Nell’ultimo decennio l’economia indonesiana ha registrato costantemente tassi di crescita superiori al 5% - tra i trend maggiormente positivi dell’intero panorama asiatico – rappresentando oggi la 16^ economia mondiale (secondo alcuni analisti la 7^ entro il 2020) con una classe media in continua espansione che traina la crescita dei consumi interni.
Parliamo naturalmente di un grande Paese e numeri, geografia e storia lo ricordano: quarto paese al mondo per popolazione, primo per numero di fedeli musulmani e terza democrazia più estesa del globo, l’Indonesia rappresenta inoltre il più grande arcipelago del mondo con oltre 17.500 isole e 2/3 del territorio coperto dal mare.
Non dimentichiamo poi la vasta gamma di risorse naturali (gas, petrolio, minerali, ecc.) l’Indonesia é inoltre una famosa destinazione turistica per la sua straordinaria biodiversità.
L’Indonesia é a pieno titolo una potenza regionale con un ruolo guida nell’ambito dell’ASEAN, ben cosciente di quanto siano importanti sia la sua dimensione territoriale che la collocazione geostrategica, cercando inoltre di porsi come attore globale su tematiche di rilievo quali lotta al terrorismo, cambiamento climatico ed dialogo interreligioso.
Il Presidente Joko “Jokowi” Widodo eletto nel luglio 2014 é il primo a raggiungere la carica più alta nella democrazia presidenziale indonesiana senza provenire dalle élites economiche o militari del Paese e in questo 2015 dovrebbero iniziare a concretizzarsi i progetti di crescita e investimento alla base del suo programma elettorale.
Durante il suo mandato il giovane leader con la passione del rock tanto da essere passato alle cronache come il primo presidente “metallaro” della storia, sapendo di essere stato eletto grazie al sostegno di imprenditori e classi popolari stanchi delle vecchie dinamiche di potere, vuole portare avanti in maniera decisa la sua politica di rottura rispetto al passato ed essere protagonista dello sviluppo del paese.
Tra le misure più importanti vi é certamente la volontà di sviluppare zone industriali integrate e parchi tecnologici in diverse zone del paese perché sostenere il manufatturiero permetterà all’Indonesia di ridurre la sua dipendenza dalle importazioni ed é considerato il passaggio fondamentale per lo sviluppo del Paese, giustamente.
Le zone industriali integrate saranno costruite nell’isola del Kalimantan, Sulawesi, nella zona orientale di Sumatra e nella zona centrale ed orientale di Java e naturalmente é nei progetti presidenziali integrare le zone con servizi e zone residenziali, oltre a garantire la costruzione di autostrade e ferrovie di collegamento.
Sul piano fiscale, per reperire le risorse necessarie, Jokowi a fine 2014 ha annunciato la riduzione dei sussidi per la benzina, i cui costi fino ad ora sono stati molto più alti rispetto al budget destinato alle infrastrutture del Paese.
L’obiettivo é rendere l’Indonesia meno dipendente dalle importazioni come abbiamo visto, soprattutto nel settore alimentare ed é per questo motivo che é volontà governativa premere l’acceleratore per rafforzare l’impegno nel completare i progetti di costruzione di 29 nuove dighe che – secondo le stime governative - saranno operative entro il 2019.
L’intento é migliorare la capacità di produzione di energia e lo scorso mese di aprile il Governo ha lanciato il suo ambizioso piano energetico che prevede nella prima fase la costruzione di due grandi centrali elettriche - a Giava e Sumatra - per una capacità totale di 10.000 megawatts (MW).
L’obiettivo ultimo del Presidente Jokowi é costruire centrali per una capacità totale di 35.000 MW entro la fine del suo mandato e nel mix energetico sono previsti anche impianti idroelettrici e ad energia solare in diverse aree dell’arcipelago.
Parliamo di un investimento complessivo di oltre 15 miliardi di dollari, di cui il 30% sarà coperto dall’Ente di Stato per l’Energia Elettrica mentre il restante 70% da produttori privati e si conta di fare affidamento anche sui prestiti a 40 anni offerti sia dalla Banca Mondiale che dall’Asian Development Bank, impegnate nello sviluppo di progetti di elettrificazione nel Paese.
Tutti gli investimenti infrastrutturali rappresentano per il Governo naturalmente anche la leva per creare nuovi posti di lavoro e rilanciare e potenziare l’industria manifatturiera locale.
Andando a noi invece i primi dati disponibili sul primo bimestre 2015 - dopo l’exploit del nostro export nel periodo 2010-2012 con tassi di crescita importanti - segnalano un crollo del 30% delle nostre esportazioni che sono fondamentalmente legate alla meccanica e ai macchinari.
Come abbiamo visto recentemente - anche grazie allo studio sui Paesi ASEAN promosso da Osservatorio Asia, Ministero dello Sviluppo Economico e Agenzia ICE – l’area del Sud Est Asiatico rappresenta già oggi e ancor di più in futuro un’occasione e un’opportunità da cogliere per le nostre imprese, sia sul piano commerciale che su quello degli investimenti.
L’Indonesia é certamente uno dei paesi più interessanti per le nostre imprese e l’invito é sempre quello di saper non solo guardare ma anche andare lontano: le soddisfazioni saranno direttamente proporzionali alla distanza.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it