A differenza dei suoi vicini, il Senegal - prima colonia francese in Africa nel 1854 che nel 1960 proclamò la propria indipendenza - non ha conosciuto colpi di Stato ed é sovente indicato come esempio per un buon livello di tutela dei diritti politici e civili.
Il 25 Marzo 2012, alle ultime elezioni presidenziali, Macky Sall (Alleanza per la Repubblica) ha sconfitto il presidente uscente, al potere dal 2000, Abdoulaye Wade (Partito Democratico Senegalese) con il 65,8% dei voti.
Le consultazioni elettorali sono state elogiate dagli osservatori internazionali proprio per la loro trasparenza.
Pur rimanendo legato alla Francia, il Senegal ha sviluppato solide relazioni non solo con gli Stati Uniti ma anche con la Cina, caratterizzandosi sul piano internazionale nella promozione delle missioni di pace e contribuendo attivamente alle operazioni delle Nazioni Unite in più di venti missioni con un dispiegamento di circa 25000 militari.
Sul piano interno invece la minaccia alla stabilità politica proviene dalla guerriglia separatista che dal 1983 é sostenuta dal Movimento delle Forze Democratiche del Casamance, nella regione omonima del paese. Nel luglio 2014 proprio sotto l’egida della Comunità di Sant’Egidio, sono ripresi i colloqui tra il Governo di Dakar e il movimento separatista.
Con una popolazione di oltre 14 milioni di abitanti (più del 40% sotto i 15 anni di età) e una posizione geostrategica eccezionale all’estremità Ovest del continente, il Senegal rappresenta la seconda economia dell’Unione economica e monetaria dell’Africa dell’Ovest (UEMOA).
Il paese,negli anni Novanta, con il supporto del Fondo Monetario Internazionale (FMI)e Banca Mondiale (WB) ha realizzato una serie di riforme per liberalizzare il sistema economico, aprirsi agli investitori e i risultati nel tempo non si sono fatti attender.
Nell’anno in corso la Banca Africana di Sviluppo (AfDB)prevede una crescita del PIL del 5,4% e un’inflazione contenuta (1,7%): dei buoni fondamentali.
Grazie ad una politica prudente in materia di finanza pubblica, il deficit é al minimo dal 2013 mentre il Franco CFA , valuta locale, é legato all’euro da un tasso di cambio fisso.
Il Rapporto WB “Doing Business 2015” vede il Senegal al 161° posto sui 189 paesi censiti, un balzo di ben 17 posizioni rispetto al 2014, dovuto principalmente all’adozione di provvedimenti tesi a rendere più attrattivo il Paese per gli investitori stranieri.
E’ ritenuto prioritario innanzitutto favorire la semplificazione delle procedure per la creazione delle società, per l’acquisizione dei permessi di costruzione, mentre l’innovazione con l’introduzione di meccanismi telematici per l’adempimento di alcune scadenze fiscali e doganali, e l’introduzione di criteri di trasparenza nelle società a tutela dei piccoli azionisti, completano il quadro delle misure auspicabili per andare nella giusta direzione.
La Banca Mondiale raccomanda tuttavia al Senegal un maggiore impegno sul versante della lotta alla corruzione e sul miglioramento dell’approvvigionamento energetico, due criticità che rendono ancora amplio il gap rispetto ai Paesi considerati più virtuosi.
Il presidente Macky Sall ha infatti annunciato l’adozione di riforme nel settore della giustizia, della governance, del partenariato pubblico-privato che vanno a completare quelle necessarie per la realizzazione del “Piano Sociale Emergente” che, entro il 2035, vuole favorire la trasformazione dell’economia del Senegal con una serie di interventi mirati in diversi settori seguenti(agricoltura, agrobusiness, industria, telefonia, infrastrutture, educazione).
Il Senegal é tra i maggiori produttori mondiali di arachidi, oltre a poter contare su notevoli produzioni di canna da zucchero e cotone: agricoltura e pesca costituiscono la fonte di lavoro per i tre quarti della popolazione.
Tra i settori che godono di un discreto sviluppo vanno ricordati industria tessile, abbigliamento e calzature; cantieristica; industria chimica e petrolchimica connessa alle risorse petrolifere.
Il terziario può contare su telecomunicazioni, turismo e commercio. Le telecomunicazioni costituiscono il 7%del PIL totale e - sempre in ambito UEMOA - il Senegal é il paese in cui é più sviluppata la Microfinanza.
Per quanto concerne i rapporti bilaterali tra il Senegal e l’Italia, pur di fronte a un interscambio ancora modesto (circa 200 milioni di euro negli ultimi anni) sono in fase di espansione sul piano politico, economico e della cooperazione allo sviluppo, in ragione anche della presenza in Italia di una delle maggiori comunità senegalesi in Europa. La diaspora senegalese é stimata sui 3 milioni di persone presenti per metà in Africa, ma anche in Europa (Italia e Francia), nel mondo arabo e in America ed é importante il contributo di queste persone all’economia del Senegal con il sostegno ai loro familiari tramite le rimesse.
Dal 2004 é in vigore il nuovo Codice degli Investimenti che prevede agevolazioni fiscali e doganali per gli investitori e la volontà politica ad accogliere nuovi imprenditori italiani nel paese non manca come dimostrato, lo scorso 18 Febbraio, dalle parole di Mankeur Ndiaye, Ministro degli Affari Esteri e dei Senegalesi all’estero, in visita in Italia:
“Auspichiamo una presenza più importante delle imprese italiane. Agrobusiness, infrastrutture, energia, sono tra i settori prioritari per il Senegal”.
Inutile notare come le loro priorità rientrino tra le nostre competenze e dunque l’incontro, reciprocamente proficuo e vantaggioso é concreto e possibile.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Fabrizio Andreoli, redazione@exportiamo.it