“L’Italia é una Repubblica fondata sul lavoro” recita il primo articolo della nostra Costituzione Repubblicana ma - a guardare i dati relativi alla disoccupazione recenti e meno recenti e soprattutto quelli relativi ai nostri giovani - qualche dubbio sorge e la mancanza di un’occupazione diviene quasi automaticamente la mancanza di un’esistenza autonoma e indipendente, in poche parole di una propria vita.

Passati un po’ inosservati perché diffusi in piene vacanze estive, i dati Unioncamere-Infocamere sulla base del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio sulle nuove imprese “under 35” nate nel II^ trimestre di questo 2015, rappresentano certamente una tendenza interessante che mette in luce nuove dinamiche all’interno della società italiana.

Già perché nell’anno in corso, da aprile a giugno sono nate ben 32.000 imprese per volontà di “under 35”, un terzo del totale delle imprese avviate e in media 300 al giorno inclusi i sabati e le domeniche.

Imprese nascono e imprese muoiono sempre per mano di giovani, forse ormai stanchi di aspettare e più propensi a rischiare, e si contano nello stesso periodo 11.000 cessazioni di attività, ma il saldo positivo contribuisce ulteriormente a rafforzare le fila delle imprese gestite da “under 35” arrivando a sfiorare le 600.000 unità: nel concreto significa che un’impresa su dieci é gestita da giovani.

In termini assoluti nell’ultimo trimestre infatti il contributo dato dai giovani alla crescita della base imprenditoriale del nostro paese é stato del 54% e così il tasso di imprenditorialità giovanile ha registrato un significativo balzo in avanti (+3,5%) a fronte del dato generale non troppo entusiasmante (+0,6%).

Gli stessi dati infatti dimostrano come la risposta dell’impresa alla ricerca di un lavoro sia tra le principali motivazioni che spingono i giovani a mettersi in discussione e nel 76% dei casi le neo-imprese giovanili nascono nella forma di impresa individuale infatti.

A supporto di questa considerazione va notato anche come tra le nuove iniziative imprenditoriali, il 40,6% del totale delle nuove imprese nascono nel Meridione, con punte superiori o vicine a questa quota in Calabria, Campania e Sicilia, primato confermato se si osserva l’incidenza di nuove imprese giovanili sulla popolazione di persone con meno di 35 anni residenti nelle regioni italiane.

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In valore assoluto invece i settori sui quali i giovani hanno scelto di puntare maggiormente sono il commercio (oltre 6.500 le imprese in più nel trimestre), i servizi di alloggio e ristorazione (+2.800) e le costruzioni (+2.300).

In termini percentuali invece la crescita di imprese “under 35” é stata determinante per il bilancio trimestrale dei trasporti (le imprese giovanili da sole spiegano infatti oltre il 100% del saldo del comparto che, senza di loro, avrebbe chiuso con un saldo negativo), nelle costruzioni (78% il peso delle imprese giovanili sul saldo complessivo) e delle attività manifatturiere (in cui 3 su 4 delle imprese in più rilevate nel trimestre ha meno di 35 anni).

Questa dunque l’istantanea aggiornata sull’imprenditoria giovanile, dati confortanti e che fanno ben sperare, dimostrando come all’interno della società si affermano nuovi paradigmi in grado di far andare i nostri giovani oltre le prospettive dei propri padri, proprio perché sempre più stanchi (e forse disillusi) nel continuare a regalare tempo all’attesa o alla speranza: la vita di ognuno inesorabilmente scorre e in men che non si dica é la stessa giovinezza che sfugge.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it

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