“L’Expo di Milano non é , e non potrebbe essere, un appuntamento di routine.

Si tratta di una grande responsabilità: il compito che ci siamo assunti va esercitato con il massimo impegno.

Il sistema Paese deve essere consapevole di avere, con l’opportunità rappresentata dall’Esposizione Universale 2015, la possibilità di misurare se stesso, sul piano della elaborazione di idee e sul piano delle capacità realizzative”.

Il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, lo scorso 28 marzo a Firenze ha voluto mettere in chiaro fin dall’inizio - nel suo intervento conclusivo delle giornate di lavoro “Italia 2015: il Paese nell’anno dell’Expo” - innanzitutto la “gravità” dell’impegno che attende il nostro paese nei prossimi mesi.

Il conto alla rovescia ormai impazza, manca meno di un mese all’inaugurazione del 1° maggio e da quel momento - per sei mesi - il mondo sarà in Italia e l’Italia sotto gli occhi del mondo.

Se nel primo grande appuntamento all’Hangar Bicocca di Milano lo scorso 7 febbraio con “Expo delle idee” l’obiettivo era stato riflettere sugli obiettivi della manifestazione e attraverso - il lavoro dei 42 tavoli tematici -  raccogliere le proposte da inserire nell’eredità più nobile della manifestazione, quella “Carta di Milano” che punta ad essere l’equivalente del “Protocollo di Kyoto” per l’alimentazione a livello globale; al centro del dibattito a Palazzo Vecchio c’é stato invece il valore economico e culturale che la manifestazione milanese avrà per l’Italia.

La storia delle esposizioni universali inizia nel 1851 quando - in piena era vittoriana - l’impero Britannico decide di ospitare un evento che mostri la sua potenza industriale e anche per Milano non si tratta della prima esperienza. Già nel 1881 la sua prima esposizione nazionale, non ancora universale, si svolse ai Giardini Pubblici di Porta Venezia su un’area di 44.000 m2, con 7.876 espositori e fu visitata da oltre un milione di persone in sei mesi, con punte di 25.000 visitatori al giorno, mentre nel 1906 Milano ospitò la sua prima Esposizione universale nell’area dell’attuale Parco Sempione, dal nome del traforo inaugurato in quell’anno, che consentì il primo collegamento ferroviario diretto Milano-Parigi, dedicata proprio al tema dei trasporti con 40 Paesi partecipanti e 5 milioni di visitatori.

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In passato quindi, le Esposizioni Universali cambiavano la vita quotidiana, perché erano l’occasione per presentare al mondo le più grandi opere e invenzioni dell’uomo come accadde ad esempio con il telefono a Philadelphia nel 1876, con la televisione a New York nel 1939, con il primo computer con disco rigido a Bruxelles nel 1958 o con il telefono cellulare a Osaka nel 1970.        

Oggi appare necessario saper definire nuovi paradigmi per le sfide che attendono l’umanità e il pianeta nel futuro prossimo, per prendere coscienza della nostra realtà dominata da cambiamenti sempre più repentini, radicali e irreversibili.

A Milano per un semestre il mondo si troverà a discutere sul futuro e sulla necessarietà di consapevolezze e, di conseguenza, azioni nuove.

In un mondo in cui c’é ancora chi soffre la fame (secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità sono circa 870 milioni le persone denutrite nel biennio 2010-2012) e ancor di più c’é chi muore per disturbi di salute legati a una nutrizione scorretta (circa 2,8 milioni di decessi per malattie legate a obesità o sovrappeso) e che ogni anno riesce a sprecare circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, é evidente come siamo ben lontani dalla quadratura del cerchio.

E’ stato Romano Prodi nel suo apprezzato intervento a Firenze, ad illustrare egregiamente come “il cibo non é solo gourmet o roba raffinata: il cibo é vivere”, ponendo l’attenzione proprio sulla dimensione geopolitica della questione, mentre sotto occhi distratti tutte le grandi materie prime alimentari si spostano per commercio e produzione nei paesi emergenti, che mettono in campo una politica alimentare forte e se in passato Stati Uniti e Europa rappresentavano il centro di produzione e stoccaggio, oggi in Cina si contano il 40% circa delle scorte mondiali di grano, riso e mais.

Se ci si concentra invece sulle stime sulla crescita della popolazione mondiale entro il 2050, bisogna tener conto che ci saranno l’equivalente di “due nuove Indie” da sfamare proprio mentre la produttività cresce meno del passato e la superficie coltivata é in costante aumento, per usi spesso “impropri” come quelli legati alla produzione di biocarburanti e nel mondo c.d. avanzato, gli sprechi continuano a rappresentare, come visto sopra, la più grande contraddizione.

Queste sfide interessano l’umanità tutta e sarà necessario quindi saper produrre di più, inquinando di meno, garantire un utilizzo razionale e oculato delle risorse idriche e soprattutto un profondo rispetto per la terra: gli esperti sintetizzano questo nuovo approccio “intensivizzazione sostenibile” e un ruolo importante é rappresentato sicuramente dalla ricerca e dalla tecnologia.  

