La mega-operazione da 1100 miliardi di euro annunciata da Mario Draghi é sulla bocca di tutti, e naturalmente anche noi di Exportiamo.it l’abbiamo studiata attentamente per capire quale impatto potrà avere sulle esportazioni europee. Prima di addentrarci nella tematica, tuttavia, é bene fare un breve riassunto di cosa sia un alleggerimento quantitativo:

   il quantitative easing non é una novità introdotta da Draghi;

  si tratta di una procedura che riguarda soprattutto il settore bancario, ma che é stata utilizzata (tra le altre) anche dalla Federal Reserve nel 2009 per l’acquisto di titoli di stato;

  si tratta, nel caso della BCE, di una modalità attraverso la quale la Banca Centrale vuole iniettare liquidità nel sistema economico comprando una quantità preannunciata di titoli di stato in cambio di moneta creata appositamente per questo scopo.

Tralasciando altre complicazioni - la più rilevante delle quali riguarda il profilo di condivisione del rischio tra Paesi e BCE nella misura 80/20, da molti analisti giudicato come poco incisivo -, gli elementi più importanti del Q.E. sono senz’altro l’acquisto di titoli di Stato e l’immissione di nuova moneta. Secondo il mio libro di economia politica, le conseguenze di tali manovre implicherebbero diminuzione del costo dell’indebitamento (il prezzo dei titoli salirà, perché ci sarà più domanda, e il loro rendimento, cioé il tasso di interesse che ogni Stato paga per finanziare il proprio debito, scenderà ed insieme ad esso scenderà anche il tasso di tutte le altre obbligazioni sia bancarie che non, compresi tutti i tassi di interessi ad essi agganciati), inflazione(se circolerà troppa moneta l’inflazione aumenterà) e svalutazione della moneta (aumentando la base monetaria ne risentirà il cambio nei confronti delle altre valute): se Draghi riuscisse a raggiungere tutti questi obiettivi con un’unica manovra, le imprese esportatrici farebbero affari d’oro e ringrazierebbero sentitamente. Per le imprese i prestiti avrebbero un tasso di interesse minore (e in teoria le banche dovrebbero concederli più facilmente), il cambio favorirebbe le esportazioni e una moderata inflazione favorirebbe la ripresa della domanda.

La critica principale alla manovra di Draghi é , non a sorpresa, di matrice tedesca: il numero uno di Bundesbank, James Weidmann, ha infatti dichiarato che il Q.E. sarebbe una manovra spropositata, poiché non vi sarebbe un reale rischio di deflazione, e che un alleggerimento così massiccio rischia di far saltare molte riforme strutturali che erano state avviate in molti Paesi (tra cui l’Italia). A nostro avviso si tratta di una critica che, pur non riguardando il Q.E. in senso stretto, ha un fondo di verità: se non si approfitterà del periodo di alleggerimento per favorire le imprese tramite un piano serio di riforme, infatti, non c’é nessun motivo per cui finiti i sedici mesi di shopping da parte di Draghi la situazione non debba tornare stagnante come prima. Con la differenza che, a quel punto, servirebbero altri 1100 miliardi.

Il Q.E. funzionerà? staremo a vedere.

Fonte: elaborazioni a cura di Exportiamo, di Marcello Moi, redazione@exportiamo.it

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