Continua il nostro approfondimento sulla crisi brasiliana e per cercare di capire appieno la dinamica in atto nel Paese, non si può non considerare la realtà attuale dalla prospettiva di chi fa impresa.

Le realtà più colpite oggi sono quelle che hanno bisogno di un cospicuo accesso al credito per mantenere la loro attività di business e in Brasile le banche - per le persone fisiche e per quelle giuridiche - hanno ridotto le loro linee di credito. A ciò si unisce il fatto che con l’instabilità economica cresce in maniera esponenziale anche il rischio default, aumentando di conseguenza la rigidità delle condizioni per la concessione di un credito.

Il risultato di questa situazione è una difficoltà maggiore ad ottenere finanziamenti dalle entità private, mentre le banche pubbliche si trovano in una situazione pressoché identica e costrette a ridurre i crediti.

Come certificato dall’Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica - IBGE, la disoccupazione rimane elevata e nel mese di agosto ha raggiunto il suo massimo dal 2009 attestandosi al 7,6%, dopo aver toccato il 7,5% nel mese di luglio. Ad agosto 2014 il tasso era al 5%.

Il numero dei disoccupati è pari a 1,9 milioni, mentre nel settore privato il numero di lavoratori con regolare contratto ha raggiunto gli 11,3 milioni, registrando quindi, rispetto ad agosto 2014, una diminuzione del 3,8% (445.000 persone in meno). Il reddito medio reale dei lavoratori, stimato in 2,185.50 R$ è in calo del 3,5% rispetto allo scorso anno ma in aumento dello 0,5% rispetto a luglio.

I livelli di disoccupazione delle principali capitali del Paese sono impietosi e si registrano aumenti molto significativi a Salvador (dal 9,3% al 12,4%); San Paolo (dal 5,1% al 8,1%); Recife (dal 7,1% al 9,8%); Belo Horizonte (dal 4,2% al 6,7%); Rio de Janeiro (dal 3,0% al 5,1%) e Porto Alegre (dal 4,8% al 6,0%).

I principali motivi che hanno originato l’attuale situazione negativa del mercato brasiliano, possono essere direttamente collegati a criticità specifiche che qui di seguito proviamo a sintetizzare.

- Investimenti in infrastrutture: la celebrazione dei Mondiali di Calcio del 2014 ha comportato enormi spese senza però mantenere quanto promesso in termini di miglioramento infrastrutturale (telecomunicazioni, trasporti pubblici e energia) e persistono gravi problematiche legate alla logistica, alla movimentazione di uomini e merci e all’efficienza tecnologica.

- Pianificazione strategica a lungo termine: le strategie adottate dall’attuale Governo per contrastare gli effetti della crisi economica, hanno dato l’impressione di essere delle mere misure di emergenza e non il frutto di soluzioni pianificate nell’ambito di una strategia macroeconomica chiara e definita.

- Scelte politiche ed economiche: un’eccessiva influenza ideologica sulla definizione delle politiche economiche genera inevitabilmente instabilità nella pubblica amministrazione e nei diversi settori della società (istruzione, salute pubblica, sicurezza ed economia).

- Credibilità: i gravissimi scandali di corruzione politica che si stanno susseguendo, uniti alla comune percezione di impunità che protegge i protagonisti, non possono far altro che generare un sentimento di sfiducia verso l’attuale classe politica e verso le scelte adottate.

Il governo di Dilma Rousseff è costretto oggi a una dura politica di austerità oltre ad un inevitabile e difficile risanamento dei malandati conti pubblici mentre aumenta il rischio che nuove agenzie di rating possano declassare i titoli del debito brasiliano, seguendo quanto già fatto all’inizio del mese dalla Standard & Poor’s che ha declassato da stabile a negativa la prospettiva sulla nota sovrana del Brasile.

Il Governo ha recentemente annunciato nuovi tagli e aumenti delle tasse per eliminare il deficit di 35 miliardi di Reais del bilancio 2016 con l’obiettivo di generare un surplus di circa 60,4 miliardi di Reais.

Tuttavia le misure annunciate devono essere ancora presentate al Congresso Nazionale, ostile al Governo, ed è quindi massima l’incertezza circa l’adozione di tali misure.

La posizione della Presidente Dilma Rousseff peggiora ogni giorno di più.

Cresce il malcontento anche all’interno della maggioranza politica e ciò impedisce l’adozione di misure rivolte a rilanciare l’economia contribuendo così ad aumentare il clima di incertezza ed instabilità.

Bisogna infine rilevare che nonostante il Real svalutato generi un aumento dell’inflazione e di conseguenza un aumento dei prezzi all’importazione, facilita al contempo le esportazioni con i prezzi dei prodotti che diventano più competitivi all’estero, facendo crescere la domanda di prodotti brasiliani.

Nel caso del Brasile però bisogna innanzitutto abbandonare l’isolamento commerciale che lo ha caratterizzato sino ad oggi: le esportazioni rappresentano appena il 13% del PIL, ben lontano dal 45% della Germania e il 32% del Messico.

Il Brasile ha sicuramente grandi risorse e ambizioni che rendono poco verosimile una caduta drammatica del Paese ma certamente la prospettiva è la previsione di riduzione dell’attività economica.

Per quanto riguarda le imprese, è probabile che si continui a registrare un certo rallentamento degli investimenti, rinviando le decisioni strategiche riguardanti l’espansione delle attività così da avere una visione migliore di ciò che accadrà nei prossimi mesi.

La negativa situazione economica che vive il Brasile può essere certamente invertita, ma spetta al Governo garantire soluzioni efficaci che tornino a stimolare le imprese e ad attrarre gli investimenti stranieri.

Appare così indispensabile definire solidi accordi commerciali con l’Unione Europea, superando i veti imposti nell’ambito del MERCOSUR da alleati decisamente poco lungimiranti come Argentina o Venezuela.

Una maggiore apertura al commercio internazionale è una valida soluzione per superare le anacronistiche barriere di protezionismo del mercato interno che storicamente - invece di proteggere e stimolare l’industria nazionale - hanno sempre avuto l’effetto opposto, rendendo le aziende poco competitive ed indifferenti a miglioramenti in termini di produttività ed efficienza.

Il recupero dell’economia brasiliana dipenderà quindi in grande misura dal Governo che dovrà affrontare delicatissime sfide legate al risanamento del bilancio, alla pianificazione strategica, al reale miglioramento delle infrastrutture, alla stipula di accordi commerciali con l’Unione Europea e alla definizione della propria politica fiscale.
In sintesi l’esame più difficile dopo anni di crescita a tratti spensierata, a tratti contraddittoria, comincia adesso con la crisi e le risposte non potranno essere evanescenti o ideologiche, ma credibili e concrete.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Tommaso Tamponi Project Manager di IBS América Latina, redazione@exportiamo.it

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