Forum Ambrosetti: lo scenario di oggi e di domani per le strategie competitive

Forum Ambrosetti: lo scenario di oggi e di domani per le strategie competitive

09 Settembre 2015 Categoria: Marketing Internazionale Paese:  Italia

Anche la 41^ edizione del Forum The European House Ambrosetti  - dal 4 a 6 settembre - nella splendida, nobile ma anche vituperata cornice di Villa d’Este di Cernobbio, é andata.

Quest’anno l’appuntamento ha un doppio valore perché é coinciso con l’importante traguardo del 50° anniversario di attività di quello che - per il secondo anno consecutivo - é stato nominato primo Think Thank privato italiano e quarto a livello europeo nell’edizione 2015 del “Global Go Think Thanks Report” stilato dall’Università della Pennsylvania.  

“Lo scenario di oggi e di domani per le strategie competitive” é il tema sul quale si confrontano tutti i convenuti nella tre giorni in riva al lago di Como.

L’ Ambrosetti Club Economic Indicator licenziato il giorno prima dell’inizio della manifestazione invece, ragionando sulla situazione economica del Paese, aveva rilanciato sul piano interno con un pizzico di ironia, l’interrogativo di tutti di fronte alla timida ripresa economica registrata nel primo semestre del 2015 e l’uscita dalla recessione che persisteva dal 2011: “Il Paese si é rimesso in moto…o in motorino?”

La pubblicazione nasce proprio per fornire indicazioni anticipate sul sentiment e sulle prospettive economiche dell’Italia, sull’occupazione e sugli investimenti delle imprese, con l’obiettivo di rendere disponibili a imprese, istituzioni e policy maker, indicazioni sull’andamento futuro del sistema economico italiano, sull’occupazione e sugli investimenti, prima delle pubblicazioni ufficiali che in questi ambiti (attività economica, occupazione e investimenti) sono di tipo macroeconomico e richiedono tempo per essere raccolti, analizzati e pubblicati con ritardi di 30-40 giorni per i principali indicatori mensili e di 90-100 giorni per quelli trimestrali.

Ancora non siamo di fronte a una fase di crescita economica perché in tal caso l’incremento dovrebbe estendersi alla società in toto a livello settoriale, geografico e funzionale e tutto ciò purtroppo, é evidente, non accade.

Le prospettive rimangono positive ma non mancano le preoccupazioni per il rallentamento della Cina e delle economie asiatiche, così come accade alle economie emergenti (Brasile e Turchia) e non mancano tensioni geopolitiche alle nostre porte (Russia e Medio Oriente); anche se é vero che un’economia in trasformazione come la nostra, un allineamento astrale come quello attuale con prezzi dell’energia bassi e tassi di interesse al sicuro grazie al programma di Quantitative Easing lanciato dalla BCE, migliorano le premesse.

Gli indicatori costruiti sulla base di una ricerca effettuata ad hoc tra i membri dello stesso Club Ambrosetti attraverso il sentiment di oltre 350 imprenditori, amministratori delegati e più in generale i vertici di aziende italiane e multinazionali che operano nello stivale.

Ad emergere é infatti un ritratto in chiaroscuro per i prossimi mesi, con segnali positivi per gli investimenti e per lo stato attuale dell’economia, di tenuta per l’occupazione, però si registra al contempo un calo di fiducia pro futuro e mentre di fatto si consolida la crescita positiva ma contenuta del primo semestre ma non emerge alcuna accelerazione, per il futuro le paure nascono dalla coscienza di come la ripresa sia frutto degli agenti esogeni già citati, mentre la crescita strutturale passa dalla ripartenza della domanda interna.

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Tornando al Forum come tradizione nell’arco delle tre giornate i temi trattati vanno dal globo al borgo.

La prima giornata ha avuto tra i protagonisti il Ministro degli Esteri, Paolo  Gentiloni, intervenuto sul tema della sicurezza globale e i suoi risvolti per il business e le persone, ripercorrendo le evoluzioni della realtà internazionale negli ultimi 50 anni.

Tra gli interventi più interessanti anche quello dell’ex Segretario Generale delle Nazioni Unite, il ghanese Kofi Annan intervenuto al Forum con un accorato intervento sul suo continente, l’Africa aperto citando Plinio il Vecchio: “C’é sempre qualcosa di nuovo proveniente dall’Africa”  e delineando il nuovo ruolo nel contesto globale del continente africano che va incontro a grandi sfide che celano però anche grandi opportunità.

La seconda giornata ha visto al centro dell’attenzione “L’Agenda per cambiare l’Europa” con i protagonisti vecchi e nuovi delle istituzioni comunitarie e il video intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha voluto sottolineare ricordando Jean Monnet come oggi in Europa:

“La logica emergenziale sta rendendo l’Europa più debole, i suoi cittadini più insicuri e produce diffidenze tra gli Stati membri. Occorre, al contrario, una visione adeguata di lungo periodo ; e consapevolezza del destino comune. Va sconfitta la paura e il senso della comunanza di interessi deve tornare ad essere la base della strategia continentale. Le crisi non devono paralizzarci. L’Europa, come sottolineava Jean Monnet, si é fatta nelle crisi ed é attraverso le crisi che statisti illuminati hanno saputo intravedere, e perseguire, obiettivi di crescita.”