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L’obiettivo nobile é quindi rendere la “Carta di Milano” il patto tra i cittadini del mondo per un nuovo mondo nel quale sarà considerata “una violazione della dignità umana il mancato accesso a cibo sano, acqua pulita e energia” e contribuire con questo documento anche alla definizione dei nuovi “Obiettivi del Millennio”, la nuova Agenda per lo sviluppo globale che dovrà affrontare le sfide dello sradicamento della povertà e dello sviluppo sostenibile nelle sue dimensioni ambientale, sociale ed economica, in questo 2015 che come voluto dalla decisione del Consiglio e del Parlamento Europeo, rappresenta l’Anno Europeo per lo Sviluppo, con il motto “il nostro mondo, la nostra dignità, il nostro futuro”, con l’UE che per la prima volta dedica un anno tematico alla sua azione esterna e alla dimensione della cooperazione allo sviluppo.

Il documento che sarà presentato il 28 aprile, dal 1° maggio 2015 potrà infatti essere sottoscritto, anche su internet, da tutti proprio perché, come ha affermato lo stesso Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF), Maurizio Martina durante la Conferenza Stampa di presentazione della “Carta di Milano” a Firenze, l’obiettivo é “utilizzare Expo come una leva di responsabilità civica” nei confronti dei visitatori per ribadire come il diritto al cibo sia una sfida globale e cruciale per tutti e il nostro paese vuole dare il suo qualificato contributo potendo contare su sensibilità, professionalità, consapevolezza, e storia.

A Milano ciascuno dei 145 Paesi partecipanti, in rappresentanza del 94% della popolazione mondiale, mostrerà non solo i prodotti alimentari più rappresentativi, ma anche le tecnologie, la storia e la cultura legate alla produzione e al consumo del cibo in ogni angolo del globo.

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La via principale su cui si sviluppa l’intera area espositiva, é rappresentata dal “Decumano” che attraversa l’intero sito da est a ovest per un chilometro e mezzo e ospita su entrambi i lati i 53 padiglioni nazionali dei Paesi partecipanti. A livello simbolico, l’asse unisce il luogo del consumo di cibo (la città) a quello della sua produzione (la campagna) e si incrocia con l’asse del “Cardo”, lungo 350 metri, che mette in relazione il nord e il sud del Sito Espositivo e accoglie il “Padiglione Italia”

Il Padiglione Italia” é in realtà un quartiere in cui si trovano una serie di edifici e piazzette che ricreano l’idea dei borghi e mettono insieme tradizione e innovazione e sarà composto da un edificio principale, il “Palazzo Italia” di circa 12mila metri quadri e da alcuni edifici temporanei che copriranno un’area di poco meno di 14mila metri quadri.

Il concept alla base del padiglione é quello di valorizzare il “Vivaio Italia”, un terreno fertile e incubatore di progetti e talenti che qui potranno germogliare. Uno spazio innovativo e trasparente, la mostra delle eccellenze nazionali e della varietà e ricchezza dell’Italia e delle identità che la compongono e la rendono unica.

 “Palazzo Italia” utilizza fonti rinnovabili e rappresenta un edificio ad alta sostenibilità energetica, costruito dedicando ognuno dei suoi quattro piani, ai “punti di forza” che rappresentano l’Italia e che verrà valorizzato con l’esposizione di sculture, quadri e installazioni. Così il primo piano sarà dedicato a “la potenza del saper fare”, il secondo a “la potenza della bellezza”, il terzo a “la potenza del limite” e il quarto a “la potenza del futuro”. In cima all’edificio si potrà ammirare il panorama dall’ampia terrazza panoramica.

Il punto di riferimento del semestre espositivo sarà “l’Albero della Vita”: punto di ritrovo e di relax grazie alle gradinate poste intorno al lago, luogo di spettacolo grazie a una serie di effetti speciali e luminosi che lo animeranno durante le ore serali, installazione interattiva da cui avranno origine tutte le manifestazioni del Padiglione Italia che si staglia e domina l’intera area espositiva con i suoi 37 metri di altezza, volendo rappresentare la natura primigenia.

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Come tutti ormai sanno “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, é il tema al centro della manifestazione e sarà il filo logico che attraverserà tutti gli eventi organizzati sia all’interno sia all’esterno del sito espositivo di Rho-Pero, non solo a Milano ma anche nel resto del paese.

Tra le novità vanno sicuramente menzionati i nove “Cluster” che riuniscono i Paesi che non hanno un padiglione proprio, raggruppandoli non secondo criteri geografici, ma secondo identità tematiche e filiere alimentari. Tre sono dedicati a temi “ambientali” quali Zone Aride, Isole e Biomediterraneo mentre i rimanenti sei sono invece legati alle singole produzioni: caffé , riso, frutta e legumi, spezie, cereali e tuberi, cacao e cioccolato.

Un’altra interessante novità - oltre che certa eredità - sarà invece l’hub di riferimento per le reti locali e internazionali del Terzo settore in occasione di Expo Milano 2015: la “Cascina Triulza”.

