Nel corso di questo 2015 abbiamo già avuto modo di presentare i risultati delle ricerche e delle classifiche di  fDi Intelligence, divisione del Financial Times considerata il più grande centro di eccellenza a livello mondiale per quanto riguarda l’analisi dei flussi di investimento, in merito sia alle mete più attrattive per gli IDE mondiali che alle realtà urbane più promettenti dell’intero continente americano.

La ricerca più recente é dedicata ad Africa e Medio Oriente e da poco sono stati proclamati “i vincitori” della speciale competizione “Middle East & African Countries of the Future 2015/16”

Sono state 63 le potenziali destinazioni analizzate e i dati sono stati poi organizzati in cinque categorie: economic potential, human capital and lifestyle, cost effectiveness, connettivity e business friendliness.

La valutazione dei paesi naturalmente punta a classificare i diversi paesi in base alla capacità di attrazione e all’efficienza “sistemica” offerta agli investitori stranieri.

Anche in questo caso le indagini sono state raccolte sotto una sesta e unica categoria qualitativa - FDI strategy - che non influenza il risultato complessivo basato su valutazioni quantitative all’interno delle già citate categorie.

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In Africa e Medio Oriente a non avere rivali sono gli Emirati Arabi Uniti, in cima alla classifica dei paesi per potenziale economico, rappresentando una realtà che alle nostre latitudini in questo momento storico, basandosi solo sugli indicatori economici, potremmo definire da favola con un basso tasso di disoccupazione (3,8%) e alti livelli di crescita economica e del PIL.

Secondo il monitoraggio degli investimenti diretti esteri di FDI Markets, il paese tra il 2010 e il 2014 ha attratto ben 1514 progetti di investimento stranieri, performance migliore dell’intera regione mediorientale.

Non solo dagli Emirati Arabi Uniti sono stati portati avanti anche 1003 progetti di investimenti diretti esteri verso l’esterno, quasi un terzo nel settore dei servizi finanziari con un ruolo fondamentale di colossi finanziari quali NMC Group, Dubai Islamic Bank e la Abu Dhabi National Bank.

Nella regione inoltre gli Emirati rappresentano certamente una delle realtà più stabili sul piano politico e investono oltre il 4% del reddito nazionale lordo nell’istruzione.

Bassi costi di importazione ed esportazione incoraggiano gli investitori, mentre anche a livello di connettività gli Emirati rappresentano una realtà altamente competitiva con sette porti e l’accesso alle rotte di navigazione del Golfo Persico e dello Stretto di Hormuz e ben 25 aeroporti che servono 234 destinazioni internazionali.

Nella classifica generale a fare la parte da padrona sono le ricche realtà mediorientali e così a fare compagnia sul podio agli EAU troviamo il Qatar che secondo il Fondo Monetario Internazionale rappresenta il paese più ricco al mondo in termini di PIL pro capite e l’Arabia Saudita e per arrivare alla prima destinazione africana tocca scendere fino alla settima posizione con il Sud Africa, mentre in fondo alla top ten troviamo Marocco ed Egitto.  

Anche il Qatar gode di un’economia in ottima salute con stime sul futuro prossimo ancora più rosee (+8,53% la crescita media annua stimata fino al 2019) mentre registra negli ultimi anni anche un alto tasso di crescita demografica (+5,6%) e la disoccupazione praticamente non esiste (0,5%).

Tra il 2010 e il 2014 sono stati ben 275 i progetti di investimento nel paese, un terzo dei quali nel settore dei servizi alle imprese.

Doha attrae le aziende per il suo basso tasso di imposta sulle società (10%) e per la facilità di fare affari, come dimostrano i soli 8,5 giorni necessari per avviare un’impresa.

Anche l’Arabia Saudita, medaglia di bronzo, rientra nella top ten in tutte le categorie e sempre nel periodo in esame ha attratto 516 progetti di investimento.

Il mercato saudita si presenta come dinamico e in continua evoluzione e anche qui i costi di importazione e di esportazione e quelli relativi alle imposte (circa il 14,5% dei profitti) sono bassi.

Inoltre le aziende che decidono di stabilirsi in Arabia Saudita non devono pagare per registrare la proprietà, non devono fare i conti con nessun salario minimo e possono contare, naturalmente, su costi energetici a buon mercato.

Il Sud Africa invece settimo assoluto e primo tra i paesi africani tra il 2010 e il 2014 é stato capace di attrarre ben 667 progetti di investimento, il 19% dei quali nel settore dei servizi alle imprese, seguita da software e servizi informatici (17,86%) e servizi finanziari (12.62%).

Quinto paese più popoloso della regione vanta un più alto terzo livello del PIL, a parità di potere d’acquisto dietro la Nigeria ed Egitto.

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Il Bahrain é invece al primo posto per la speciale classifica FDI Strategy. Tra il 2009 e il 2014, sono stati 190 i progetti di investimenti diretti attratti anche in ragione della maggiore integrazione con gli altri paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC) che rende il mercato potenziale per gli investitori più vasto e sono molto interessanti i progetti per il futuro, come lo sviluppo di una ferrovia che collegherà tutti i sei paesi del Golfo per facilitare il movimento di persone e merci.

Nelle Mauritius, medaglia d’argento, é invece operativo dal 2001, il Board of Investment responsabile per la promozione e la facilitazione degli investimenti diretti esteri con otto uffici nei principali mercati internazionali: Pechino, Ginevra, Pretoria, Londra, Mosca, Mumbai, New York e Parigi. L’obiettivo é aumentare la visibilità del paese come destinazione di investimento in tutta la regione, che ospita alcune delle economie in crescita più rapida al mondo oltre a puntare l’attenzione sulla creazione di zone economiche speciali.

Sul piano interno sono in atto importanti progetti di ammodernamento delle infrastrutture come quello che interessa il porto di St. Louis e le trasformazioni che interessano le realtà urbane per renderle sempre più smart e sostenibili.

Sul gradino più basso del podio invece sempre riguardo le strategie messe in campo per la l’attrazione degli IDE troviamo invece il Botswana che attraverso il Botswana Investiment and Trade Center opera con più di 100 dipendenti in quattro sedi nel mondo: Gaborone, Londra, Johannesburg e Mumbai. Il paese offre agli investitori una tassazione bassa (22%), il tasso più basso nell’Africa sub-sahariana dopo Mauritius (15%) e Madagascar (20%). Nel paese non esistono controlli valutari nel paese e il libero rimpatrio di profitti, dividendi e capitale per le imprese é quindi garantito.

L’obiettivo di queste speciali classifiche é come sempre quello di fornire un’immagine ed una mappa sempre aggiornata sulla continua evoluzione degli investimenti nel mondo e nello specifico nell’area Middle East & Africa, area attraversata da turbolenze ma anche da evoluzioni positive sul piano internazionale come la sempre più prossima e reale reintegrazione dell’Iran all’interno della comunità internazionale che ad esempio – segnalano gli analisti – il prossimo anno potrebbero stravolgere i risultati.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it

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