“Molte più cose ben più strabilianti dimorano quaggiù” sibila Giovanni Lindo Ferretti in “Accade”, brano cupo e realista del Consorzio Suonatori Indipendenti, band culto italiana a cavallo tra i due millenni e proprio nel riflettere su ciò che “Accade” il link domenica sera, mentre si profilava un fatto “ben più strabiliante”, si é attivato subito:

Alexis Tsipras, leader di Synaspismòs Rizospastikés Aristerés - Syriza, in italiano Coalizione della Sinistra Radicale - un ossimoro guardando alla nostra storia politica recente e non - ha vinto le elezioni anticipate in Grecia sfiorando la maggioranza assoluta e già da ieri alle 14:00 circa, ha prestato giuramento da premier incaricato per formare il nuovo governo greco, davanti al Presidente della Repubblica, Karolos Papoulias

Il giuramento per la prima volta nella storia del Paese é stato solo civile e non religioso e il quarantenne Alexis, vestito blu, senza cravatta, com’é sua abitudine, da premier più giovane degli ultimi 150 anni della storia greca ha pronunciato le fatidiche parole “Servirò sempre la Grecia e gli interessi del popolo greco” mentre poco prima, nel corso di un breve scambio con il capo dello Stato, aveva dichiarato “Una strada erta ci attende”.

Subito dopo il giuramento, come primo atto é andato invece a raccogliersi al Muro dei fucilati di Kesariani, comune vicino ad Atene, dove 200 comunisti furono giustiziati nel 1944 dai nazisti.

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La musica é cambiata ad Atene, é evidente, ed ognuno può leggere i simbolismi che vuole nei primi passi dello Tsipras Premier, sicuramente non pecca in pragmatismo come ha dimostrato in questi anni con Syriza.

Nato nel 2004 come coalizione di diverse formazioni della sinistra greca, tra cui ecologisti, comunisti e sinistra democratica, Syriza, raccolse solo il 3,3% alla prima uscita elettorale e ancora nel 2011 i consensi arrivavano solo al 4,6%.

Il passo inizia a cambiare con le elezioni del giugno 2012 e il crollo del bipolarismo di socialisti e conservatori che ha governato la Grecia negli ultimi quaranta anni e portato Syriza ad essere il secondo partito in Grecia per numero di voti oltre che principale partito di opposizione al governo di Antonis Samaras.

Il sorpasso arriva alla curva successiva e viene certificato dalle elezioni europee del maggio scorso con più del 26% dei consensi e Syriza diviene primo partito, superando di tre punti Nea Demokratia, la formazione politica del primo ministro uscente che ieri si é confermata seconda forza del Paese raccogliendo il 27,8% dei consensi e rivendicando comunque il merito di aver ridato credibilità internazionale al Paese con il suo governo, mentre il distacco da Syriza é triplicato.

Il resto é ancora di più storia dei nostri giorni e conseguenza di quel 29 dicembre 2014 ad Atene con il fallito tentativo di eleggere il nuovo Presidente della Repubblica e il crollo del governo Samaras con conseguenti elezioni anticipate che hanno sancito il trionfo di domenica con il 36,3% dei consensi tra la popolazione greca per la quale, Alexis Tsipras incarna un’ultima speranza nella disperazione crescente.

La storia scorre a senso unico ed ha un verso ma é chiaro che ognuno ha le proprie responsabilità.

In primis sicuramente la classe dirigente greca che é stata al potere negli ultimi venti anni ma bisogna riflettere su cosa é successo in Grecia in questi anni e interrogarsi.

Interrogarsi ad esempio su quanto le cure sottoposte da Unione Europea e Fondo Monetario Internazionale a un paziente malato, alla fine abbiano creato una situazione ancora più disastrosa dando necessariamente linfa vitale alla crescita del dissenso contro quella che negli ambienti antagonisti viene anche definita “austeritrash” e ponendo qualche dubbio serio e reale sulla bontà di quanto deciso e imposto in questi anni ad Atene, come altrove, obbedendo ai dettami di un liberismo andato forse oltre l’opportuno.

