La missione a duplice guida politica con Paolo Gentiloni, Ministro degli Affari Esteri e Federica Guidi, Ministro dello Sviluppo Economico realizzata in questi giorni a Teheran dimostra come l’accordo sul nucleare raggiunto recentementeabbia trasformato la Repubblica Islamica – non a torto - nel nuovo eldorado per le nostre imprese e per la concorrenza internazionale che di certo non ha spirito attendista come qualcuno ha fatto notare in questi giorni, in parte criticando il nostro “ritardo in partenza”.
E’ chiaro a tutti infatti come non si possa perdere l’occasione e bisogna ambire a recuperare le posizioni di un tempo.
L’obiettivo principale della visita é stato quello di ricostruire in maniera credibile le basi per il rafforzamento della cooperazione economica e commerciale tra i due Paesi dopo gli anni bui delle sanzioni.
E’ innegabile come il regime sanzionatorio nei confronti della Repubblica Islamica abbia avuto ripercussioni pesanti non solo sull’economia iraniana, ma anche sulle performance, ad esempio, delle nostre aziende esportatrici che nel 2012 e nel 2013 hanno visto calare le esportazioni del 25%, mentre già nel 2014 é iniziata l’inversione di tendenza con una crescita dell’export del 9,4% e i dati disponibili sull’anno in corso, segnalano nel primo quadrimestre una decisa crescita delle nostre esportazioni (+29,8%).
Appare evidente come, in questi anni, il dover sottostare alle dinamiche sanzionatorie multilaterali abbia intaccato i nostri interessi e quelli delle nostre aziende che, storicamente, hanno trovato nell’antica Persia un mercato di sbocco importante.
Un importante ruolo, anche sul piano diplomatico e politico, l’Italia era riuscito a ritagliarselo ai tempi del Governo Prodi e del “Dialogo di Civiltà” avviato da Khatami, configurandosi come un partner privilegiato in Europa, e fu il nostro ex premier, nel 1998 il primo Capo di Governo occidentale a recarsi in visita ufficiale a Teheran dall’avvento della Rivoluzione Islamica.
Alla base vi era una visione della politica estera che individuava una centralità strategica dell’area mediorientale e mediterranea per gli interessi nazionali, in parte sbiadita con il tempo e condizionata dagli eventi catastrofici dell’11 settembre 2001 ed é forse oggi il momento di voltare pagina e di valutare alternative fino a ieri proibite.
Il Ministro Gentiloni é stato l’ambasciatore del Premier Renzi nel porgere l’invito ufficiale al Presidente della Repubblica Islamica, Hassan Rohani che presto dovrebbe recarsi in visita in Italia e, insieme alla collega Guidi ha accompagnato anche l’AD di ENI, Claudio De Scalzi negli incontri avuti con il Ministro del Petrolio Bijan Zanganeh per sbloccare la situazione relativa ai crediti (circa 800 milioni di dollari) che il “cane a sei zampe” vanta nei confronti dell’Iran per l’impianto nel giacimento petrolifero di Darquain.
L’accordo per stessa ammissione di De Scalzi raggiunto, si sostanzia in una restituzione “in natura” ovvero in “oro nero”.
L’ENI é pronta a ripartire con le attività nel Paese, primo beneficiario illo tempore della rivoluzione copernicana di Enrico Mattei nei confronti dei paesi produttori, ma chiede garanzie legali maggiori rispetto al passato che dal lato iraniano sono disposti a dare questa volta e lo stesso ministro Zanganeh ha dichiarato infatti: “Abbiamo messo a punto nuovi modelli contrattuali molto più attraenti per le major petrolifere che verranno presentati a Londra a dicembre”.
La delegazione italiana in visita a Teheran ha visto la partecipazione dei rappresentanti del “Sistema Italia” sul piano istituzionale (ICE, SACE, CDP), associativo (ABI, Confindustria, ANCE, AEFI) e industriale (Finmeccanica, Ansaldo Energia, Unicredit, Fincantieri, Edison, Terna, Anas e altre primarie aziende).
Nessuno vuole mancare a Teheran e soprattutto nessuno vuole farsi trovare impreparato nel 2016 quando effettivamente dovrebbero essere rimosse le sanzioni e saranno scongelati assets detenuti all’estero per oltre 100 miliardi di dollari, verrà meno l’embargo sul petrolio attuato dall’Unione europea e saranno eliminate le sanzioni restrittive di movimenti e attività delle banche iraniane.
Da un recente focus dell’ICE-Agenzia emerge come - nonostante le misure restrittive - le importazioni iraniane dal mondo sono continuate a crescere dal 2006 fino al 2011, quando hanno raggiunto il picco di 96 miliardi di dollari, mentre nel biennio successivo con l’inasprimento delle sanzioni, si é registrata una decisa inversione di tendenza (-4% nel 2012 e -8,9% nel 2013), mentre già dallo scorso anno le importazioni sono tornate ai livelli del 2011.
Si nota però un’evidente ricomposizione nel 2014 rispetto al 2005 per quel che riguarda i mercati di approvvigionamento.
Nel 2005 l’Unione europea rappresentava infatti oltre il 40% dell’import iraniano ma il suo peso é andato riducendosi nel tempo (“solo” 9,5% nel 2014), a favore dei paesi del Medio Oriente e dei paesi emergenti dell’Asia che complessivamente nell’ultimo anno hanno fornito oltre il 70% degli approvvigionamenti, mentre la quota italiana é invece passata dal 6,1% del 2005 all’1,7% del 2014.
L’Iran in questi anni si é trovato “costretto” a usare i proventi della vendita di petrolio verso i paesi non sanzionatori, tra cui Cina, Corea del Sud e India per acquistare beni e servizi in valuta locale, compensando la carenza di valuta estera dovuta ai mancati proventi della vendita di idrocarburi verso i paesi sanzionatori e all’esclusione dal circuito internazionale dei pagamenti.
L’interesse delle imprese italiane per il mercato iraniano cresce esponenzialmente di giorno in giorno invece come testimoniano i dati di servizi di assistenza alle imprese erogati dall’Ufficio dell’Ice-Agenzia di Teheran, il cui numero nei primi 6 mesi del 2015 é più che raddoppiato rispetto all’anno 2014, segnale della capacità e della predisposizione delle imprese italiane a cogliere le opportunità che si profilano in vista della riabilitazione di Teheran sulla scena internazionale e naturalmente risultano in crescita anche le iniziative promozionali che culmineranno nella missione di sistema da realizzare in autunno.
L’Italia si muove compatta e con convinzione in direzione Teheran e i risultati potrebbero essere sorprendenti.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it