In questo articolo vogliamo spiegare cos’é e di cosa si occupa la tanto “temuta” Food and Drug Administration, più comunemente nota come FDA e quali sono le procedure che un produttore italiano deve attuare se desidera vendere i propri prodotti alimentari nel mercato statunitense.  

 

 

Che cos’é l’FDA?
La Food and Drug Administration (Agenzia per gli Alimenti e i Medicinali, abbreviato in FDA) é un ente governativo dipendente dal Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti. È presieduta da un Commissario che viene nominato direttamente dal Presidente degli Stati Uniti d’America e confermato dal Senato. 
Il principale scopo dell’Agenzia é quello di salvaguardare la salute dei cittadini americani dai prodotti in libero commercio, sia che siano stati prodotti internamente sia che vengano importati da Paesi stranieri, nello specifico l’FDA controlla:
- Cibi e Bevande;
- Medicine;
- Cosmetici;
- Dispositivi medici;
- Prodotti che emettono radiazioni (come ad esempio forni a microonde o lampade abbronzanti);
- Vaccini, sangue, emocomponenti e emoderivati per trasfusioni;
- Mangimi e farmaci veterinari;
- Tabacco.

 

 

Di cosa é responsabile e quali sono i compiti dell’FDA?
L’FDA svolge principalmente due compiti il primo é quello di dettare le regole che i produttori e i loro prodotti dovranno assolutamente rispettare, il secondo é quello di controllare che nessuno violi le suddette regole. 
Quindi se un produttore italiano desidera vendere nel mercato statunitense deve prima di tutto verificare che il suo prodotto rispetti le regole della Food and Drug Administration. Tutti i prodotti all’importazione vengono sempre sottoposti a scrupolosi controlli da parte degli agenti dell’FDA – presenti in tutte le dogane del Paese – ed in particolare nel caso di “nuovi” produttori e prodotti.
Quando parliamo di FDA é importante sottolineare, quindi, che non stiamo parlando di un ente certificatore che a monte verifica determinati criteri e rilascia un “permesso”, l’FDA semplicemente rende pubbliche e facilmente consultabili le regole e sta al produttore comportarsi di conseguenza. 
Una metodologia molto diversa rispetto a quella a cui siamo abituati in Italia, nel nostro Paese serve un’approvazione su metri e metri di carta praticamente per tutto, più snella ma allo stesso tempo molto più severa in caso di irregolarità. È importante essere quanto più possibile ligi alle regole per evitare pesanti sanzioni e l’iscrizione nella “black list” che a seconda della irregolarità riscontrata può portare l’interdizione da ulteriori importazioni negli Stati Uniti oppure la sistematica ispezione di tutte le merci di quel produttore per tre anni.

 

Quali sono le specifiche per i prodotti alimentari?
L’iter per quanto riguarda i prodotti alimentari e le bevande (esclusi formaggi, salumi e insaccati, uova, latte e prodotti derivati che sono soggetti alle regole del Dipartimento dell’Agricoltura e quelli sottovuoto che sono soggetti a registrazione FCE e alla procedura SID) é  leggermente più rigido rispetto a quello per altri prodotti di consumo quali ad esempio le creme per il corpo o i rossetti e prevede che, anche solo per una campionatura, prima di spedire la merce il produttore debba controllare che il proprio prodotto non contenga sostanze vietate dall’FDA, registrarsi, nominare un agente FDA, rivedere le etichette e le “nutrition facts”. 
Per registrarsi vanno rilasciate alcune semplici informazioni su ragione sociale, stabilimento produttivo, magazzino, etc. La registrazione consente di ricevere il numero FDA che deve essere indicato sempre su tutti i documenti doganali.
L’FDA Agent sarà la persona incaricata dall’azienda italiana di interloquire con l’FDA, é una figura di comodo che non deve avere competenze specifiche e che non deve coincidere con l’importatore.
Per quanto riguarda l’etichetta é importante che non vi sia scritto sopra niente di fuorviante e non scientificamente dimostrabile, é altrettanto importante specificare informazioni che a noi sembrano ovvie come ad esempio: “che l’uso di alcolici non é adatto alle donne in gravidanza”.


Sul prodotto vanno sempre riportati, in base al quantitativo che si considera adeguato per una porzione e non su 100 grammi come in Italia, quali valori nutrizionali contenuti: calorie totali, calorie da grassi, grassi totali, grassi saturi, trans fat, colesterolo, sodio, carboidrati totali, fibre, zucchero, proteine, vitamina A (%), vitamina C (%), calcio (%) e ferro (%). 

 

Eseguite queste azioni il prodotto può essere immesso liberamente nel mercato statunitense.
Per non sbagliare e per non correre inutili rischi soprattutto all’inizio, é sempre meglio rivolgersi ad un esperto, meglio se un consulente che dispone sia di uffici in Italia sia negli USA, che può quindi essere presente fisicamente in caso di “incidenti” in dogana!

Per informazioni ed assistenza su come esportare bevande ed alimentari negli Usa cliccare qui

Fonte: a cura di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

 

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