Nella litigiosa e traballante Europa vi é un mercato che non conosce crisi. No, non stiamo parlando della solita Germania, ma della sua vicina, la Polonia. Il Paese, storicamente oggetto nel corso del 900 dell’egemonia tedesca prima, e sovietica poi, vive ormai da diversi anni una fase di forte sviluppo che la proietta di diritto tra i principali Paesi europei in cui avviare attività di business. Quando nel 2004 Varsavia decise di effettuare il proprio ingresso all’interno dell’Unione Europea, la Polonia presentava già una crescita economica moderata sperimentata negli anni 90 a seguito del crollo del Muro di Berlino, ma non era ancora in grado di rispettare i parametri fissati da Maastricht e, pertanto, non poteva adottare l’Euro. Oggi i tempi sono inevitabilmente cambiati: Varsavia può prendersi il lusso di decidere se e quando entrare nella moneta unica ed il mercato polacco, costituito da circa 38 milioni di abitanti ed una età media di circa 35 anni, vanta un’economia solida, diversificata, votata all’export, non particolarmente dipendente dall’estero e trainata dai consumi interni.
Mai fino ad ora la Polonia era cresciuta a tassi così elevati. Certo, siamo lontani dai ritmi di crescita di molte potenze extra-continentali (che presentano in alcuni casi un modello differente), ma nell’ Europa odierna, il dinamismo polacco spicca nel grigiore generale. Ma a cosa si deve questo formidabile processo di espansione economica?
Varsavia in questi anni si é giovatamolto del notevole afflusso di capitali e delle opportunità provenienti da Bruxelles ed ha saputo coglierle appieno, trasformando i connotati della sua economia. L’attuazione delle riforme necessarie, l’ondata di privatizzazioni che ha garantito un ottimo afflusso di IDE e lanciato l’imprenditoria privata, l’adozione di politiche macroeconomiche efficaci e l’apertura verso l’esterno attraverso l’eliminazione di dazi e barriere commerciali hanno consentito al Paese di recuperare terreno rispetto agli altri Paesi europei e colmare buona parte del gap che li divide; la Polonia, inoltre, é stato l’unico membro dell’UE che non ha conosciuto la recessione dall’inizio della crisi arrivata dagli USA, ma, al contrario, é riuscita ad accrescere il proprio ruolo di hub regionale per l’attrazione di investimenti esteri. I grafici a seguire, relativi a crescita del PIL, PIL pro capite e Investimenti Diretti Esteri, lo testimoniano:
Perché dunque investire in Polonia? Innanzitutto, verrebbe da dire, per la gestione trasparente e lungimirante dei Fondi Europei: i polacchi hanno dimostrato di saperci fare. La Polonia si é configurata come primo beneficiario dei fondi strutturali e di coesione europei: nel periodo di programmazione 2007-2013, Varsavia ha ricevuto finanziamenti per 80 miliardi di Euro, di cui ben 74 sono stati investiti, con un ritorno in contratti stipulati di circa 98 miliardi di Euro; grazie all’utilizzo di tali capitali sono stati creati circa 300.000 posti di lavoroe 25.000 nuove aziende. Nel periodo 2014-2020 la Polonia riceverà 82.5 miliardi di Euro di fondi e tutto lascia presupporre che verranno destinati non solo allo sviluppo dell’economia e delle imprese ma anche al miglioramento della qualità di vita, dei trasporti pubblici, delle scuole e della tecnologia.
L’ubicazione strategica del Paese, situata tra Ovest ed Est europeo, fa della Polonia una base logistica ideale nel cuore dell’Europa ed un vero e proprio ponte che le permette di essere al centro degli scambi commerciali e quindi di consentire ad esportatori ed investitori di avere immediato accesso a mercati limitrofi quali quello tedesco, quello russo, quello baltico, quello scandinavo e a buona parte di quello dell’Europa orientale. Tale fattore, unito alla presenza di una manodopera qualificata e relativamente economica e al fatto che il costo della vita risulti nettamente più basso rispetto all’UE, dato che in Polonia la valuta nazionale é lo zloty, rendono il mercato locale particolarmente attrattivo.
