La Storia a volte gioca strani scherzi. Sono passati ben 24 anni da quando, nel lontano agosto del 1991, la nave Vlora carica di 20.000 albanesi in fuga dalla loro terra ed in cerca di un futuro migliore, arrivò sulle coste pugliesi: di fatto, fu il primo grande fenomeno migratorio di massa che colpì l’Italia e l’impatto, da un punto di vista mediatico, fu enorme. Oggi, a distanza di un quarto di secolo, le cose sono cambiate e il percorso pare essersi invertito: non solo migliaia di albanesi, dopo aver accumulato esperienza all’estero, tornano nel loro Paese, ma anche tantissimi nostri connazionali lasciano le nostre città in cerca di un lavoro tra Tirana e dintorni.
Ad oggi, sono circa 20.000 (esatto, proprio la stessa cifra dei migranti presenti sulla Vlora) gli italiani che vivono in Albania ed il flusso aumenta anno dopo anno.
Ebbene, cosa é successo nel Paese delle Aquile in questi ultimi due decenni?
Il nostro vicino di casa é riuscito ad intraprendere un percorso di modernizzazione e di trasformazione della propria economia che la proietta di diritto, oggi, tra gli Stati che offrono le più interessanti opportunità di business nel panorama europeo (la crescita del PIL nel 2015 dovrebbe raggiungere il 3.3%): non a caso, molti economisti ed analisti hanno parlato di “miracolo economico” albanese. Certo, vi sono ancora grandi sacche di povertà, lo sviluppo socio-economico non può ancora essere paragonato a quello dei suoi partner europei e c’é ancora molto lavoro da svolgere, ma l’ottimismo che si respira lascia ben sperare per il futuro.
Il grafico sull’andamento del PIL riportato qui sotto testimonia quella che é stata la crescita albanese, che anche negli anni più duri della crisi non si é arrestata.
L’attuale Governo di Edi Rama, ex sindaco della capitale albanese in carica dal 2013, sta incentrando i propri sforzi verso la lotta all’atavico problema della corruzione e del crimine organizzato e alla realizzazione di riforme volte alla completa liberalizzazione economica: l’obiettivo dichiarato é l’ingresso nell’Unione Europea, e per tale motivo Tirana sta facendo il massimo per rafforzare i propri legami con l’Europa e con le principali istituzioni internazionali.
La conferma delle ambizioni di Rama si é avuta il 24 giugno dell’anno scorso, quando i 28 Paesi dell’UE hanno accordato all’Albania lo status di Paese candidato all’entrata nell’Unione, nonostante i dubbi manifestati da alcuni dei suoi membri. Il processo di avvicinamento si preannuncia lungo e complicato ma il segnale lanciato é di grande importanza e diversi funzionari di Bruxelles ipotizzano l’ingresso intorno al 2024.
Diverse sono le motivazioni per cui molte imprese italiane (ma anche internazionali) guardano oggi all’Albania:
- la favorevole posizione geografica (al centro del Mediterraneo e vicina ai mercati UE e ai mercati balcanici) che fa della nazione balcanica un vero e proprio hub commerciale strategico;
- l’incremento della domanda interna che consente la possibilità di investimento in vari settori;
- la compatibilità con il sistema produttivo italiano;
- un contesto interno particolarmente bendisposto nei confronti di chi vuol fare business. Tra gli elementi di maggior interesse si segnalano: costi competitivi, benefici fiscali, una tassazione non onerosa, incentivi per i settori strategici, una burocrazia snella, un quadro giuridico che non prevede particolari restrizioni e che agevola il flusso di investimenti diretti provenienti dall’estero ed un quadro normativo economico che si é allineato alle leggi europee;
- la presenza di una forza lavoro qualificata e a basso costo;
- la vicinanza culturale e la vasta conoscenza della lingua italiana tra la popolazione.