Nouriel Roubini invece si é dimostrato stranamente ottimista definendo “isterica” la reazione dei mercati internazionali alla crisi cinese, ridimensionando i rischi e constatando come in Europa l’elemento confortante é che ci sia stata una presa d’atto da parte della Germania della necessità di politiche espansive e che il Piano Juncker sugli investimenti é una buona iniziativa anche se i possibili effetti sono sovrastimati e più in generale quello che serve nel “Vecchio Continente” é un ri-orientamento in senso espansionistico della politica fiscale.

La discussione naturalmente é stata incentrata sulle riforme necessarie per far progredire verso la realtà ciò che forse ancora da molti é considerato un esperimento, come dimostrano l’emergere di nazionalismi come quello in salsa padana di Matteo Salvini, anche lui a Cernobbio, ma incapace di scaldare i cuori della platea, malgrado abbia invocato un’inversione del rapporto di fiducia tra stato e imprenditori e tagli fiscali.

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L’altro Matteo, il Premier Renzi invece é riuscito - alla sua prima in riva al lago – a far appassionare la platea che conta e - paragonando il nostro Paese e il percorso di riforme intraprese con il suo Governo a una corsa a tappe di ciclismo - ha sottolineato come:

“L’Italia non é un più un problema per l’economia europea e mondiale. Siamo come un ciclista che si era staccato, aveva accumulato ritardo ma é riuscito a rientrare in gruppo. Ma non ci basta, non ci possiamo accontentare, anche perché il gruppo stava andando piano”.

Sembra lontanissimo il 2014, un anno fa quando Renzi aveva snobbato l’invito preferendo andare all’inaugurazione di una fabbrica nella bergamasca, twittando “Vado dove si lavora,  non dove si chiacchiera”.

Yanis Varoufakis, ex Ministro delle Finanze Greco e compagno di avventura di Alexis Tsipras fino al giro di boa, ha introdotto nel dibattito il tema dell’unione fiscale ragionando sullo stato attuale in Europa e ha affermato senza mezzi termini:

“Bisogna decidere se l’euro deve essere una moneta basata sul gold standard o una moneta sovrana? Se si sceglie la prima strada, servono regole rigide e l’uscita é la sola alternativa alla recessione permanente una volta che entri in deflazione. Una moneta sovrana ha bisogno di un’unione fiscale politicamente governata”.

Difficile dar torto a questa considerazione, mentre é lo stesso Club Ambrosetti a segnalare come tra le iniziative allo studio attualmente le più importanti sono quelle che mirano ad allargare il mercato interno a nuovi ambiti anche per recuperare la competitività perduta dagli stati membri durante questi lunghi anni di crisi come l’Unione Energetica, il Mercato Unico Digitale e a quello dei Capitali.  

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La stessa UE appare divisa economicamente e geograficamente in 4 aree caratterizzate da performance omogenee, il Nord Europa che riesce a tenere il passo nel confronto internazionale; l’Europa Continentale caratterizzata da un buon livello di competitività dei sistemi industriali e dalla capacità di fare sistema; l’Europa Orientale che in buona parte ha saputo trarre vantaggio dall’adesione all’UE e dall’orbitare intorno all’asse economico tedesco e infine l’Europa Meridionale - Italia inclusa, naturalmente - dove si scontano pesanti ritardi in tutti i fattori di competitività analizzati.

La giornata finale del Forum é stata dedicata invece al “borgo” Italia e oltre alla presenza del Premier, quest’anno il governo é stato presente a tutti i livelli a Cernobbio, ognuno per il proprio profilo di competenza dalla Madia alla Boschi, passando per Poletti e Padoan, insomma l’ordine di scuderia era esserci in questo 2015.

La realtà che emerge naturalmente sempre con uno sguardo rivolto al futuro, perché questo é il compito del Forum, dimostra come la chiave per vincere oggi vada cercata nell’innovazione e nel cambiamento e tutto ciò non é possibile senza la “sana follia” di chi corre rischi e investe, senza le imprese e gli imprenditori.

L’imprenditorialità, di qualunque tipo e ad ogni livello, rappresenta il più potente propulsore della crescita economica. Senza imprenditori non c’é crescita. Senza crescita non c’é occupazione e senza lavoro non c’é futuro.

Come ha scritto Valerio De Molli, Managing Partner di The European House Ambrosetti, nella prefazione al paper “Crescere facendo impresa” realizzato in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, é necessario ricordare - a partire dalle giovani generazioni - quanto il vero propulsore dello sviluppo sia rappresentato dall’imprenditorialità perché:

“Per uscire da questa crisi l’Italia ha bisogno di una rivoluzione culturale. Piuttosto che “cercare un lavoro”, le nuove generazioni devono entrare nella prospettiva di “crearsi un lavoro”. Purtroppo, ad oggi, in Italia solo il 5% degli imprenditori ha meno di 40 anni, mentre ben il 20% ha più di 70 anni. Il Paese ha bisogno, anche in questo campo, di uno scarto generazionale che faccia ripartire la propulsione che negli anni ’50 - ‘70 ha trasformato il nostro Paese in una potenza economica mondiale”.

Da Cernobbio ad emergere oltre a un sano realismo dettato dagli eventi che tiene lontane le illusioni é forse questa rinnovata consapevolezza della classe dirigente, del loro ruolo nella società, pronti a mettersi in discussione per continuare a dare il proprio contributo per la società e tornare ad essere protagonisti di un miracolo che il nostro Paese é già stato capace di trasformare in realtà.

 

Fonte: a cura di Exportiamo, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it

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