Recentemente fDi Intelligence ha pubblicato lo speciale “fDi Global Cities of the Future 2014/2015” e i risultati della speciale competizione e le diverse classifiche delle mete più attrattive per gli IDE mondiali.
Oggetto dell’analisi sono 130 città che la divisione del Financial Times, ha classificato utilizzando i dati provenienti da fDi Market e fDi Benchmark.
L’elenco delle 130 sedi é stato elaborato in maniera tale da includere le prime 100 posizioni in termini di progetti di investimenti diretti esteri in entrata, più eventuali altre località per completare le diverse “Top 10”.
I dati sono stati ordinati in cinque categorie: Potenziale Economico, Apertura al Business, Capitale Umano e Lifestyle, Efficacia Costi e Connettività.
I punteggi assegnati alle diverse destinazioni - fino ad un massimo di 10 punti per ogni categoria - sono stati ponderati in base all’importanza relativa nella scelta della destinazione degli investimenti.
Inoltre, le indagini hanno anche definito una sesta categoria, Strategia IDE, unica categoria qualitativa, risultato dell’analisi di 44 indicatori sui dettagli delle strategie di promozione degli IDE, vagliata da un panel di esperti successivamente. Nelle precedenti edizioni questo indicatore era stato incluso nella classifica generale, da quest’anno, al fine di separare i dati qualitativi e quantitativi, si é preferito stilare una peculiare classifica della Strategia IDE.
Una novità rappresenta anche la previsione della categoria “Emerging Cities” che comprende 58 città con un valore del PIL pro capite inferiore ai 35.000 dollari che si discosta dal criterio della popolazione utilizzato per classificare nelle diverse “Top 10” le città oggetto dello studio che sono risultate quindi:
- 24 “Megacities” con una popolazione urbana di oltre 10 milioni.
- 62 “Major Cities” con una popolazione cittadina superiore a 750.000 e una zona urbana superiore a 2 milioni di abitanti, ovvero una zona urbana di 4 milioni di abitanti.
- 34 “Large Cities” con una popolazione di 500.000 e una zona urbana di oltre 1 milione; o una zona urbana di oltre 2 milioni.
- 10 “Small and Medium Cities”.
Nella “Top 25” generale a regnare é Singapore dove tra il 2008 e il 2013 sono stati realizzati quasi 2.000 progetti di investimento, la destinazione regina per gli IDE con, in particolare, una crescita media anno su anno tra il 2009 e il 2013 del 16% dei progetti di investimento Software e IT.
Singapore si colloca al primo posto sia per il potenziale economico che per l’apertura al business e la città, che gode di bassi tassi di disoccupazione e di regolamentazione, ha anche registrato il PIL pro capite più alto tra tutte le città asiatiche analizzate nello studio.
Oltre ai fattori economici completano positivamente il quadro, alti tassi di iscrizione a scuola e università che in prospettiva forniranno una forza lavoro solida e qualificata ai potenziali investitori. Fare affari é relativamente facile a Singapore visto il basso livello di corruzione e il buon rating: si avvia un’impresa in due giorni e mezzo e, una volta stabilita, le aziende pagano imposte sulle società relativamente basse (17%).
Singapore é naturalmente al primo posto anche nella categoria “Major Cities” precedendo Hong Kong e Dubai.
Al secondo posto troviamo Londra in testa nelle categorie connettività e capitale umano e stile di vita, potendo vantare la più alta percentuale di laureati tra quelle in età lavorativa e più della metà della popolazione di età compresa tra i 25 ei 64 anni con un’educazione a livello terziario e non a caso sono 7 le università basate a Londra tra le prime 500 del mondo.
A livello logistico poi é ben servita da aeroporti vicini (se ne contano 6 all’interno di un intervallo di 80 chilometri) che forniscono un accesso diretto da e verso 304 destinazioni internazionali.
Londra guida la categoria “Megacities” precedendo New York e Tokyo con la capitale giapponese che in vista dei giochi olimpici del 2020 aspira a scalzare la “perfida Albione” nei prossimi anni.
Oltre alla medaglia di argento tra le “Major Cities” a Hong Kong spetta anche la medaglia di bronzo nella “Top 25” con buoni risultati sia nell’apertura al business che nella connettività mentre sicuramente tra i punti di forza vanno menzionati il basso livello di tassazione societaria (16,5%) e corruzione e l’alto grado di libertà economica.
Più in generale dando uno sguardo all’intera classifica, le posizioni vincenti sono concentrate in Asia e in Europa occidentale.
Per quanto riguarda il futuro invece il mondo starà a guardare chi potrà guidare questa speciale classifica tra l’instabilità della “Zona Euro”, le turbolenze in Medio Oriente e il rallentamento della crescita in Asia e le previsioni del Fondo Monetario Internazionale che indicano come il futuro é dell’Africa.
Naturalmente dell’Italia neanche l’ombra e fino a quando i punti di forza - come abbiamo visto - saranno giustamente rappresentati ad esempio da bassa corruzione, apertura al business e connettività, sarà molto difficile riuscire ad attrarre investimenti e a poco servono in tal caso gli sforzi di concettualizzazione e razionalizzazione che stanno attraversando le strutture responsabili di questo delicato compito a livello centrale e locale.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it