi digitali”.

Il più grande produttore cinese di personal computer, Lenovo chiude la speciale classifica quest’anno.

Dopo il debutto di Huawei (88°) nel 2014 che in un anno ha guadagnato 6 posizioni e ha visto crescere il valore del brand del 15% arrivando ad una valutazione pari a 4,5 miliardi di dollari circa, Lenovo diviene il secondo brand della Repubblica Popolare Cinese capace di entrare in classifica.

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Tra i testimonial italiani la top 100 annovera solo la fiorentina Gucci (50°) posto, con valore marchio in calo (-14%) a 8,8 miliardi di dollari, mentre Prada (69°) vede crescere (+4%) il valore del proprio brand arrivando a 6,2 miliardi di dollari.

La presenza ridotta dei brand italiani si spiega con la dimensione relativamente contenuta delle imprese che compongono il nostro tessuto industriale ed essendo sostanzialmente una classifica sul valore economico, il fatto è determinante. I nostri brand infatti sono estremamente influenti, ma su scala ridotta, oltre a soffrire la presenza di un mercato dei capitali relativamente ancora in fase di sviluppo, l’assenza di player globali in settori strategici come nell’IT e un’atavica tendenza alla non aggregazione che caratterizza il tessuto imprenditoriale tricolore.

Jez Frampton, Global Chief Executive Officer di Interbrand ha dichiarato:

“Lo studio Best Global Brands mette in evidenza le strategie che i brand dovrebbero perseguire per avere successo in un mondo iper-frammentato, quale quello di oggi. Dato che gli individui richiedono esperienze immediate e personalizzate, imprese e brand devono muoversi ‘alla velocità della vita’.

Molti di questi brand sono così istintivamente allineati con le priorità delle persone da integrarsi senza soluzioni di continuità nella loro quotidianità”.

E’ indubbio come nella società di oggi, nei gangli e nei meccanismi che al contempo la governano e la disorientano, questa speciale classifica rappresenti una finestra su un mondo in continuo e repentino cambiamento dove a vincere è chi abbandona concetti e categorie mentali ormai superate per offrire soluzioni uniche ai propri clienti.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it

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