Ne abbiamo parlato spesso, del food, dell’agroalimentare, dell’italian sounding…eppure vogliamo porre l’accento ancora una volta su questo settore, tanto apprezzato all’estero, ma ancora poco protetto in Patria.
Grazie a una congiuntura favorevole (dollaro più forte dell’euro) le esportazioni italiane volano negli USA, dove si sa é molto forte la domanda di cibo made in italy perché sinonimo di alta qualità, ma dove, allo stesso tempo, c’é una forte penetrazione di prodotti che si spacciano per Made in Italy. Ne sono un esempio: la Daniele mortadella così come il kit per preparare il parmigiano. Anche se questo fenomeno, purtroppo, non riguarda solo gli USA ma troviamo scempi del Made in Italy un po’ ovunque, anche alle porte di casa.
Aspetti positivi e negativi del settore alimentare italiano sono stati messi in evidenza, proprio qualche giorno fa, dal terzo rapporto agromafie, elaborato da Coldiretti, Eurispes e osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare. Il rapporto evidenzia come il settore sia cresciuto molto in rete. Le vendite online fanno balzare l’agroalimentare al secondo posto. Tuttavia tale canale si presta anche ad una spietata diffusione dell’italian sounding, causando danni notevoli all’economia. Si tratta di vendite fraudolente che spesso recano irregolarità nelle informazioni sui prodotti piuttosto che nelle etichettature. Gli alimenti più colpiti sono: prodotti tipici regionali (32%), prodotti Dop e Igp (16%), semilavorati (12%).
E come se non bastasse, altro elemento disturbante e messo molto bene in evidenza nel rapporto, é l’incidenza della criminalità in tutta la filiera dell’agroalimentare. È un “business” che purtroppo non ha conosciuto crisi, anzi é aumentato del 10% in un anno, raggiungendo i 15,4 miliardi di euro nel 2014. Sono almeno 5.000 i locali della ristorazione nelle mani della criminalità, sottolinea Eurispes.
La crisi non solo ha danneggiato l’economia che pian pianino sta cercando di riprendersi, ma ha favorito il proliferarsi di attività illecite, già presenti nel territorio italiano, che hanno saputo sfruttare i vuoti lasciati dalla crisi per conquistare fette di mercato in Italia e all’estero.
Occorre una volontà forte e dei provvedimenti seri per arginare tali fenomeni, proteggere il vero Made in Italy e permettere un export di qualità.
A questo proposito vale la pena menzionare dei progetti cofinanziati dall’Unione Europea volti alla tutela del Made in Italy e al rilancio dei principali marchi italiani. “Legends from Europe”, ad esempio, é un programma che ha concluso il primo triennio a febbraio 2014 con ottimi risultati. Incremento delle esportazioni del 40% (circa 166 milioni di euro) con annessa informazione e sensibilizzazione dei consumatori americani. Nei prossimi tre anni il programma continuerà investendo circa 2,5 milioni per portare sulle tavole americane il prosciutto di San Daniele, il prosciutto di Parma, il formaggio Grana Padano e il formaggio Montasio. Sono previste promozioni e degustazioni nei punti vendita, un sito internet dedicato alle 4 dop, programmi televisivi con famosi chef e tante altre iniziative attraverso una campagna diretta ed efficace: “authentically european, universally enjoyed”, ovvero prodotti europei autentici, universalmente apprezzati. L’obiettivo? Raggiungere entro la fine del 2015 un +10% nell’export verso il mercato a stelle e strisce. Noi crediamo che l’obiettivo non sia così irraggiungibile e che attraverso strumenti seri di sostegno, come questi, l’economia italiana possa davvero ripartire con la marcia giusta.
Potete trovare il Rapporto agromafie (anche le precedenti edizioni) cliccando sul seguente LINK.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Francesca D’Agostino, redazione@exportiamo.it