Proprio quest’ultimo aspetto si configura di particolare importanza per il made in Italy: l’Albania é la nazione dei Balcani con più legami storici con l’Italia e i due Paesi vantano solide relazioni economiche; non a caso, alcuni analisti arrivano addirittura a considerarla come la ventunesima Regione Italiana. L’Italia é infatti ad oggi di gran lunga il primo partner del Paese, con una quota pari al 37% del complessivo interscambio commerciale e per un valore superiore ai 2 miliardi di Euro, e inoltre si colloca tra i primi cinque Paesi per IDE, con una incidenza del 12%.
Ad oggi, sono circa 400 le nostre imprese presenti in maniera diretta in Albania, operanti in particolar modo nell’industria tessile e calzaturiera, ma anche nel settore meccanico, delle costruzioni, dell’agroalimentare e dell’energia; inoltre, bisogna aggiungere la presenza di due grandi banche, quali Intesa San Paolo e Veneto Banca, presenti con 20 filiali ciascuna sul territorio. Analizzando l’attuale congiuntura, tutto lascia presupporre che il numero di aziende italiane sia destinato ad aumentare in futuro.
Pare dunque quasi ridondante evidenziare come i prodotti del made in Italy siano particolarmente apprezzati dai consumatori locali. Quello che si evince nel contesto odierno, é che al crescere del tenore di vita, cresce anche l’orientamento verso il prodotto italiano di maggiore qualità: tale discorso non si applica solo ai tradizionali settori del food e della moda ma anche ad altri comparti quali meccanica e materiali per l’edilizia. L’Italia dunque si costituisce come fondamentale partner commerciale sia per i beni di consumo che per i beni strumentali.
Qui di seguito nel grafico si può vedere in quali settori si sono concentrati negli ultimi anni gli investimenti italiani.
Tuttavia, le nostre imprese possono fare ancora di più per aumentare e rafforzare la propria presenza nel mercato locale. Il contesto presenta ottime opportunità di business, in una vasta serie di settori:
- Energia. Il potenziale idroelettrico dell’Albania é secondo in Europa solo a quello di Norvegia e Svizzera: la superficie della rete idrica é di circa 44.000 kmé, ma solo il 35% della stessa risulta essere stata utilizzata. Attualmente, già vi sono numerosi progetti in corso di realizzazione che vedono coinvolte nostre imprese (per un valore che si attesta attorno ai 5 miliardi di Euro) non solo nel segmento idroelettrico, ma anche in quello eolico e delle energie rinnovabili; il Governo inoltre é particolarmente attivo nello sviluppo del comparto e i finanziamenti provenienti dall’estero non mancano;
- Edilizia e infrastrutture. L’Albania si sta dotando delle infrastrutture necessarie per poter sostenere il percorso di crescita intrapreso. A tal proposito, Tirana ha già avviato programmi per l’ammodernamento di strade, autostrade e ferrovie, al fine di consentire una maggiore integrazione nella rete balcanica ed europea; una ulteriore opportunità per le aziende italiane é rappresentata dalla realizzazione del tratto albanese del Trans Adriatic Pipeline (TAP), che prevede la costruzione di un gasdotto destinato al trasporto del gas dall’Azerbaigian fino alle coste italiane, passando attraverso Grecia ed Albania. Molto attivo anche il campo dell’edilizia residenziale, dove si registra la presenza d’importanti realtà imprenditoriali italiane nella costruzione di tre grandi cementifici;
- Turismo. Il settore presenta enormi potenzialità per lo sviluppo dell’economia: attualmente incide per circa il 13% del PIL nazionale ma il numero di visitatori e turisti é in costante aumento. Per tale ragione, l’esecutivo albanese si sta attivando per l’adozione di politiche volte allo sviluppo del comparto ed al potenziamento delle strutture ricettive. Quello locale é un mercato che può considerarsi ancora “vergine”: dalla regione meridionale e costiera che va da Valona a Saranda, fino alle zone montane le opportunità per gli operatori del settore sono molte;
- Manifatturiero. In particolar modo il calzaturiero e il tessile offrono grandi opportunità per le nostre imprese grazie alle condizioni del mercato del lavoro: fattori già menzionati in precedenza quali il basso costo della manodopera, la bassa pressione fiscale, l’elevata diffusione della lingua italiana ed una logistica dei trasporti efficiente hanno agevolato la creazione in Albania di imprese manifatturiere in vari campi;
- Agricoltura e agroindustria. Il primo rappresenta uno dei settori principali dell’economia locale, contribuendo con una quota del 17% nel PIL. Si registra una vivace produzione di vino ed é in costante aumento la richiesta di salumi, formaggi e carni (la cui produzione locale non riesce a coprire il mercato interno); cresce inoltre il numero di imprese che operano nel settore del trattamento e della conservazione degli alimenti;
- Altri settori: interessanti opportunità si profilano anche in altri comparti strategici, quali telecomunicazioni, assicurazioni, tecnologia e finanza, in cui l’Italia ancora non risulta presente (o scarsamente presente).
