Con l’emanazione del decreto n. 23 del 2013, dal novembre 2013 il Dubai Design and Fashion Council - DDFC é realtà.
Il progetto é stato voluto dallo stesso Governatore e Vice Presidente e Primo Ministro degli Emirati Arabi Uniti, Sua Altezza lo Sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum e le intenzioni sono serie e concrete, come sempre a certe latitudini e viste le possibilità ma é importante la capacità di visione.
Oltre alla benedizione dello Sceicco anche gli sforzi congiunti del Consiglio Esecutivo di Dubai e Dubai Technology and Media Free Zone Authority - DTMFZA vanno nella direzione della definizione dei compiti del DDFC nello sviluppo della tabella di marcia per l’industria del design e della moda, supervisionando la definizione di una strategia globale per la crescita e lo sviluppo del settore. L’art. 9 del decreto istitutivo richiede a tutti gli enti pubblici di fornire pieno supporto alle attività del DDFC. Tra i compiti previsti anche il sostegno ai talenti locali e l’organizzazione di eventi.
L’obiettivo é aumentare il contributo complessivo del settore creativo al PIL attraverso la promozione e la crescita delle PMI del settore e le dovute ricadute sull’occupazione oltre a creare un ulteriore asset attrattivo per il turismo.
I diversi membri del DDFC rappresentano infatti “le eccellenze” dei diversi settori e la sintesi di una visione unica sulla propria attività, in modo da garantire che tutti gli aspetti legati al potenziale sviluppo siano attentamente considerati.
Iniziativa strettamente connessa al DDFC é la creazione del Dubai Design District - D3, la nuova comunità creativa, la base per dare concretezza alle iniziative del DDFC e promuovere la crescita del design, della moda e del lusso industrie dell’Emirato, offrendo anche interessanti opportunità agli investitori stranieri.
Il D3 é gestito da TECOM Investments, membro della Dubai Holding, con l’obiettivo di dare una casa agli affermati marchi internazionali che guardando con interesse i Paesi del Golfo e al suo interno c’é spazio per l’intera catena del valore del settore.
Il quotidiano locale Arabian Business, esplicita quelle che sono le prospettive e le intenzioni:
“Il mantra D3 é essere il cuore pulsante della scena del design del Medio Oriente, una comunità creativa dove designer locali si troveranno a lavorare spalla a spalla con professionisti di fama mondiale. L’idea é di poter coltivare talenti locali nella speranza che il prossimo marchio globale venga creato a Dubai.”
Le “Free Zones” nell’economia di Dubai e degli Emirati Arabi Uniti, contribuiscono concretamente alla crescita e alla diversificazione, un’esigenza sempre più sentita a maggior ragione con i prezzi del petrolio attuali.
L’equazione é sempre uguale: attirando investimenti esteri diretti si generano posti di lavoro e aumentano le esportazioni non petrolifere, favorendo la creazione di nuove realtà imprenditoriali e facendo crescere conoscenze, competenze e tecnologie nel paese.
Dubai e gli Emirati Arabi Uniti – EAU, rappresentano da diversi anni per il nostro Paese il principale mercato di sbocco verso l’intero mondo arabo. A partire dal 2011 si é registrato un netto miglioramento nell’interscambio commerciale e nel 2013 gli scambi complessivamente sono arrivati a circa 6,8 miliardi di euro mentre nei primi mesi del 2014 si registra un calo delle nostre esportazioni del 5,4%.
I principali settori delle nostre esportazioni sono: oreficeria-gioielleria, macchinari industriali, prodotti meccanici e elettronica-elettromeccanica.
Ma sono elevate le prospettive di crescita in diversi altri settori.
Vanno poi considerati i notevoli piani di sviluppo e le prospettive per le nostre imprese di acquisire commesse per la realizzazione di opere civili, sia nel settore pubblico che privato nei diversi settori costruttivi (porti, aeroporti, reti stradali e ferroviarie, ospedali, scuole, alberghi e strutture turistiche, impianti di produzione energetica, abitazioni, impianti industriali, ecc.).
Altre importanti opportunità derivano invece dall’attribuzione dell’EXPO 2020 a Dubai e anche le nostre PMI possono cogliere l’opportunità di inserirsi come fornitori settoriali o sub-contractor: secondo le stime governative l’investimento arriverà a 7 miliardi di dollari e l’impatto complessivo dell’evento ammonterà a 23 miliardi di dollari.
L’attuale normativa emiratina sulla costituzione nel Paese di attività straniere, prevede l’obbligo di avvalersi di un partner emiratino con la formula del 49-51% della proprietà in favore del partner locale stesso, cosa diversa é nelle numerose “Free Zones” che consentono – a determinate condizioni - il 100% della proprietà e varie agevolazioni commerciali.
Per quanto riguarda la D3, dieci edifici sono in costruzione e dovrebbero essere consegnati nei prossimi mesi ma sono già iniziate le procedure di costituzione delle società e sono già state emesse le relative licenze, necessarie per operare. Saranno disponibili diverse categorie di uffici e la possibilità di affittare magazzini e per promuovere la nuova “creatura” é stata riconosciuta la possibilità per le società costituite nella già esistenti Dubai Technology e Media Free Zone - TECOM e Dubai International Financial Centre - DIFC di traslocare senza costi.
E’ stato previsto un doppio regime di licenze che ogni società potrà ottenere, una per operare all’interno della D3 e una per operare sul territorio emiratino (mainland). Le società che operano nel mainland dovranno rispettare tutti i requisiti richiesti ossia pagare a titolo di imposta il 5% annuo dell’affitto, avere un socio locale nel caso si tratti di una Limited Liability Company - LLC, ovvero un agente locale se si tratta di una Branch. Per costituire una LLC é previsto un capitale sociale minimo (11.800-23.800 euro), le spese di registrazione iniziale (circa 800 euro) e il pagamento di una licenza annuale (3.500 euro).
Anche la D3 presenta poi le caratteristiche classiche delle “Free Zones” quali l’assenza di tassazione (nessuna imposta sulle imprese, né imposte sul reddito personale garantite da 15 a 50 anni, a seconda della zona); nessuna restrizione di assunzione dei dipendenti; l’esenzione dazi doganali sull’import ed export; la piena proprietà straniera del capitale sociale; la libera possibilità di trasferire, completamente e senza alcuna formalità, profitti ed utili all’estero e l’utilizzo di documentazione societaria ridotta e tutta in lingua inglese.
Il Made in Italy - a Dubai come ovunque nel mondo - gode del vantaggio derivante dalla qualità, dalla raffinatezza, dall’affidabilità e dalla capacità di generare emozioni e sono ancora molte le opportunità di penetrazione del mercato per le imprese italiane.
D3 ha lo scopo di attirare i leader mondiali nei settori dell’arte, della moda e del design, il fatto che l’Italia non possa mancare sembra una conseguenza logica e l’invito é quindi, quello di valutare le possibilità offerte dall’aspirazione emiratina di diventare nei prossimi anni un hub mondiale per il fashion e il design, prima di pentirsene.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it