L’Agenzia di stampa internazionale Associated Press ha ricordato ieri i fondamentali relativi al terzo trimestre 2014 dell’economia greca devastata dalla crisi iniziata il 18 ottobre 2009 quando l’allora Ministro delle Finanze, dell’allora nuovo governo socialista, George Papaconstantinou, annunciò che a fine anno il rapporto tra deficit di bilancio e PIL sarebbe stato del 12%, doppio rispetto alle stime del governo precedente e il debito pubblico 300 miliardi di euro, pari al 120% del PIL.

A fine ottobre 2014, a un lustro di distanza, i dati sono volendo anche più preoccupanti.

C’é una premessa di non poco conto da fare con oggetto il PIL greco la cui torta in questi anni ha perso oltre il 25% del suo peso e il prossimo governo greco farà i conti con un debito pubblico di 316 miliardi di euro ovvero il 176% del PIL, triste primato all’interno dell’area euro, una disoccupazione al 25,8% con un’incidenza mostruosa sulla gioventù.

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La stagione dell’austerità greca é iniziata nel marzo 2010 quando il Parlamento greco annunciò il primo piano per salvare l’economia del Paese con tagli degli stipendi nel settore pubblico, congelamento delle pensioni, aumento dell’iva e delle tasse su alcolici e tabacchi e circa un mese dopo Standard & Poor’s declassò il rating della Grecia al livello “junk” (spazzatura).

Nel frattempo dal 2010 ad oggi la Grecia ha usufruito di oltre 240 miliardi di euro di aiuti ai quali vanno aggiunti i 100 miliardi di annullamento del debito nel 2012 e i 40 miliardi ricevuti con i diversi programmi europei.

E’ questo l’oggetto del contendere e la posta in gioco non irrilevante.

Attualmente é infatti in corso il “secondo piano di salvataggio” e l’ultima tranche di circa 10 miliardi di euro (7 miliardi dal FMI e 3,6 miliardi dall’UE) é prevista per fine febbraio e la Grecia ha bisogno di questi fondi - anche se in realtà in merito alla cifra di 240 miliardi bisogna effettivamente considerare che parte di questi soldi sono serviti a rimborsare le banche non greche che avevano prestato ad Atene a tassi diciamo non troppo nobili - e un margine di manovra, al di là delle dichiarazioni ufficiali che si sono susseguite nella giornata di ieri da parte di tutti i protagonisti della contesa, dovrebbe esserci.

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Circa il 70% del debito pubblico greco é nelle mani dei creditori pubblici appunto il FMI, gli Stati dell’UE e il Fondo Europeo di Stabilità e la soluzione alla portata potrebbe essere quella di prevedere non la cancellazione ma un programma allungato di rimborso e alleggerito nei tassi di interesse naturalmente in cambio dell’impegno di una seria riforma dello stato e del sistema fiscale.

Obiettivo di Tsipras é da sempre però quello di arrivare ad un Vertice sul Debito nell’Unione Europea sulla falsa di riga, ci tiene a precisarlo sempre alla signora Merkel, di quell’Accordo di Londra del 1953 sul debito tedesco che lo ridusse del 50% e ne dilazionò il pagamento in trenta anni, diventando un volano per la rinascita e la crescita dei decenni successivi.

Fino a ieri quindi ad Atene si é obbedito al verbo e si sono susseguite misure che hanno portato addirittura a far chiudere i battenti al servizio pubblico radio-televisivo ERT nel giugno 2013, per citare un evento simbolico senza dimenticare gli scontri tra polizia e manifestanti che hanno accompagnato di volta in volta la richiesta di nuovi sacrifici al popolo greco e la crescente popolazione che si ritrova a vivere al di sotto della soglia di povertà.

Pensando a come sia stata affrontata la crisi greca in questi anni, mi sovviene una battuta ascoltata alle mie latitudini nelle partite di “Tresette” e “Briscola” allorquando - per rimarcare l’errore del proprio compagno di squadra - rassegnatamente e saggiamente, l’anziano di turno, commenta “Da una mosca non si può prelevare un litro di sangue”: in parte offensivo e in parte protettivo come approccio, l’immagine rende bene l’idea di cosa significhi chiedere sacrifici sproporzionati ad un paese che dai media viene proposto una volta come un’economia equivalente a due province venete e una volta come un paese strategico e fondamentale sul piano geopolitico per l’Europa intera.  

