L’Italia da ieri ha il suo nuovo garante e rappresentante dell’unità nazionale, il XII^ Presidente della Repubblica Italiana é Sergio Mattarella.

L’ampia condivisione raggiunta sul suo nome con l’elezione del 30 gennaio alla IV^ votazione senza vincolo quindi della maggioranza qualificata dei 2/3 dei “grandi elettori” che concorrono all’elezione del capo dello stato ma con numeri importanti e vicini alla soglia (665 voti), é stato il felice epilogo di un importante e delicato passaggio istituzionale in un momento politico fondamentale per l’Italia viste le importanti riforme (o intenzioni di) in continuo divenire che puntano a ridisegnare l’ordinamento istituzionale del paese.

L’elezione di Mattarella, fino all’altro ieri Giudice della Corte Costituzionale, rappresenta un successo politico del Premier Matteo Renzi che ha imposto “metodo” e “candidato” portando alla spaccatura avversari e alleati ma é riuscito a ricompattare le fila del “suo” Partito Democratico - almeno fino al prossimo scontro utile - e convinto anche gli esponenti alla sinistra del PD ad accogliere la sua proposta.

Per molti un capolavoro ma toccherà vedere le eventuali conseguenze che avrà sul prosieguo del cammino delle riforme e secondo alcune male lingue Renzi ha scelto Mattarella per avere una personalità che non lo offuscasse troppo ma lo spessore, il rigore e la biografia del personaggio non si mettono in discussione.

Il Parlamento é stato messo di fronte ad un nome senza macchie rispetto al quale non ci si poteva tirare indietro e si é lasciato alle spalle gli spettri dell’elezione presidenziale del 2013 che - constatato il fallimento della politica - aveva visto come unica soluzione richiamare in carica il Presidente Giorgio Napolitano.

Il secondo mandato Napolitano nato a termine e condizionato dall’avvio di un serio processo di riforma nel paese, si é concluso - come abbiamo visto anche su Exportiamo - in concomitanza con la fine del Semestre di Presidenza italiana dell’Unione Europea lo scorso 13 gennaio e oggi in tempi certi rispetto alle scadenze programmate abbiamo il nostro nuovo Presidente che da ieri - dopo il giuramento a Montecitorio, l’omaggio all’Altare della Patria e il passaggio di consegne con il suo predecessore – ha iniziato il suo mandato per il settennato.

Sergio Mattarella, classe 1941, é un ex dirigente, parlamentare e ministro della Democrazia Cristiana e poi della Margherita, e ha partecipato in prima persona alla scrittura del manifesto del Partito Democratico.

E’ stato lo stesso Premier rilanciando con un tweet la candidatura durante la prima votazione per il nuovo Capo dello Stato, ha sintetizzato così la sua storia, politica e personale:

“La lotta alla mafia, le dimissioni per un ideale, i collegi per i parlamentari, l’abolizione della naja. un politico per bene #Mattarella”

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Sono stati in tanti a ricordare in questi giorni la storia personale prima che politica di Mattarella e a riaffiorare é innanzitutto quella sua immagine del 6 gennaio 1980 con in braccio il fratello maggiore Piersanti, morente con otto colpi in corpo, dopo un agguato di “Cosa Nostra”.

Piersanti Mattarella dirà successivamente, l’attuale Presidente del Senato ed ex Giudice a Palermo, Piero Grasso:

“Stava provando a realizzare un nuovo progetto politico-amministrativo, un’autentica rivoluzione. Aveva turbato il sistema degli appalti pubblici con gesti clamorosi, mai attuati nell’isola”.

Quel giorno ha rappresentato il punto di svolta per Sergio che intensifica il suo impegno in politica, entra per la prima volta in Parlamento nel 1983 e negli anni lega il suo nome - come ricordato da Renzi - nei diversi ruoli istituzionali onorati, a importanti riforme tra tutte il cosiddetto “Mattarellum” - antenato nobile del “Porcellum” e anche della legge elettorale in discussione - che introdusse per la prima volta in Italia i collegi uninominali dando impulso ad un impianto maggioritario e bipolare mai totalmente realizzato e che metteva di fronte l’eletto e i suoi elettori, un legame e un rapporto fondamentale del quale oggi forse si sente un po’ nostalgia e mancanza.

