Di fronte all’emergere di nuove opportunità di mercato e alla progressiva riduzione dei costi di produzione, negli ultimi tre decenni le imprese private hanno visto crescere i loro profitti in maniera strabiliante. Tutto ha un inizio e una fine però, e nel percorso umano tracciato nei millenni, le civiltà così come i sistemi economici e gli imperi invincibili sono scomparsi e a pensarci bene le stelle stesse, quelle vere, sono inesorabilmente destinate al collasso.

L’importante è esserne consapevoli e per il resto, come salmodiava qualcuno: “così vanno le cose, così devono andare”.

Il recente rapporto “Playing to win: the new global competition for corporate profits” pubblicato dal McKinsey Global Institute offre alcune statistiche preziose risultanti dall’analisi dei dati di quasi 30.000 aziende in tutto il mondo che cercano di tracciare in prospettiva le sfide che attendono le economie avanzate.

Emerge come dal 1980 al 2013 le imprese multinazionali hanno quintuplicato l’utile netto e nelle economie avanzate sono stati incamerati i 2/3 dei profitti mondiali, ma anche come questo trend è destinato a invertirsi.

Oggi la quota di aziende con sede in Paesi emergenti all’interno della classifica “Fortune 500” va oltre un quarto del totale (26%), mentre nel 1980 era il 5%, e sono imprese che si stanno espandendo a livello globale seguendo le traiettorie già tracciate da predecessori in questo percorso come Giappone e Corea del Sud, basta pensare che negli ultimi dieci anni le 50 maggiori aziende emergenti in tutto il mondo hanno raddoppiato la percentuale dei loro ricavi provenienti dall’estero arrivando al 40%.

Le multinazionali delle economie avanzate hanno beneficiato contestualmente in questi decenni dell’aumento dei consumi e degli investimenti industriali e della disponibilità di manodopera a basso costo, oltre a poter chirurgicamente muoversi lungo la global value-chain.

Un numero in merito a ieri, oggi e domani può rendere meglio l’idea. Osservando l’incidenza dei profitti privati sul PIL Mondiale nel periodo 1980-2013 si nota come si sia passati dal 7,6% al 9,8% mentre guardando al domani si ritorna a ieri perché nel 2025 la stima si ferma al 7,9%.

Anche il numero dei consumatori è destinato a salire in misura maggiore rispetto agli ultimi vent’anni con 1,2 miliardi di consumatori in più e secondo le stime entro il 2025 si aggiungeranno 1,8 miliardi di persone.

Un fattore fondamentale è oggi rappresentato dall’aumento delle imprese high-tech a Oriente come ad Occidente, capaci di arrivare in maniera rapida ad esponenziale a un numero sempre maggiore di clienti e di poter fornire alle aziende più piccole una rampa di lancio a basso costo per competere meglio nel mercato globale.

I profitti si spostano sempre di più dall’industria a quello che MGI definisce “Idea Sector” che rappresenta oggi il 31% dei profitti generati dalle aziende occidentali, rispetto al 17% del 1999. Il riferimento è a tutto ciò che ruota intorno a ricerca e sviluppo, marchi e brevetti, software e algoritmi e i margini più alti si concentrano in settori come quello dell’industria farmaceutica, dei media, della finanza e della tecnologia connessa all’informazione. Si crea ed alimenta un divario sempre maggiore tra le imprese più redditizie e tutti gli altri, mentre i margini diventano sempre più difficili nelle industrie ad alta intensità di capitale, nelle quali garantire l’efficienza operativa è diventato sempre più impresa ardua.

Le economie emergenti rappresentano oggi il 40 per cento del fatturato globale e le imprese si stanno espandendo a livello globale attraverso strategie aggressive di fusioni ed acquisizioni, perseguono strategie di lungo termine per costruire posizioni di primo piano senza ossessioni da trimestrale.

Di fronte al rallentare della crescita dei profitti naturalmente ci saranno un numero sempre maggiore di aziende a lottare per una fetta più piccola della torta e gli stessi leader di settore attuale non possono concentrarsi solo a difendere la loro nicchia di mercato.

La virtù sta proprio nel capire dove andare e cosa fare prima degli altri con una buona dose di ottimismo ma anche con un approccio pro-attivo e lungimirante capace di captare per tempo la portata disruptive della prossima evoluzione tecnologica e di analizzare i nuovi mercati in maniera capillare e concentrandosi sull’attrazione e la vera e propria “conquista” delle migliori menti in circolazione.

Necessarie saranno dunque visione, ottimismo e agilità nella struttura e nell’azione, cercando partner con orizzonti lunghi che favoriscano la creazione di valore a lungo termine.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it

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