Oltre ai notevoli progressi interni, l’Albania sta dimostrando di sapersi giocare bene le carte di cui é in possesso anche sul fronte internazionale ed i vari accordi intrapresi con le istituzioni internazionali, volti ad attrarre capitali in cambio di riforme strutturali, stanno contribuendo in maniera decisiva alla crescita.
Come visto in precedenza, dal 2014, lo Stato balcanico é ufficialmente candidato all’ingresso nell’UE: se già in precedenza Tirana beneficiava economicamente dei fondi dell’IPA (Strumento di Assistenza alla Preadesione, che offre supporto ai Paesi candidati e potenziali candidati impegnati nel processo di adesione all’UE), proprio grazie alla recente acquisizione dello status di Paese candidato, potrà ottenere ulteriori finanziamenti dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e dal Fondo di Coesione, che saranno particolarmente utili per l’identificazione di ulteriori aree d’intervento e per la realizzazione di ulteriori investimenti produttivi.
Oltre ai pattistipulati con Bruxelles, bisogna aggiungere quelli con la Banca Mondiale e con il Fondo Monetario Internazionale: questi ultimi stanno apprezzando i passi compiuti dal Paese delle Aquile, che a sua volta sta seguendo fedelmente i dettami delle due organizzazioni. Proprio nello scorso mese di febbraio, la Banca Mondiale ha accordato a Tirana, nel periodo 2015-2019, uno stanziamento di 1 miliardo di Euro per l’implementazione di 15 progetti (3 per ogni anno) nell’ambito dello sviluppo economico, finanziario e del settore dell’energia; tale finanziamento va ad aggiungersi ai 155 milioni di Euro che la stessa Banca Mondiale destinerà, nel corso del 2015, per lo sviluppo del comparto infrastrutturale.
Sempre il mese passato, il Fondo Monetario Internazionale ha deciso di erogare all’Albania la terza rata (53 milioni di euro) delle nove complessive in cui si suddivide il prestito di 330 milioni di Euro, concesso dall’organizzazione. Tale prestito, che avrà una durata di tre anni, é stato deliberato in cambio dell’impegno di Tirana a procedere ad un riassetto delle casse dello Stato e ad una riduzione del debito pubblico.
E l’Italia in che modo contribuisce?
Roma - come abbiamo già avuto modo di approfondire su Exportiamo - ha avuto e continua ad avere un ruolo importante nella partita che sta giocando Tirana: il nostro Governo dopo aver appoggiato apertamente la candidatura dell’Albania nell’UE, per voce del Premier Renzi nel corso di un vertice svoltosi nella capitale albanese a fine dicembre, alla chiusura del semestre italiano di Presidenza Europea) ha lasciato intendere che farà tutti gli sforzi necessari per agevolarne l’ingresso e intende essere il primo sponsor del progetto albanese.
Il nostro Paese vuole dunque ampliare e consolidare ulteriormente le relazioni economiche, politiche e culturali con il suo vicino di casa: del resto, i molteplici incontri istituzionali e le varie missioni commerciali organizzate negli ultimi anni spingono proprio in questa direzione.
Fonte: a cura di Exportiamo, redazione@exportiamo.it