Le favorevoli politiche agli investimenti stranieri attuate negli ultimi anni, che avvengono attraverso un sistema di incentivi e vantaggi fiscali, la stabilità economica e sociale, una bassa inflazione, un sistema finanziario maturo e un settore bancario stabile costituiscono ulteriori motivi di interesse e l’aumento del potere d’acquisto della classe media, che traina i consumi fa il resto: la Polonia é ad oggi, secondo un rapporto dell’UNCTAD, l’economia più attrattiva di tutta l’Europa dell’Est, la quarta economia europea più attrattiva per quanto riguarda gli investimenti e la quattordicesima nel mondo; Varsavia occupa il sesto posto in Europa tra le città più business friendly e le regioni della Masovia, della Slesia, della Bassa Slesia, della Grande e della Piccola Polonia si situano tra le aree più ricche di tutta l’Europa Orientale.
In un contesto simile, diversi sono i settori che offrono reali opportunità di business. Primo fra tutti, il comparto infrastrutturale che é stato oggetto di ingenti investimenti nel corso degli ultimi anni: a tal proposito, gli Europei di calcio, organizzati congiuntamente con l’Ucraina, che si sono svolti nel 2012 nelle città di Varsavia, Danzica, Poznan e Danzica hanno rappresentato un ottimo viatico per l’ammodernamento infrastrutturale. I fondi europei hanno permesso alla Polonia di dotarsi di infrastrutture stradali, ferroviarie, aeroportuali (sono stati costruiti 11.000 km di strade e ponti e 1661 km di linee ferroviarie) turistiche e sanitarie e i lavori per l’edificazione di nuove autostrade e superstrade sono già in cantiere. Risulta dunque facile immaginare come tale processo di rinnovamento richieda la presenza di investitori privati stranieri in grado di apportare il loro know-how e la loro esperienza.
In secondo luogo, il food, le cui esportazioni e importazioni sono cresciute rispettivamente ad un tasso del 32% e del 53% negli ultimi anni; il comparto svolge un ruolo significativo nell’economia locale, addirittura superiore a quello degli altri Paesi europei, dato che le famiglie destinano buona parte del loro reddito ai consumi alimentari e sono sempre più inclini ad uno stile di vita gastronomico in linea con gli standard occidentali e all’acquisto di prodotti italiani e francesi, che diventano sempre più popolari e verso i quali nutrono una particolare predilezione. L’importante ruolo svolto dalle piccole e medie imprese locali nella crescita del settore costituisce un ulteriore elemento di interesse per le aziende del made in Italy.
Sarebbe tuttavia limitante dimenticare il settore della meccanica, il comparto automotive, il fashion e il lusso (che potrebbero rappresentare una vera e propria miniera d’oro per le nostre imprese), il mercato di mobili/arredamento, quello degli elettrodomestici e quello dell’educazione/formazione.
Per dare un’idea più definita dei settori a maggior tasso di sviluppo negli anni a venire, si veda il seguente grafico, relativo alle categorie in cui verranno ripartiti parte dei fondi europei nel periodo 2014-2020:
Attualmente, le relazioni dell’Italia con la Polonia sono indubbiamente positive: il nostro Paese si configura come quarto partner commerciale della Polonia e come sesto Paese investitore e a Varsavia e dintorni si registra la presenza di numerose PMI nostrane. Anche qui, come in tantissimi mercati emergenti europei ed extra-continentali, l’immagine dell’Italia gode di una straordinaria rendita di posizione e il popolo polacco subisce il fascino del made in Italy e di tutto ciò che, culturalmente e storicamente, é in grado di trasmettere. Tuttavia, vi sono ancora delle gravi lacune: molti imprenditori non reputano ancora la Polonia un mercato maturo ma, a causa di una visione davvero troppo poco aggiornata, poco lungimirante e parecchio stereotipata, non ne comprendono appieno le potenzialità. Diverse aziende inoltre adottano strategie di investimento indirizzate prevalentemente all’interno dei confini nazionali, senza considerare come la Polonia possa costituire uno sbocco importante per l’accesso verso altri mercati limitrofi; nel Paese, infine, sussiste ancora una generale carenza di informazioni su quanto l’Italia abbia effettivamente da offrire.
Ciò che le imprese italiane dovrebbero valutare a fondo é che la fase di crescita della Polonia continuerà anche nei prossimi anni (si calcola un +3% nel 2015 e un +3,1% nel 2016). Probabilmente il mercato polacco potrebbe affrontare delle difficoltà, in quanto legato commercialmente e finanziariamente all’UE, ma le fondamenta sulle quali si é costruito lo sviluppo sono solide e il Paese continuerà a recuperare terreno rispetto all’Occidente. Anche qualora l’economia polacca dovesse crescere in maniera più lenta rispetto a quanto fatto fino ad ora, la sua espansione sarà sempre più rapida e più elevata rispetto agli attuali standard europei.
Fonte: elaborazioni a cura di Exportiamo, redazione@exportiamo.it