Nel 1990 insieme ad altri colleghi della DC si dimise da ministro contro l’approvazione della contestata “legge Mammì”, la legge di riforma radio-tv approvata che permetteva l’ingresso nel mercato radiotelevisivo nazionale di operatori privati, legalizzando quello che le reti di Fininvest facevano già da tempo aggirando la legge ovvero trasmissioni contemporanee degli stessi programmi su tv locali in tutta Italia. Quella legge da una parte permise anche all’Italia di avere tv commerciali nazionali private, fatto normale in tutti paesi occidentali, ma dall’altra parte cristallizzò la situazione esistente permettendo a Fininvest per molto tempo di mantenere un sostanziale monopolio del settore.

Dunque, “un politico per bene #Mattarella”.

Appresa la notizia della sua elezione il primo commento a caldo é stato molto breve ma significativo della coscienza della situazione che attraversa il paese e del duro compito chiamato a svolgere: “ll pensiero va soprattutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini. È sufficiente questo”.

Sempre sabato - come primo atto da Presidente in pectore - é andato alle Fosse Ardeatine, simbolo storico della ferocia dell’occupazione nazista in Italia per riaffermare con un occhio al presente come:

“L’alleanza tra Nazioni e popolo seppe battere l’odio nazista, razzista, antisemita e totalitario di cui questo luogo é simbolo doloroso. La stessa unità in Europa e nel mondo saprà battere chi vuole trascinarci in una nuova stagione di terrore”.

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Il nuovo presidente nel suo discorso di insediamento di ieri ha invece rivolto innanzitutto un “saluto deferente” ai suoi predecessori, Giorgio Napolitano e Carlo Azeglio Ciampi puntando subito l’attenzione sulla crisi economica “che ha aperto nuove ferite, creato nuove povertà” e oltre a salutare gli italiani all’estero ha rivolto “un pensiero di amicizia” alle comunità straniere residenti in Italia e ha sottolineato come: “la democrazia non é una conquista definitiva, ma va inverata continuamente”.

Il suo discorso é stato interrotto da 42 applausi, il più lungo dei quali in occasione del passaggio nel quale ha spiegato:

“Vi é anche la necessità di superare la logica della deroga costante alle forme ordinarie del processo legislativo, bilanciando l’esigenza di governo con il rispetto delle garanzie procedurali di una corretta dialettica parlamentare. Come é stato più volte sollecitato dal Presidente Napolitano, un’altra priorità é costituita dall’approvazione di una nuova legge elettorale, tema sul quale é impegnato il Parlamento.

Nel linguaggio corrente si é soliti tradurre il compito del capo dello Stato nel ruolo di un arbitro, del garante della Costituzione.

E’ una immagine efficace. All’arbitro compete la puntuale applicazione delle regole. L’arbitro deve essere - e sarà - imparziale. I giocatori lo aiutino con la loro correttezza. Il Presidente della Repubblica é garante della Costituzione.

La garanzia più forte della nostra Costituzione consiste, peraltro, nella sua applicazione. Nel viverla giorno per giorno”.

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Un arbitro che non dimentica la storia sottolineando l’importanza di non dimenticare l’Italia nata dalla Resistenza e risorta dopo il ventennio fascista e l’occupazione nazista e ricordando coloro che hanno combattuto e sono morti per la democrazia e evidenziato come solo “la libertà garantisce il pieno sviluppo dei diritti civili”.

Citando anche Falcone e Borsellino come eroi della storia repubblicana, il presidente ha indicato come “priorità assolute” la lotta alla mafia e alla corruzione proprio perché “garantire la Costituzione significa affermare e diffondere un senso forte della legalità”.