Il complesso, tipico della tradizione rurale lombarda, risale almeno al XIII secolo, ed é l’unico manufatto già esistente all’interno del sito espositivo e anche l’unico che certamente, oltre a Palazzo Italia, rimarrà in piedi dopo il 31 ottobre 2015.

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La struttura sarà animata da un programma culturale che andrà oltre il 2015, ponendosi come punto di riferimento per la Società Civile, con l’obiettivo di far interagire associazionismo, cooperazione internazionale e promozione sociale con il mondo della formazione, del volontariato, del turismo responsabile e della tutela dei diritti.

Il dibattito sarà incentrato su sette assi tematici sui quali si concentrerà il confronto, tra i quali ad esempio, “stili di vita per uno sviluppo di qualità”, “la responsabilità sociale dell’arte” e “cittadini custodi dei beni comuni”.

Come sempre però in occasione di grandi eventi e grandi momenti di visibilità, il range dei risultati possibili spazia dalla gloria all’oblio, dal successo al fallimento e dall’opportunità al rischio, se si parla del nostro Paese.

Da quel 31 maggio 20008 quando l’Assemblea Generale del Bureau International des Expositions (BIE) assegnò l’organizzazione della manifestazione alla città di Milano, in questi lunghi anni “preparatori” non sono mancati gli scandali e gli stessi appalti per la realizzazione dell’esposizione sono stati oggetto di indagini che hanno portato all’affidamento della sorveglianza degli stessi al commissario governativo Raffele Cantone, presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione.

I ritardi sono invece ancora all’ordine del giorno ed é ormai assodato che lo stesso “Padiglione Italia” sarà ancora un’incompiuta in occasione dell’inaugurazione.

L’ultimo mese prima dell’apertura doveva essere dedicato - da programma - alle verifiche sulle strutture, ma il sito é ancora un cantiere e si assiste in questi giorni ad una lotta contro il tempo.

Non a caso Susanna Cantoni, Direttore del Dipartimento Prevenzione dell’Asl di Milano ha recentemente dichiarato che di fronte all’eccezionalità della situazione: “Faremo i collaudi tramite autocertificazione, poi procederemo con verifiche a campione” e c’é chi fa notare che così facendo bisognerà fidarsi delle sole dichiarazioni dei progettisti ovvero chiedere all’oste se il vino é buono e sicuramente i lavori si protrarranno almeno fino alla fine di aprile.

Sospesi nel limbo dell’attesa e avvicinandoci al taglio del nastro anche uno sguardo alle previsioni di una ricerca sull’impatto economico dell’Expo, commissionata a un team di analisti economici della SDA Bocconi dalla Camera di Commercio di Milano e da Expo 2015 SpA, può darci la dimensione dell’opportunità per l’Italia.

Tra il 2012 e il 2020 Expo genererà un indotto economico complessivo su Milano e sul resto d’Italia pari a 24,7 miliardi di euro e circa 200.000 posti di lavoro.

L’impatto maggiore sarà legato naturalmente ai flussi turistici, che porteranno 9,4 miliardi di euro e richiederanno 80.000 posti di lavoro, più altri 10.000 dopo l’evento come effetto di lungo termine sul turismo nazionale. Le nuove imprese che nasceranno grazie ad Expo genereranno un PIL di 1,7 miliardi di euro e 12.400 posti di lavoro, mentre gli investimenti diretti esteri porteranno 1 miliardo di euro di valore aggiunto e 16.500 posti di lavoro.

La ricerca ha stimato inoltre che la rivalutazione del valore degli immobili dell’area milanese legata allo svolgersi dell’evento e gli investimenti legati al sito, porteranno un PIL di 1,1 miliardi di euro e richiederanno 8.000 posti di lavoro.

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Un’enorme opportunità da non perdere per il nostro Paese, quella di poter dare avvio ad un nuovo “Rinascimento” proprio mentre tutto il mondo ci guarda:

“Expo può essere paragonato ad un grande convoglio che fa irruzione sulla scena nazionale, e mondiale, per disseminare intorno a sé messaggi e contenuti che vogliamo positivi.

L’industriosità italiana.

L’innovazione e la capacità di competere.

La coesione del sistema istituzionale, politico e imprenditoriale.

L’espressione compiuta di energie presenti nella nostra società e in grado di coordinarsi intorno ad un progetto multidisciplinare.

La capacità della Pubblica amministrazione di operare, con tenacia e trasparenza, contro i tentativi di inquinamento e corruttela.

La conferma che non servono generiche esortazioni, quanto, piuttosto, la mobilitazione ostinata e perseverante delle risorse della società italiana”.

E’ compito di ognuno quindi saper prendere parte con ostinazione e perseveranza alla mobilitazione richiamata dal Presidente Mattarella a Firenze per dimostrare - al mondo ma innanzitutto a noi stessi - il nostro valore che é realtà e non finzione e per vivere di certezze e non di sogni che servono ma non bastano. Mai.

 

Fonte: a cura di Exportiamo, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it

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