L’ultima campagna elettorale é stata quindi condotta concentrandosi sull’opposizione alle misure di austerità imposte dalla Troika sulla promessa della loro fine per ridare linfa alla spesa pubblica e risposte alla popolazione greca.

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Tra le proposte fatte energia elettrica gratuita per i più poveri, buoni pasto distribuiti nelle scuole, case per i senzatetto e queste hanno favorito la costruzione del consenso sul progetto politico che in breve tempo ha portato al risultato storico maturato in questi giorni e così come ha fatto notare anche l’Economist “La Grecia avrà un nuovo Primo Ministro e l’Europa il suo primo governo anti-austerità”.

In prospettiva, questo 25 gennaio 2015, potrebbe avere dignità e centralità nel calendario della storia e sicuramente lo avrà nella linea del tempo dell’Unione Europea - pendolo teso tra ricatti, regole, rigidità e numeri da un lato e unanimità decisionale e sacrosanta pari dignità tra i suoi membri dall’altro per l’incapacità di un reale salto politico e democratico - che dovrà fare i conti con nuovi scenari guardando anche alle prossime tornate elettorali continentali, come abbiamo già visto su Exportiamo.it.

Sul palco con lui a festeggiare il leader del Movimento spagnolo “Podemos”, il probabile prossimo incubo europeo, Pablo Iglesias che avrebbe un peso ancora più rilevante sull’Europa se riuscisse ad arrivare a ripetere l’exploit di Syriza in salsa spagnola.   

Tocca capire se di rischio si tratta e cosa rappresenta realmente Syriza e la sua vittoria per l’Europa, per i greci e un po’ anche per noi italiani.

Tsipras a risultati più o meno acquisiti così come la consapevolezza di non poter puntare ad un governo monocolore, ha festeggiato la vittoria elettorale con il suo popolo, mettendo bene in risalto come la storia greca cambia necessariamente grazie al sostegno e alla lungimiranza del suo popolo:

“Cittadini di Atene oggi il popolo greco ha fatto la storia.

Il popolo greco ci ha dato un mandato molto chiaro, la Grecia lascia l’austerità, lascia dietro di sé anni di oppressione, la Grecia va avanti con la speranza verso un’Europa che sta cambiando.                                                

Noi abbiamo fatto un passo avanti per incontrare tutti gli altri popoli dell’Europa. Da domani cominciamo un compito molto difficile.

Chiudere con il circolo vizioso dell’austerità, annullare il memorandum dell’austerità. Il popolo greco ha messo la troika nel passato, il popolo greco ci dà il mandato per un rinascimento nazionale. Creeremo un governo per tutti e tutte, daremo fiducia a ogni greco e a ogni greca, lotteremo tutti insieme per ricostruire la nostra patria con onestà e amicizia. Non ci sono vincitori e vinti, é finita la Grecia degli oligarchi. Se ha vinto qualcuno ha vinto la Grecia del lavoro, della conoscenza, della creatività, che chiede tempo e spazio per un futuro dignitoso. Voglio ringraziare di cuore tutti voi. Ma anche le migliaia di persone che sono venute da tutta Europa per dimostrare la solidarietà dell’Europa.

La nostra lotta é quella di ogni popolo che combatte contro l’austerità.

Il governo greco é pronto a collaborare per una vera nuova soluzione, per far uscire la Grecia dal circolo vizioso, per far ritornare la Grecia e l’Europa alla stabilità. Il nuovo governo non darà ragione a nessuna Cassandra, non accetteremo di inchinarci davanti a nessuna costrizione.”

 

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In conclusione ha voluto esplicitare ulteriormente gli intenti:

 

“Combatteremo per la democrazia a livello sociale e a livello amministrativo. Ci riprenderemo la speranza, il sorriso, la nostra dignità, vi voglio ringraziare di cuore a tutti voi che avete lottato con ottimismo, prendendo la speranza tra le mani. In questo momento storico in cui tutti ci guardano: vogliamo rassicurarvi sul fatto che lotteremo tutti insieme per far restare il sole della democrazia e della dignità sopra la Grecia, insieme ce la faremo. Oggi festeggiamo, questo popolo ha bisogno di festeggiare. Forza e lottiamo insieme.”