Guardando al mondo di oggi riguardo al terrorismo internazionale ha ribadito come: “La minaccia é molto più profonda e più vasta. L’attacco é ai fondamenti di libertà, di democrazia, di tolleranza e di convivenza” e ha poi ricordato tutti gli italiani, militari e non, impegnati nelle missioni internazionali auspicando anche una rapida risoluzione della questione Marò con l’India.

Con riferimento alla dimensione europea senza esitazioni il presidente ha ricordato come:

“L’Unione Europea rappresenta oggi, ancora una volta, una frontiera di speranza e la prospettiva di una vera Unione politica va rilanciata, senza indugio. L’affermazione dei diritti di cittadinanza rappresenta il consolidamento del grande spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia. Le guerre, gli attentati, le persecuzioni politiche, etniche e religiose, la miseria e le carestie generano ingenti masse di profughi. Milioni di individui e famiglie in fuga dalle proprie case che cercano salvezza e futuro proprio nell’Europa del diritto e della democrazia.

E’ questa un’emergenza umanitaria, grave e dolorosa, che deve vedere l’Unione Europea più attenta, impegnata e solidale”.

Un nuovo impulso quindi verso una crescita qualitativa del vincolo europeo tra i suoi membri ma anche un colpo al cerchio e uno alla botte e in ambito internazionale sono le eredità più importanti del suo predecessore.

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Giorgio Napolitano ha infatti contribuito in questi anni al consolidamento del posizionamento internazionale del nostro paese nel campo atlantico ed europeo ed é stato - almeno dalla crisi dell’ultimo Governo Berlusconi a fine 2011 - il punto di riferimento per i partner europei ed internazionali, coltivando anche dei cordiali rapporti personali con i suoi interlocutori e raccogliendo riconoscimenti bipartisan.

L’ex ambasciatore Sergio Romano in un’intervista concessa all’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale ISPI, ha fatto notare come Napolitano – da molti criticato per il suo interventismo - ha giustamente interpretato il dettato costituzionale perché “Il potere può oscillare tra il Quirinale e Palazzo Chigi a seconda delle circostanze” e la stessa dimensione europea é stata una spinta verso “l’interventismo” ponendosi come garante degli impegni del nostro paese con Bruxelles e con gli alleati in un periodo turbolento per la politica italiana che ha visto negli ultimi quattro anni alternarsi tre governi, nessuno dei quali ha goduto di una diretta legittimazione popolare, proprio mentre la crisi economica ha dispiegato i suoi effetti più devastanti.

Parlando della situazione interna, Mattarella non poteva esimersi dal non ricordare il momento politico attuale esortando le forze politiche affinché “il percorso delle riforme sia portato a compimento per rendere più adeguata la nostra democrazia” e “per dare risposte efficaci alla comunità” con l’invito al Parlamento di “riformare la Costituzione per rafforzare il processo democratico”, questo passaggio é stato letto da molti come un invito a non rompere l’intesa trasversale sulle riforme, il famoso “Patto del Nazareno” tra Renzi e Berlusconi tanto decantato dalla stampa.

Nel concludere il suo breve discorso, durato esattamente trenta minuti come era stato preannunciato, Mattarella ha poi voluto esprimere il suo auspicio che l’Italia sia realmente “un popolo che vogliamo sempre più libero, sicuro e solidale. Un popolo che si senta davvero comunità e che cammini con una nuova speranza verso un futuro di serenità e di pace” e nel concludere non poteva naturalmente mancare un sentito e dovuto:

“Viva la Repubblica, viva l’Italia”.

La speranza é che questa sentita, dovuta e convinta invocazione che il ruolo stesso impone possa diventare nuovamente motivo di orgoglio per i tanti italiani sempre più disaffezionati dalle istituzioni e alle prese con una realtà di stenti e difficoltà mentre per la prima volta nella storia repubblicana i “figli” stanno peggio dei “padri”.

 

L’auspicio di tutti per il percorso del nuovo “padre” di tutti gli italiani é invece che sia in grado di incarnare l’unità e di difendere gli attacchi nei confronti di quello che rimane il motivo d’orgoglio più grande del nostro paese, la nostra costituzione.

 

Fonte: elaborazione a cura di Exportiamo, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it

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