La sostenibilità nel nord Europa é un atto concreto, un credo e non una scelta di marketing.

Un esempio da prendere in considerazione? La Danimarca!

Negli ultimi anni Copenaghen ha scelto e deciso di accelerare sulle energie rinnovabili ponendosi come obiettivo un traguardo ambizioso: garantire l’indipendenza dagli idrocarburi entro il 2050, con un utilizzo di energie rinnovabili al 100% sia nella produzione elettrica che nell’industria dei trasporti, rendendo il Paese totalmente indipendente dai combustibili fossili.

Nel marzo 2011 é stato il governo di centrodestra allora in carica a varare il piano energetico nazionale “Strategia Energetica per il 2050” e la prima fase del piano - basato sulle raccomandazioni formulate dalla “Commissione indipendente sui Cambiamenti Climatici” istituita già nel 2008 – che copre il periodo fino al 2020, prevede l’attuazione di iniziative mirate ad abbattere del 33% il consumo dei combustibili fossili a fini energetici rispetto al 2009, scelto come anno di riferimento, ed al miglioramento dell’efficienza energetica, con l’obbiettivo di ridurre del 6% i consumi lordi rispetto ai livelli del 2006.

L’anno successivo tutte le forze parlamentari ad eccezione della conservatrice Alleanza Liberale, hanno stipulato il nuovo “Accordo sullґEnergia” promosso questa volta dal governo di centrosinistra, per accompagnare la transizione del sistema energetico nazionale verso l’auspicata indipendenza dai combustibili fossili nel 2050.

La strategia prevede quattro traguardi intermedi: oltre al già citato obiettivo da raggiungere entro il 2020, nel 2030 il carbone dovrà essere definitivamente eliminato dalle centrali elettriche danesi; nel 2035 il fabbisogno di energia elettrica e di riscaldamento dovrà essere totalmente soddisfatto con energie rinnovabili; nel 2050, infine, tutto l’approvvigionamento energetico - elettricità, riscaldamento, industria e trasporti – verrà assicurato da fonti rinnovabili

Ai più potrebbe sembrare un miracolo irrealizzabile ma in realtà é solo l’ultima sfida di un paese che da sempre ha fatto della sua sensibilità per l’ambiente e la sostenibilità non solo un credo ma anche la base da considerare nella programmazione economica nazionale.

E’ evidente come le nostre imprese hanno qualcosa da dire e da offrire soprattutto per quanto riguarda macchinari e componentistica, due voci di peso nella nostra bilancia commerciale che ci vede VII^ fornitore mondiale dopo le più prevedibili Germania, Svezia, Paesi Bassi, Cina, Regno Unito e Norvegia.

I dati relativi all’export Italia-Danimarca nei primi nove mesi del 2014 si avvicinano ai livelli del 2008, con un rialzo dell’8% sullo stesso periodo del 2013.

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Il mercato danese d’altronde rappresenta tradizionalmente un’area commerciale interessante per l’Italia. Nonostante le dimensioni limitate del Paese, grazie alla posizione strategica ed al ruolo storico nell’area, la Danimarca ha da sempre rappresentato un ponte per gli altri mercati nordici e del Baltico, potendo contare sulla forza dei settori della grande distribuzione e della logistica e su un alto livello dei consumi.

Il “brand” Italia é fortemente radicato, sia per i beni di consumo che per quelli strumentali e nel Paese vi é una forte sensibilità nei confronti del “vivere bene” in tutti i suoi aspetti (alimentare, moda ed arredo) essendo il reddito medio pro-capite tra i più alti dellґUnione Europea.

Il “Made in Italy” é quindi presente e radicato sui settori tradizionali ma qualcosa si muove in positivo, anche se si parla di energia eolica e solare e a confermarlo é l’Ambasciatore italiano in Danimarca, Stefano Queirolo Palmas che al Sole 24 Ore parla di un rapporto in crescita tra i due Paesi:

“Gli spazi per le imprese italiane in questo settore di punta dell’economia danese sono molto ampi, ed aumenteranno nei prossimi anni. Nella filiera energetica sono già in essere numerose joint ventures tra imprese danesi e imprese italiane, che possono vantare un ottimo know how in materia di risparmio energetico e utilizzo di nuove fonti, fino al trattamento rifiuti.

La sostenibilità é poi qui vista in maniera integrata, per cui non mancano gli spazi per edilizia a basso consumo, cemento e materiali da costruzione ecologici ed isolanti, district heating and cooling, domotica, applicazioni informatiche di servizio alla smart/soft mobility”.

La Danimarca offre condizioni per il business favorevoli e non é un caso che stabilmente il Paese rientra nella Top Five del Doing Business della Banca Mondiale così come in tutti i ranking internazionali sulla “facilità di fare affari”.

Esistono delle basi molto solide dietro la realtà danese come ad esempio un livello di corruzione ai minimi a livello mondiale, regole semplici per la registrazione delle imprese, contenziosi di breve durata oltre alla già citata importanza regionale e al poter offrire opportunità di partnership internazionali e personale qualificato proveniente da tutto il mondo.

Il governo ha infatti anche ideato degli incentivi fiscali per attrarre talenti esteri, facilitando così l’ingresso di ricercatori e professionisti nelle aziende danesi con aliquote scontate per i primi cinque anni di residenza.

Anche il presidente di Assorinnovabili, Agostino Re Rebaudengo conferma – sempre al Sole 24 Ore - come gli obiettivi di Copenhagen siano non solo un’opportunità da cogliere per le società italiane del settore anche per spingersi oltre nella ricerca e nell’innovazione, ma anche un banco di prova per il “Sistema Italia”:

“In genere le aziende italiane nel settore delle rinnovabili sono presenti più nelle componenti che nei prodotti finiti. Gli obiettivi danesi spingono la domanda e la ricerca sugli “smart meter”, i contatori intelligenti, e sistemi di gestione delle reti. Una delle caratteristiche fondamentali per poter sviluppare le cosiddette “smart grid”.

Sarebbe un’opportunità più grande se il nostro paese ci credesse e anticipasse degli obiettivi ambiziosi: se l’Italia credesse un po’ di più, stabilisse una road map intelligente, il caso della Danimarca sarebbe un ulteriore booster nel settore delle rinnovabili e dell’efficienza energetica”.

Volgendo lo sguardo verso nord, per il nostro paese e le nostre imprese c’é dunque tanto da ammirare e da imparare ma anche da “portare a casa”.

Fonte: elaborazioni a cura di Exportiamo, di Antonio Passarelli, redazione@exportiamo.it

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