 

La prima mossa ritenuta la più opportuna e forse la meno scontata da Tsipras é stata proprio quella di imprimere un ritmo serrato alla sua azione annunciando nella mattinata successiva al verdetto popolare l’accordo raggiunto con il partito dei Greci IndipendentiANEL, piccolo partito conservatore, formato nel 2012 dopo una scissione di Nea Demokratia da Panos Kammenos, economista greco ed ex parlamentare di lungo corso che porterà i numeri necessari per poter avere la maggioranza assoluta con i 13 deputati che porta in dote.

 

Entrambi i partiti vogliono rinegoziare il piano di salvataggio imposto al paese da UE e FMI pur mantenendo in realtà grandi differenze politiche su altri temi fondamentali come l’immigrazione e la spesa pubblica.

 

Pragmaticamente Tsipras ha ritenuto opportuno in questa fase iniziale e di emergenza, puntare su un alleato sicuro e convinto sul tema della lotta all’austerità, breccia prioritaria da aprire nel sistema e probabilmente affiderà Difesa e Interni ad ANEL, anche per cercare di tenere a bada proprio l’esercito e la polizia, corpi con i quali non vi é mai stata troppa stima reciproca, fin dai tempi della militanza universitaria, passata anche per il G8 di Genova del 2001.

 

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In una fase successiva i consensi potrebbero poi essere trovati altrove, ad esempio tra i 16 deputati del movimento To PotamiIl Fiume, fondato nel 2014 dal giornalista televisivo Stauros Theod?rak?s e ritenuto troppo “morbido” - almeno in questa fase iniziale - contro le misure di austerità e ciò si sarebbe tradotto in una perdita di tempo eccessiva per definire una posizione comune già all’interno, scelta ritenuta poco strategica.

Fin da subito in Europa sono stati in molti pronti a salire sul carro vincitore, considerato prodotto e simbolo dell’esasperazione delle popolazioni europee di fronte alle politiche dal rigore eccessivo, a destra come a sinistra a nord come a sud. 

Gli effetti alla riapertura dei mercati invece non sono stati catastrofici e in realtà, solo la stessa Borsa di Atene ha fatto le spese della sua evoluzione politica, certo le idee di Syriza sul debito fanno discutere e da Bruxelles e Francoforte hanno fatto già sapere che gli impegni si mantengono e che le regole sono uguali per tutti, non si discute.

Non rimane che accontentarsi di un’unica verità alla luce degli ultimi avvenimenti che hanno attraversato il mondo in questo scorcio di 2015 “Ciò che deve accadere, accade”, é inesorabile.

La consapevolezza é che dalla vittoria greca di Syriza emergono non solo alternative cromatiche ma anche antropologiche al credo imperante portate avanti con cognizione di causa come dimostra la presenza nel team del futuro Ministro dell’Economia, Yanis Varoufakis, la mente economica di Syriza, colui che ha lanciato l’idea di un Comprehensive Agreement in grado di risolvere la situazione senza drammi anche perché come ci ha tenuto a precisare:

“Ho 54 anni e non ne posso più: sono cresciuto con la dittatura dei colonnelli e mi ritrovo sotto la tirannia delle banche e degli economisti sedicenti liberisti.” 

La sfida é solo all’inizio e non sarà facile, per nessuno e innanzitutto per l’Ingegnere civile al Politecnico di Atene diventato noto in Grecia quando candidandosi senza successo come sindaco di Atene nel 2006, arrivò a prendere l’11% a fronte del 5%, un successo personale che lo ha lanciato alla presidenza del suo movimento prima e alla successiva conquista della leadership.

“La fine della Grecia - lo spauracchio che per mesi soprattutto per gli stati dell’Europa meridionale é stato sventolato come il destino amaro all’orizzonte - da ieri sicuramente ha un sapore diverso mentre tra i popoli europei rinasce la speranza di una nuova centralità negli interessi e nelle azioni dei propri governi.

Ad ognuno il suo, naturalmente.

 

Fonte: elaborazioni a cura di Exportiamo, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it

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